Cosa c’entra Jorge Mendes con il Wolverhampton

Prima l’aiuto fornito a Fosun nell’acquisto del club, poi le ingerenze nel mercato: il ruolo del superagente nel club attualmente primo in Championship.

La Gestifute è un’agenzia portoghese che si occupa degli interessi di allenatori e calciatori fondata nel 1996 da Jorge Mendes. Tra i suoi assistiti ci sono Cristiano Ronaldo e José Mourinho, ma anche Di María, Thiago Silva, James Rodríguez, Falcao e Diego Costa. Scorrendo su Transfermarkt l’elenco completo degli sportivi in attività seguiti dalla Gestifute, ben sei risultano tesserati per la stessa squadra, un record: è il Wolverhampton Wanderers, compagine di Championship, la seconda serie inglese. I calciatori in questione sono Hélder Costa, Diogo Jota, Ivan Cavaleiro, Roderick Miranda e Rúben Neves, centrocampista classe ’97 considerato uno dei più promettenti talenti della sua generazione, prelevato a luglio dal Porto per circa 16 milioni di sterline; insieme a lui, qualche mese prima, era stato ingaggiato anche l’allenatore Nuno Espírito Santo. Sono tutti portoghesi e connazionali di Mendes, una sorta di deus ex machina che ne ha curato personalmente i trasferimenti.

Per capire come alcuni elementi di spessore del calcio europeo – Neves, per esempio, è nel giro della Nazionale – siano finiti al Molineux, bisogna tornare all’estate del 2016. Il Wolverhampton, reduce da un 14° posto in campionato, viene acquistato per 45 milioni di sterline dal conglomerato cinese Fosun, guidato dal miliardario Guo Guanchang, già detentore del 20% delle quote della Gestifute per mezzo della controllata Foyo. Nonostante le recenti scarse prestazioni e un’assenza dalla Premier League che dura dal 2012, Mendes suggerisce a Guanchang le potenzialità dell’affare. Il passo seguente è presentare l’offerta ufficiale: ci pensa Peter Kenyon, ex amministratore delegato di Chelsea e Manchester United, nonché socio fidato e amico dello stesso Mendes. Al precedente proprietario Steve Morgan spiega i benefici che la cessione delle quote comporterebbe per tutte le parti in causa: in primis a Morgan, che rilevò il club nel 2007 alla cifra simbolica di 10 sterline, poi al Wolverhampton, pronto ad usufruire di 30 milioni entro due anni per rinforzare la rosa; e infine a Fosun, prossimo a sfruttare a suo vantaggio la riconoscibilità del marchio Wolves, il largo seguito di tifosi e la storia gloriosa della società. «Il calcio sta sviluppando un’enorme crescita in Cina – annuncia all’indomani del passaggio di proprietà il neo presidente Jeff Shi, responsabile della negoziazione per conto di Fosun – ed è lo sport nazionale in Inghilterra. Acquistare un grande club è perfettamente in linea con la nostra strategia».

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Il riferimento, nemmeno troppo velato, è alla parternship instaurata nel gennaio 2016 a Shanghai tra Foyo e Gestifute. Durante l’evento viene formalizzata l’intesa raggiunta un paio di mesi prima che mira a stabilire una joint venture per favorire l’espansione sportiva e commerciale del calcio in Cina tramite le conoscenze e l’esperienza accumulate dai due partner. L’acquisto del Wolverhampton si pone esattamente in questa direzione: da una parte, permette a Mendes di allargare la sua sfera d’influenza, entrare nel mercato cinese e condurre lucrosi trasferimenti tra Europa e Asia. Dall’altra, invece, consente a Fosun di avvalersi dei contatti della Gestifute per avvicinarsi al calcio europeo e investire in quello inglese, sfruttando il minor prezzo d’acquisto dei club di Championship per puntare alla Premier League e generare grandi guadagni. Lo scorso anno, per esempio, arrivare in massima serie garantiva una cifra compresa tra 110 e 170 milioni di sterline, a seconda che le neopromosse fossero o meno beneficiarie del paracadute finanziario riservato ai club retrocessi in Championship. La somma, inoltre, aumentava fino a 290 milioni in caso di salvezza conquistata l’anno seguente. E poi ci sono i diritti tv, dalla cui vendita la Premier League si è assicurata 5,1 miliardi di sterline per il triennio 2016-19, che nello scorso campionato hanno permesso al Sunderland, seppur ultimo, di incassare 93 milioni. La possibilità di ottenere un cospicuo business attraverso una squadra di calcio è rintracciabile, in maniera implicita, nelle intenzioni della proprietà cinese: «Il nostro obiettivo è chiaro – dichiara senza troppi giri di parole Shi –, faremo del nostro meglio per aiutare il Wolverhampton a tornare in Premier League il prima possibile e rimanerci. È la nostra prima e più importante priorità».

