La maniacalità con cui Guardiola sceglie gli interpreti delle proprie squadre è cosa nota. Da anni, per i migliori team del mondo, la ricerca di un portiere che sappia gestire la fase offensiva e il gioco con i piedi è diventata priorità. In questo senso la scelta di Bravo prima ed Ederson poi sono state propedeutiche allo sviluppo di un’identità di gioco che partisse dai primissimi momenti. L’arrivo del brasiliano, che per Guardiola è non solo una fonte di sicurezza in fatto di parate, ha mostrato ancora una volta come sia mutato lo spettro di competenze richieste oggi agli estremi difensori.
In questo senso, dopo il pareggio di 1-1 di domenica a Turf Moor contro il Burnley, Sean Dyche ha detto che giocare con Ederson tra i pali «è come avere Ronald Koeman in porta. Gli arriva il pallone e lo gira a un compagno, questo aggiunge una variabile importante al loro piano di gioco. È un’arma enorme nel tipo di gioco che praticano». Come scrivevamo in un pezzo su Undici: «Piedi e mani senza distinzione di ruolo. La prontezza di riflessi è simile a molti portieri di questi tempi, vere proprie molle tra i pali. Ma quello che stupisce è la dimestichezza con la lettura preventiva dell’azione e il tempismo perfetto nell’uscita sia bassa che alta».
Raccolta: Ederson con i piedi
In una recente intervista rilasciata in esclusiva a FourFourTwo, lo stesso Ederson ha dichiarato che ai tempi delle giovanili del Benfica veniva regolarmente chiamato per giocare a centrocampo:«Succedeva spesso che se mancava qualche compagno venivo schierato al centro. Non ho mai avuto paura. Se è necessario lo faccio senza problemi. Di certo non sarebbe facile, specialmente in Premier League, ma se dovesse esserci occasione accetterei la sfida senza problemi». Ederson ha spiegato anche che gli piacerebbe molto calciare le punizioni:«Sono sempre a mio agio quando ho il pallone tra i piedi durante i match. Credo sia un talento naturale. Anche quando giocavo nell’academy del San Paolo cercavo di farmi notare. Ho segnato un sacco di calci di punizione. Ho lavorato a lungo per migliorare le mie abilità».