La battaglia tra Guardiola e la Federcalcio inglese

Ancora per via delle posizioni del tecnico vicine all'indipendentismo catalano, e di un nastro giallo indossato durante i match.

Che Pep Guardiola percepisca con un certo interesse i fatti legati alla Catalogna negli ultimi mesi è cosa nota, e già nel recente passato sono emerse questioni in merito. La serie di indiscrezioni più recenti invece ha avuto inizio poco più di una settimana fa, con la prima delle due perquisizioni al jet privato di Guardiola ad opera della polizia catalana. La prima testata ad aver raccontato il fatto è stato il quotidiano La Vanguardia, che fin da subito ha ricondotto la perquisizione ad un sospetto ben preciso della Guardia Civil: ossia che con sé Guardiola non avesse soltanto la famiglia, bensì anche l’ex presidente catalano Carles Puigdemont – che oggi, a seguito del referendum scissionista dello scorso ottobre, è soggetto ad un mandato di cattura limitato al territorio spagnolo.

Nei fatti le perquisizioni non hanno confermato il sospetto, né hanno naturalmente scalfito il patriottismo di Pep. Che infatti ha continuato a decorare con il consueto nastro giallo la giacca indossata durante le partite del suo City. In Catalogna si usa appunto per esprimere solidarietà nei confronti dei leader indipendentisti incarcerati nei giorni immediatamente successivi ai disordini dovuti al referendum sulla scissione, cui Guardiola è notoriamente favorevole. Lo scorso venerdì è arrivata sulla sua scrivania una avvertenza da parte della FA, che lo ha accusato di aver trasgredito il regolamento legato all’abbigliamento sul campo, ma Pep la ha di fatto ignorata. Tanto che due giorni dopo, in occasione della finale di League Cup giocata contro l’Arsenal, si è nuovamente presentato con il nastro giallo ben visibile sulla giacca. Stando a quanto riportato dal Guardian la Federazione non ha intenzione di chiudere un occhio, e anzi, la sua posizione vacillerà sempre con maggiore insistenza: più Pep si ostinerà ad indossare il nastro, più le sanzioni saranno severe.

Durante la conferenza stampa a margine della partita contro l’Arsenal (in cui il suo City ha vinto per 3-0) Guardiola ha commentato con queste parole la situazione: «Prima ancora che un manager sono un essere umano, e penso che l’Inghilterra sappia bene a cosa mi riferisco. Voi avete fatto la Brexit: avete permesso che le persone esprimessero la loro opinione. Avete consentito alla Scozia di fare un referendum per capire che cosa volessero fare, se rimanere (dentro l’Unione Europea, ndr) o se uscirne. È quello che stanno chiedendo in Catalogna, e per questo sono in custodia cautelare». Guardiola si riferisce nello specifico all’ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras, in cella con l’ex ministro dell’Interno regionale Joaquim Forn e altri due leader politici, Jordi Cuixart e Jordi Sanchez.

La conferenza stampa di Pep, con tanto di nastro giallo in bella vista anche sul maglione

Puigdemont si trova invece a Bruxelles assieme ad altri cinque ex membri del governo catalano. Guardiola ha ricordato che «se tornano (in Spagna, ndr) andranno in prigione», aggiungendo che a suo modo di vedere la faccenda «non riguarda i politici in senso stretto, ma il concetto di democrazia». Dopodiché ha ringraziato le migliaia di supporters dei Citizens che a Wembley hanno indossato nastri gialli in segno di solidarietà nei confronti del loro manager. In ogni caso, a prescindere dalle intenzioni future, entro il cinque marzo Guardiola dovrà rispondere della sua infrazione alla FA. È altamente probabile che le sue motivazioni saranno le stesse avanzate a dicembre («Faccio questo perché due persone che difendono il diritto di voto, cosa che chi è al potere non apprezza, sono in prigione. E non è giusto», disse), e il fatto che sin qui non abbia mostrato alcun segno di cedimento suggerisce che i contrasti con le istituzioni inglesi sono tutt’altro che destinati ad assopirsi. E a proposito di contrasti è utile recuperare la puntuale presa di posizione di Mourinho, risalente ai primi giorni dello scorso dicembre. «Conosco Pep, so cosa prova nei confronti del suo Paese. Se le regole gli consentono di farlo, beh, è un cittadino libero. Ma non sono così sicuro che sia permesso veicolare messaggi politici sul campo», disse lo Special One. Inutile sottolineare come l’accento sia ricaduto sarcasticamente sul fatto che il rivale di sempre stesse infrangendo il regolamento della Federazione.