Nel frattempo Mendes, vero regista della trattativa, viene nominato da Fosun consulente del mercato, ruolo che in realtà serve solo a camuffare la presenza tutt’altro che secondaria dell’agente. Nelle settimane successive al passaggio di quote vengono messi sotto contratto 12 nuovi calciatori – che salgono a 24 considerando l’intero biennio di presidenza cinese – la maggioranza dei quali scelti direttamente da Mendes e provenienti da squadre portoghesi: tra loro spiccano Hélder Costa, prima in prestito dal Benfica e poi riscattato a gennaio per 13,5 milioni di sterline, e Ivan Cavaleiro, ex Monaco costato 7,2 milioni. La rivoluzione del mercato attuata da Fosun porta ad un esborso complessivo da 50 milioni e alla rapida dipartita di tre manager: il primo è Kenny Jackett, licenziato dopo una settimana da Shi, poi tocca al successore Walter Zenga, rimasto sulla panchina per soli 87 giorni. La terza vittima è Paul Lambert, che giudica troppo invasiva la presenza di Mendes e a maggio rescinde il contratto. Prima di lui, ad agosto 2016, ad andarsene per ragioni simili era stato l’amministratore delegato Jez Moxey dopo aver prestato servizio alla società per 16 anni.

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In panchina viene ingaggiato uno dei fedelissimi del procuratore, l’ex portiere Nuno Espírito Santo, suo assistito fin dagli anni Novanta, quando passò dal Vitória Guimarães al Deportivo La Coruña proprio grazie alla mediazione di Mendes. Dopo il ritiro dal calcio giocato e l’inizio della carriera da allenatore, le cose non sono cambiate: Espírito Santo ha continuato a seguire Mendes praticamente ovunque, prima al Rio Ave, poi al Valencia, al Porto e infine al Wolverhampton. I due si conoscono da oltre vent’anni e la loro continua coesistenza nelle medesime società comincia a gettare le prime ombre sull’operato di Mendes. A seguito del rifiuto di altre «buone offerte» poiché impressionato dalle strutture del Wolverhampton e dalla sfida di allenare in Inghilterra, Espírito Santo risponde alle domande dei reporter locali che gli chiedono informazioni sul rapporto con l’amico-procuratore: «Sono un cliente del miglior agente del mondo. Io faccio il mio lavoro, lui fa il suo». Poche e lapidarie parole, come a voler accantonare la questione e troncare sul nascere le polemiche. A difesa di Mendes si schiera anche il board dei Wolves attraverso un comunicato in cui il direttore generale Laurie Dalrymple nega la sua ingerenza sul mercato («Non può, non sarebbe in linea con le regole») senza tuttavia fare mistero del legame con la proprietà: «Sì, è un amico e non ci sono mai stati segreti in merito».

I dubbi e i sospetti sull’intreccio Gestifute-Fosun non si placano, rendendo necessario l’intervento della FA per un presunto conflitto di interessi tra consulente e società. La federazione esamina le pratiche dell’acquisizione e chiarisce che la relazione tra i due attori è così marginale da non poter rappresentare una violazione del regolamento. Ma oltre alla nomina di Espírito Santo, c’è un altro trasferimento che lascia perplessi. Riguarda Roderick Miranda, 26enne difensore portoghese prelevato dal Rio Ave, una sorta di filiale della Gestifute tanto da meritarsi l’appellativo di Mendes FC per la semplicità con cui il procuratore parcheggia i suoi assistiti in attesa di trovare loro una nuova sistemazione.

L’acquisto di Miranda ha tutti i tratti per essere etichettato “un affare alla Mendes”: la nazionalità del giocatore condivisa con quella dell’agente, la sua provenienza e soprattutto il background calcistico. Miranda è cresciuto al Benfica, altro club sul quale il super agente ha da tempo allungato le mani grazie al benestare del presidente Luís Filipe Vieira, che da anni gli ha affidato l’incarico di gestire le operazioni del club in entrata e in uscita per ottimizzare le spese e massimizzare i profitti. La cessione di Ederson al Manchester City è esemplare: dei 34.8 milioni di sterline pagati per portarlo all’Etihad, 17.4 milioni sono andati al Benfica, 7 alla Gestifute (detentrice del 20% dei diritti d’immagine del giocatore) e i rimanenti 10.4 al Rio Ave, precedente proprietario del cartellino. La rete di club collegati a Mendes è tuttavia ancor più ampia e complessa. Il cuore pulsante degli affari si trova in Portogallo, terreno privilegiato per una pregressa conoscenze delle dinamiche di mercato e per la pratica tollerata delle Third Party Ownership (TPO). Prevede che una società terza estranea al calcio – un fondo d’investimento, una banca o un investitore privato – possieda una quota dei diritti economici di un calciatore, del quale riscuote quel diritto di proprietà durante un futuro trasferimento. La pratica è stata vietata dalla Fifa nel maggio 2015, e prima ancora dalla FA in Inghilterra nel 2008, mentre la Uefa e la FIFPro (la federazione internazionale dei calciatori professionisti) hanno inviato alla Commissione Europea un reclamo in merito alla legalità della TPO.

