L’altra Ligue 1

Cosa c'è di interessante in Francia oltre il Paris Sanit-Germain? Tantissime cose.

Venerdì 4 agosto, So Foot pubblica sul suo sito il “Manuale per la sopravvivenza calcistica della Ligue 1 2017/2018“. È un articolo diretto «a te che non sai niente di calcio», è scritto e organizzato come un’intervista, esplora con ironia l’intero atlante tecnico e progettuale del campionato francese che sta per iniziare. A un certo punto, verso la fine, ecco una doppia domanda particolare, contraddittoria. Numero uno: «Perché seguire la Ligue 1 quando sappiamo benissimo che alla fine vincerà il Psg?». Numero due: «Siamo all’inizio della Ligue 1 migliore di sempre?». Proprio attraverso questa parte del testo, So Foot contribuisce ad alimentare la suggestiva antinomia che caratterizza il campionato francese: un torneo praticamente scontato – in cui il Psg ha scavato un solco abbastanza ampio con l’unica contender credibile (il Monaco), e tra questi due club e gli altri diciotto c’è un abisso incolmabile – può davvero essere interessante?

Nel pezzo che fa da prefazione alla Guida alla Ligue 1 pubblicata a inizio agosto, France Football scrive: «Il campionato francese è sulla strada giusta per ottenere una notorietà a livello planetario, anche perché c’è molto altro oltre alla coppia Neymar-Mbappé». È proprio questo il punto: la sensazione è che il gap economico tra il Psg e il resto del lotto (i parigini sono sesti nella Deloitte Money League 2017, solo un’altra squadra francese, l’Olympique Lione, riesce a entrare nella top 30) abbia in qualche modo spinto gli altri club a inventarsi nuove strade, nuove identità, a individuare percorsi diversificati di crescita calcistica. La Ligue 1 sta conoscendo un’era di grande varietà progettuale, si sta concretizzando lo scenario più ottimista tra quelli ipotizzati da Bleacher Report nell’estate del 2012, un anno dopo l’avvio dell’era qatariota del Psg: «La nuova ricchezza del club della capitale ha una forza potenziale in grado di rovinare definitivamente il campionato francese. O di riaccenderlo. L’aumento degli introiti televisivi, collegato all’arrivo dei fuoriclasse acquistati da Al-Khelaifi, potrebbe aumentare il prestigio e la visibilità dell’intero torneo. Certo, le altre dirigenze potrebbero esagerare con gli investimenti per rimanere al passo del Psg, e questo è uno dei possibili rischi». In realtà, piuttosto che aumentare semplicemente l’esposizione finanziaria, l’altra Ligue 1 sta costruendo se stessa con piani tecnici e societari articolati, organici, ambiziosi. Interessanti, per dirla facile, utilizzando un solo termine.

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Player trading e nuove proprietà

Durante la stagione scorsa, Undici ha dedicato un articolo al modello virtuoso del Monaco, al progetto di Rybolovlev che ha portato alla conquista del titolo nazionale e della semifinale di Champions League. Le cifre, riferite al periodo estate 2014-inverno 2017, sono spaventose: 186 milioni spesi sul mercato a fronte di cessioni per 271 milioni. Dopo la stagione delle meraviglie, la campagna di trasferimenti estiva ha partorito l’ennesima, ricchissima rivoluzione: 177 milioni incassati per 102 reinvestiti, al netto dell’operazione Mbappé, che assicurerà – a giugno 2018 – altri 180 milioni di riscatto obbligatorio. Per compensare gli addii, nel Principato sono arrivati Keita Baldé, Kongolo, Tielemans, Jovetic, Diakhaby, Meité. Per il tecnico portoghese Jardim è iniziato l’ennesimo ciclo, l’obiettivo è la ricostruzione di una squadra competitiva sulle fondamenta del talento giovane.

