Intrigo Bailey

Lo sviluppo della carriera di Leon Bailey passa soprattutto dalla scelta di una Nazionale. Ce ne sono 4 in lizza ma lui e suo padre prendono tempo.

Leon Bailey non ha ancora vent’anni ma ha già trovato una dimensione importante all’interno del calcio internazionale. Quando il tuo nome comincia a circolare insistentemente e sei conteso dai maggiori club europei; quando ci sono almeno 4 Nazionali pronte a investire su di te, allora è il momento di cominciare a pensare a cosa vuoi fare da grande. Ma andiamo per gradi. Bailey è passato nel gennaio scorso dal Genk, dove aveva fatto bene in Europa League con 4 reti in 6 presenze, al Bayer Leverkusen per una cifra vicina ai 15 milioni di euro. Le prestazioni del ragazzo di Kingston, intanto, ne hanno già triplicato il valore. L’annata del Leverkusen è stata positiva: battuto in semifinale di DFB Pokal dal Bayern stratosferico di Müller e Lewandowski ma ancora in corsa per un posto in Champions nella prossima stagione.

In una squadra hipster e democratica come il Bayer dello strambo Heiko Herrlich Bailey ha il compito di partire dalla sinistra e cercare di associarsi con il centrale dal suo lato, solitamente Aránguiz, e l’esterno sinistro offensivo del 3-4-3 iper-offensivo progettato dal tecnico. Il Leverkusen è pensato per essere una squadra rapida e veloce, evidentemente molto offensiva (secondo miglior attacco del campionato dietro al Bayern) e che fa della fase offensiva anche la prima arma difensiva. In questo contesto, un giocatore ambidestro e rapido come Bailey si esalta. Quest’anno ha messo già insieme 9 gol e 6 assist (solo Volland ha segnato di più). Ma Bailey non è solo bravo a finalizzare, ha una ottima visione di gioco per un calciatore che apparentemente costruisce tutto il suo talento sulla rapidità feroce.

Una breve analisi sulle caratteristiche del ragazzo

Il personaggio brand / leonbailey_9

Ci sono già i primi paragoni e in particolare in Bundesliga viene associato a un altro esterno centometrista come Arjen Robben. Pur se con caratteristiche fisiche diverse, Bailey e Robben sono messi sullo stesso piano per quella forza nell’utilizzo della velocità e la capacità di rientrare sul piede forte per calciare in porta in maniera precisa. In una delle gare di questa stagione il giamaicano ha raggiunto la velocità di punta di circa 34 km/h, battendo il massimo ottenuto dall’olandese con 32 circa – 29 sprint in media a gara il primo, 24 il secondo. Da una rapida occhiata ai dati, l’ex Genk fa meglio di Robben in molti dei fondamentali presi in considerazione: se solo in fatto di precisione di tiro e passaggi completati il calciatore del Bayern lo supera, in tutto il resto (tra cui passaggi chiave, occasioni create e dribbling riusciti) il 9 rossonero mostra risultati superiori. Tra le altre cose, Bailey sta cominciando a costruirsi un personaggio, un marchio riconosciuto all’interno del mercato calcistico in cui i calciatori devono sempre più curare il proprio brand. La faccia da bravo ragazzo, il sorriso sempre acceso, la faccia sorniona per cui il papà lo aveva soprannominato Chippy – riprendendo il personaggio principale di Alvin Superstar –, ma anche l’investitura di Bolt stanno portando a un livello più alto il chiacchiericcio dietro al nome di Leon. Se ci aggiungiamo il facile gioco che si può costruire sulla sua velocità tutta caraibica, allora il brand Bailey non ha che da essere sponsorizzato come si deve.