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Stando a un documento citato in un articolo del Guardian, Mendes ha condotto il 68% dei trasferimenti di Porto, Benfica e Sporting Lisbona tra il 2001 e il 2010. La sua influenza ha attecchito anche in Spagna, al Deportivo La Coruña, in virtù della stima reciproca con il precedente presidente Augusto César Lendoiro, e al Valencia dell’attuale proprietario Peter Lim, imprenditore singaporiano e amico dello stesso Mendes, da lui presentato alla vecchia proprietà in preda a gravi difficoltà finanziarie. Le ultime realtà entrate nell’orbita dell’agente sono il Monaco, del quale ha curato i principali trasferimenti degli ultimi anni in entrata e in uscita, e la Dinamo Mosca, che nell’aprile 2016 ha firmato un memorandum di cooperazione con la Gestifute per avvalersi dei servizi di consulenza e rispettare le norme del fair play finanziario, la cui trasgressione era costata l’esclusione dall’Europa League 2015/16.

All’interno di questo circolo, a cui è possibile aggiungere Atlético Madrid e Besiktas – acquirenti di Falcao nel 2011 e Pepe nel 2017, entrambi seguiti dalla Gestifute – si colloca anche il Wolverhampton, il più recente tassello incastrato in quel sistema di club sparsi che si rivolgono a Mendes per ottenere consigli e aiuti. Il fine è sempre lo stesso: creare una sostenibilità economica che permetta sia di speculare sulle future cessioni, sia di arrivare a calciatori migliori di quelli che altrimenti una società potrebbe permettersi. È un modello che, almeno per il momento, al Wolverhampton sta funzionando, e non solo per quanto riguarda le prestazioni sul campo. La squadra è prima in Championship, arriva da 8 risultati utili consecutivi (7 vittorie e un pareggio), non perde da quasi due mesi e sta confermando le previsioni della vigilia, quando veniva indicata come una delle candidate alla promozione diretta.

Fuori dal rettangolo di gioco, Fosun sta proseguendo l’attività di ampliamento delle strutture di allenamento avviata da Steve Morgan, tant’è che i servizi forniti dall’Academy sono ormai annoverati tra i migliori del Paese; la nuova proprietà ha inoltre espresso la volontà di continuare ad investire nel settore giovanile e di ampliare la capienza del Molineux – dagli attuali 31mila posti a 40mila – in caso di approdo in Premier League. La media spettatori attuale si assesta intorno alle 27mila presenze, quarto miglior dato dietro a Leeds, Aston Villa e Sunderland, con un aumento del 22% rispetto alla scorsa stagione. Anche i conti societari si sono assestati su buoni livelli: in un torneo dove nel 2015 i debiti complessivi superavano il miliardo, i Wolves sono una realtà in salute. L’ultimo report datato febbraio 2017 rivela un utile al lordo delle imposte di 5,8 milioni di sterline per l’annata 2015-16 , mentre il fatturato ha raggiunto i 27,25 milioni.

Fosun ha intrapreso un ambizioso progetto a lungo termine, fissando come punto di partenza il ritorno in Premier League. La figura ingombrante di Mendes, le ingenti spese per rinforzare la rosa e gli investimenti nell’Academy sono aspetti tra loro diversi ma funzionali al raggiungimento dell’obiettivo. In questa spirale di promesse e proclami della dirigenza ci sono anche i tifosi, combattuti tra l’eccitazione per i buoni risultati e il timore di perdere i pezzi più pregiati a causa della capacità di Mendes di manipolare il mercato a suo piacimento. Finora il modus operandi dell’agente ha giovato sia a lui che al Wolverhampton, l’ennesimo cliente di una lista in continuo aggiornamento cui proporre soluzioni sempre più allettanti e vantaggiose. Difficile stabilire a priori se per reale interesse o esclusivamente per tornaconto personale. In fondo è tutta una questione di ruoli e punti di vista differenti.