Impossibile pensare che un esempio di questo tipo, estremamente fruttuoso sul campo e nei libri contabili, potesse rimanere senza uno o più tentativi di emulazione. Quello di maggiore impatto è senza dubbio del Lione, che ha deciso di utilizzare l’estate del 2017 per raccogliere i frutti economici della sua ultima generazione di campioni cresciuti nel vivaio. Le cessioni all’estero di Tolisso, Gonalons e Lacazette (più quella di Mammana) hanno permesso al club di Aulas di costruire una squadra dall’età media bassissima (23,8), eppure ricca di calciatori già riconoscibili sui palcoscenici internazionali, per qualità assoluta e potenziale. Il progetto si fonda su una filosofia di gioco offensiva, che esalta il talento individuale di uomini creativi come Depay e i nuovi acquisti Traoré e Mariano Díaz – gli ex di Chelsea e Real Madrid hanno già segnato 7 gol in due, in questo avvio. Il tecnico Genesio, però, ha ufficialmente affidato a un altro prodotto dell’academy, Nabil Fekir, la transizione verso un nuovo OL, il destino e la narrativa di questa stagione: «Questo sarà un anno estremamente importante per Nabil, anche lui ne è cosciente. Ha la possibilità di ritrovare un posto nella Nazionale francese, ha le qualità per riuscirci. È ambizioso, motivato, vuole tornare ai suoi livelli e dimenticare gli infortuni». La risposta del 24enne di origini algerine è abbastanza promettente: a fronte degli 810 minuti in campo (solo il portiere Lopes e il difensore Morel hanno giocato quanto lui), i gol segnati sono 5 e le occasioni create, tra assist vincenti e passaggi chiave, sono 25. In più, un’indimenticabile rete al Bordeaux da metà campo, alla terza giornata.

Il palleggio raffinato del Lione, lo splendido assist di Fekir, il perfetto inserimento di Díaz

Se Aulas e il suo Lione hanno dovuto giocoforza convertirsi al modello del sell-to-buy per poter coltivare ambizioni europee, le nuove proprietà straniere della Ligue 1 hanno varato fin da subito programmi basati su concetti similari. Come quelli del Marsiglia e del Nizza, che si trovano però in due momenti differenti: la società americana sbarcata in Provenza nell’ottobre del 2016, dopo aver rivoluzionato lo staff tecnico (Andoni Zubizarreta direttore sportivo e Rudi Garcia allenatore), si trova nella fase di costruzione della squadra: i 62 milioni investiti sul mercato hanno consegnato all’ex tecnico della Roma un organico di buona esperienza (età media di 27,1, quarta più alta dell’intera Ligue 1), composto da calciatori alla ricerca di riscatto o di una dimensione definitiva (Abdennour, Amavi, Thauvin, Germain, Ocampos).

Nizza-Marsiglia 2-4

Il Nizza, invece, non ha concretizzato l’exploit-Champions dello scorso campionato – netta eliminazione con il Napoli nel playoff di agosto – ma ha potuto ristrutturare la squadra di Favre grazie alla prima cessione importante, quella di Dalbert all’Inter. Intorno al playmaker Seri – il suo addio, rinviato questa estate, garantirà la seconda grossa plusvalenza alla proprietà cinese – l’ex tecnico del Borussia Mönchengladbach ha costruito una squadra proattiva, esteticamente gradevole, che cerca sempre di controllare il gioco (seconda in Ligue 1 per possesso palla e precisione nei passaggi, ovviamente dopo il Psg) e di attivare i nomi suggestivi del reparto offensivo. Tra questi, oltre al nuovo Balotelli, spicca Allan Saint-Maximin, ventenne con già 52 presenze in Ligue 1. L’ex di Saint-Etienne e Monaco, in un articolo pubblicato da So Foot all’indomani dello splendido gol realizzato al Vitesse in Europa League, viene definito «un calciatore che ha doti eccezionali, una velocità supersonica e un dribbling ronaldinhesque, ma che deve imparare a mettere la sua qualità al servizio del collettivo». Dalla razionalizzazione del suo talento e da una crescita condivisa con i compagni dipendono le aspirazioni europee di un Nizza ancora altalenante, soprattutto dal punto di vista della gestione psicologica delle partite. Il 2-4 subito all’Allianz Riviera contro il Marsiglia nell’ultimo turno ha messo a nudo i difetti caratteriali dei ragazzi di Favre, in vantaggio di due gol dopo pochi minuti e poi rimontati dall’OM. Il cambio di inerzia del match, sublimato nella doppietta di Ocampos e nella rete di Luiz Gustavo (il momentaneo 2-2 nasce da una deviazione sfortunata di Lees-Melou) ha mostrato la diversa consistenza delle due squadre, a fine partita Garcia ha sottolineato «la grande forza mentale e il carattere» dei suoi calciatori. Sono i concetti attorno i quali il Marsiglia ha cercato di ricostruire se stesso, per ora valgono un terzo posto in coabitazione con il Nantes di Claudio Ranieri.