Intrigo internazionale

Se Leverkusen è stata la scelta giusta per ritagliarsi il giusto minutaggio e uno spazio non troppo opprimente in cui poter crescere coerentemente ma senza strappi esagerati, a Bailey interessa molto che la sua carriera prosegua sui binari giusti. Anche per questo non ha ancora trovato spazio in una Nazionale. Qualcuno in Giamaica non vede di buon occhio Leon proprio per questo motivo. Dopo una sola presenza in amichevole per la Nazionale Under 23 contro le Isole Cayman, sta prendendo tempo prima di decidere se far parte dei Reggae Boyz o portare altrove le proprie prestazioni. Dopo l’interesse estivo di alcune squadre inglesi, sembrava potesse optare proprio per la Nazionale di Southgate come luogo in cui farsi accogliere. Sperava nella possibilità di far leva su suo nonno adottivo, il padre di Craig Butler, che di Leon è genitore e agente. Un uomo che ha combattuto con l’Inghilterra durante la Seconda guerra mondiale, ma che secondo le leggi della Fifa non risponde ai requisiti per l’adozione del nipote da parte della Football Association. I nonni di Bailey sono inglesi, ma non nati in Inghilterra, e quindi non avrebbero adempiuto ai requisiti di residenza per permettere a Leon di giocare con i Tre Leoni: gli statuti Fifa indicano che le regole genitoriali si applicano solo alla genealogia biologica del giocatore.

Il padre adottivo di Bailey, Craig Butler, ha ammesso che, sebbene amino entrambi il loro Paese d’origine, non sono contenti del modo in cui il calcio viene gestito in Giamaica. Butler insiste sul volere solo ciò che è meglio per Bailey e per Kyle, suo fratello, centrocampista con base a Malta. «Sono giamaicano e Leon è nato giamaicano. Amiamo il nostro Paese, vogliamo ciò che è meglio per tutti, a condizione che non influenzi Leon o Kyle o le loro carriere». In questa dichiarazione c’è la consapevolezza che questa scelta è fondamentale per poter dare un eventuale boost alla fama del ragazzo. Lo stesso Bailey ha dichiarato di aver avuto problemi personali con l’associazione giamaicana da quando aveva 11 o 12 anni, molto sembra anche dipendere dalla posizione di suo fratello Kyle, tenuto in scarsa considerazione in ottica Nazionale. Un po’ un “o prendete tutto o niente”. Anche la posizione di papà Butler è intricata, sono in molti nel Caribe a vedere il padre di Leon come quella di chi cerca di accrescere il proprio potere per essere coinvolto nel governo della squadra di calcio giamaicana.

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Nel frattempo Butler si è guardato intorno, non c’è solo l’Inghilterra tra le opzioni per espandere il marchio internazionale del figlio adottivo. Pensate a quanto potrebe cambiare la carriera internazionale di un calciatore se si trovasse a vestire la maglia dei Tre Leoni inglesi piuttosto che quella giamaicana. Rilevanza, visibilità, telecamere internazionali puntate sul proprio pupillo. Ma papà Bailey ha dichiarato di avere anche Malta e Belgio tra le possibili opzioni. È un prospetto magnifico Leon, che vuole portare il proprio marchio il più in alto possibile, consapevole di come ormai non basti più la presenza con il club per assurgere al rango di stella internazionale.

Secondo un pezzo del New York Times anche la Germania, che ha una storia importante di giocatori naturalizzati negli ultimi anni, potrebbe diventare un’opzione. Ma di tutto ciò cosa pensa il ragazzo? «Mi sento giamaicano al cento per cento, è lì che sono nato. Nel calcio però gli anni in cui giochi sono limitati e non posso aspettare tutta la vita prima di scegliere una Nazionale». Leon aspetta un cambiamento nella struttura e nell’organizzazione della Federazione giamaicana, magari sperando che, nel frattempo, possano crescere il proprio peso di star e l’influenza di suo padre sulle scelte federali. In patria qualcuno lo odia e lo accusa di scarso attaccamento, mentre altri lo vedono come vittima di un conflitto di potere. Rimane da vedere se la crescita del marchio Bailey lo porterà verso una carriera serena in stile Pepe o Deco, o verso una da reietto a causa della propria scelta, in pieno stile Diego Costa.