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Allenatori-brand

Poche cose al mondo hanno un impatto più potente di una narrativa di un certo tipo, sembrano averlo capito le aziende che scelgono lo storytelling per presentare sé stesse. Due club di Ligue 1 hanno seguito un esempio simile, si sono però basati su personaggi e concetti e significati che non potrebbero essere più differenti, più lontani. La partita tra Lille e Nantes si è giocata alla prima giornata allo stadio Pierre Mauroy, hanno vinto i padroni di casa per 3-0, ma non è questo il punto. O meglio, questa è solo una parte laterale del racconto: poche ore prima del fischio d’inizio, L’Equipe ha dedicato due pagine ai nuovi allenatori di Dogues e CanarisMarcelo Bielsa e Claudio Ranieri. Un confronto con infinite chiavi di lettura e contrapposizione, a cominciare dalle preferenze tattiche («un dogmatico contro un pragmatico») fino agli aspetti della comunicazione e della gestione del gruppo («Ranieri è un tecnico disponibile con i media, consenziente e affabile con i suoi calciatori; Bielsa, invece, è intransigente nei rapporti interni e ha un atteggiamento infastidito con i giornalisti»).

Oggi, a quasi due mesi di distanza dallo scontro diretto, il progetto del Nantes sembra quello più solido: Ranieri ha costruito una squadra che rispetta i topos della sua carriera, non può essere casuale che France Football abbia scritto dei gialloverdi bretoni definendoli «una macchina difensiva, una squadra compatta, organizzata, che lascia il possesso agli avversari e cerca di colpirli in transizione». La filosofia conservativa di Ranieri vale ad oggi il terzo posto in classifica con 6 gol realizzati e 5 subiti (miglior difesa e quinto peggior attacco) nonostante la percentuale di possesso palla medio (44%) più bassa del torneo; la sconfitta di Lille è stata l’unico passo falso di un avvio convincente, forse anche insperato, dato il valore relativamente basso dell’organico del Nantes (49 milioni, nono più costoso della lega secondo le valutazioni Tranfermarkt).

Strasburgo-Nantes 1-2, l’unica partita stagionale in cui la squadra di Ranieri ha segnato più di un gol

Diversa la situazione del Lille e di Marcelo Bielsa: il tecnico argentino, dopo l’inizio da sogno contro il Nantes, si è scontrato con difficoltà di natura tecnica e tattica, tanto da far scrivere a So Foot, dopo lo 0-4 contro il Monaco, che «il credito accumulato durante l’esperienza a Marsiglia potrebbe essere terminato». La nuova revolución bielsista non ha ancora attecchito, nonostante il grande entusiasmo dell’ambiente e i cambiamenti richiesti alla proprietà fin dal primo giorno – come ad esempio i nuovi bungalow per ospitare i calciatori nel centro di allenamento del club. Il mercato è stato affascinante, ma i risultati sul campo sono stati finora scadenti: i nuovi acquisti Thiago Maia e Araújo non hanno ancora inciso, l’unico calciatore con 2 gol realizzati, Nicolas de Préville, è stato ceduto al Bordeaux durante l’ultimo giorno di mercato. Ci si è messa anche la sorte: il match contro l’Amiens è stato funestato dal crollo di una balaustra dopo il vantaggio realizzato da Ballo Touré, la prima rete dopo un mese – tre partite – di assoluta astinenza.

In attesa di capire come finirà questa vicenda, i tifosi del Lille e gli appassionati di calcio sperano di poter ammirare di nuovo le suggestive geometrie calcistiche del tecnico di Rosario. Che alla vigilia di questa stagione, tanto per misurare la temperatura mediatica del suo ritorno in Francia, veniva definito dalla Bbc come «il tecnico più influente del mondo». È il discorso del racconto e del suo impatto, è la forza di un personaggio ambiguo, controverso, eppure sempre in grado di fagocitare l’attenzione di giornalisti e opinionisti, di fare in modo che le valutazioni vadano al di là di tutto, persino dei risultati. Lo ha spiegato Guardiola («Spesso siamo giudicati in base a quello che vinciamo, ma si finisce per trascurare l’influenza sulla storia del gioco: da questo punto di vista, Bielsa non conosce rivali»), lo ha scritto L’Equipe parlando del Loco e di Ranieri («Le loro bacheche sono quasi vuote, eppure hanno una narrazione di grande livello»). Ovvero gli allenatori-brand della nuova Ligue 1, i garanti di due progetti molto suggestivi.

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La vecchia nobiltà

Nell’ultimo week-end, il terrificante 6-2 con cui il Psg ha stritolato il Bordeaux ha ribadito che questa Ligue 1 ha un plot immodificabile, una gerarchia inattaccabile. Eppure, prima del match del Parco dei Principi, qualcuno sosteneva che la squadra di Jocelyn Gourvennec possedesse qualche chance per mettere in difficoltà i fenomeni di Emery. Nel giorno della partita, L’Equipe ha titolato scrivendo “Tagliati per lo shock”, riferendosi a un possibile, sorprendente successo dei girondini; proprio Emery, in conferenza stampa, ha definito il Bordeaux come «una squadra di grande personalità, che ama giocare a calcio e conosce tante soluzioni per colpire i suoi avversari»; So Foot ha addirittura pubblicato un articolo in cui elencava i motivi per cui Malcom, fantasista di Gourvennec, è migliore di Neymar.

Il gioco narrativo di valutazioni e provocazioni intorno al Bordeaux è fondato però su una qualità reale, verificata: la squadra è stata costruita in maniera intelligente al mercato ed è reduce da un ottimo avvio di stagione, se si esclude la brutta eliminazione con gli ungheresi del Videoton nei preliminari estivi di Europa League. Gourvennec, secondo L’Equipe, «può essere considerato il miglior rappresentante della nuova generazione di tecnici francesi, ha grandi capacità comunicative e di lavoro sul campo»;  l’ex allenatore del Guingamp ha assemblato un collettivo dal gioco piacevole, riconoscibile, basato sulla qualità degli uomini offensivi, soprattutto in fase di transizione. Tra questi, quello dall’impatto tecnico ed estetico più forte è proprio il ventenne brasiliano Malcom, uno che per l’attuale ct della Seleção Tite è «un giovane diamante». Malcom è un laterale offensivo, mancino e di grande qualitò, che gioca e rende meglio a destra come esterno invertito del 4-3-3 classico del Bordeaux. Dal suo impressionante contributo in fase creativa (4 gol e 4 assist in totale, con una media di 5,8 occasioni costruite e 3 dribbling riusciti per match) e da uno stile di gioco che privilegia i calciatori di talento (al tridente giovane dello scorso anno, Malcom-Kamano-Laborde, è stato aggiunto Nicolas de Préville), i girondini cercano di ripartire con un nuovo progetto. Per far rivivere, almeno in parte, un blasone storico impolverato dal tempo e dal gap con le squadre più forti – il trofeo più recente è la Coppa di Francia del 2013, allo stesso anno risale l’ultima campagna europea andata oltre la prima fase.

Come gioca Malcom

È datato 2013 anche l’ultimo successo del Saint-Etienne (la Coppa di Lega), che in realtà sarebbe il club più vincente nella storia della Ligue 1 – 10 titoli conquistati, record che resiste dal 1981, l’anno dell’ultimo trionfo. Anche nella città della Loira il nuovo corso si fonda sul primato del gioco e sulle idee di un tecnico dal profilo suggestivo, lo spagnolo Óscar García Junyent. L’ex allenatore del Salisburgo, che ha sostituito Christophe Galtier dopo otto stagioni alla guida dei Verts, ha molte anime: quella del giramondo (ha allenato anche in Israele ed Inghilterra), del giornalista (è un ex collaboratore di Mundo Deportivo e di Barça Tv), del discepolo di Cruijff (di cui è stato vice al tempo della Selecció della Catalunya). Il suo è un calcio composito, costruito intorno alle esperienze vissute lungo un’intera carriera, basato sulla ricerca continua di nuove soluzioni e su un’attenzione quasi ossessiva per il lavoro, per l’estetica, per gli automatismi. Una volta ha dichiarato: «Spesso mi capita di dormire meglio quando si perde, perché abbiamo giocato abbastanza bene. Se vinciamo giocando male, non sono soddisfatto».

La costruzione della rosa al mercato è stata fondata sugli acquisti dall’Italia (sono arrivati Dioussé dall’Empoli e Gabriel Silva dall’Udinese) e sul lancio definitivo di Ronaël Pierre-Gabriel, prodotto dell’academy che ha esordito a settembre nell’Under 21 transalpina e ha sostituito Malcuit, passato al Lille. Lo score di 14 punti in 8 partite colloca il Saint-Etienne a ridosso del gruppo di testa, vicinissimo alla zona Europa League: la candidatura dei Verts a protagonisti del campionato dei “normali” poggia su basi solide, realistiche, e permetterebbe alla Francia di riportare al centro della narrazione calcistica una piazza storica, celebre e celebrata per il calore del suo pubblico. 

 

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