Le regole dei piccoli

Il calcio dei più piccoli ha sempre la formazione come fine ultimo, per questo la Federazione ha disegnato un sistema di regole ad hoc per ogni categoria
di Redazione Undici 27 Aprile 2018 alle 11:43

Sui campi delle categorie giovanili si giocano partite in cui gli arbitri non ammoniscono, non assegnano rigori, non fischiano. Perché, semplicemente, non ci sono. Il metodo dell’autoarbitraggio prevede che la gara venga arbitrata dai giocatori in campo, e fa parte del sistema di regole che la Figc ha disposto per le categorie di base, come quella dei Pulcini, dove gli aspiranti calciatori hanno otto, nove, o dieci anni al massimo. Un po’ come quando si giocava a calcio per strada, ai giardinetti, nel cortile del palazzo: si giocava a calcio e non si fischiava, si cadeva e ci si rialzava, ogni volta.

L’autoarbitraggio non deve essere frainteso: stimola i ragazzi all’organizzazione, alla creazione di un clima positivo, e alla conoscenza corretta del regolamento. 2013:  I più piccoli a rientrare nelle categorie di base Figc Lo ha spiegato nel dettaglio Vito Di Gioia, segretario Figc del Settore Giovanile e Scolastico: «Autoarbitraggio non significa che c’è una totale autarchia, ma che i giocatori si autoregolano. Ricordiamo che il calcio a quell’età ha una finalità educativa in un percorso di apprendimento, per questo i ragazzi non sono lasciati totalmente soli ma sono affiancati dagli stessi tecnici in panchina, che fanno da tutor». Inevitabilmente ci saranno ripercussioni sul gioco, sulla partita e il suo svolgimento. Effetti che la Federazione ha già ampiamente studiato e valutato. «I ragazzi», dice il segretario del Settore Giovanile, «vogliono giocare il più possibile. Così torniamo all’essenza del gioco, perché il calcio dei più piccoli nasce per strada e lì non esiste alcun interesse a perdere tempo. Succede anche sui campi dove i ragazzi si autoarbitrano e il tempo effettivo di gioco cresce».

Permettere ai più piccoli di applicare le regole in prima persona fa parte di una metodologia di apprendimento più vasta, che ha l’obiettivo di formare sportivi più maturi, consapevoli, in un certo senso più forti. Il sistema calcistico giovanile è regolamentato in maniera accurata a tutti i livelli, in ogni dettaglio. Un esempio su tutti: le dimensioni del campo e il numero dei giocatori. Si inizia a giocare a calcio a undici, e con i parametri regolamentari del calcio dei grandi, solo una volta entrati nella categoria dei Giovanissimi – quella che ha il limite inferiore a 13 anni. «A sei o sette anni», spiega Di Gioia, «giocare undici contro undici è inutile oltre che controproducente. Muoversi in spazi ridotti aumenta la maturazione atletica, fisica e tecnica del giocatore». Studi recenti fatti dalla Figc dimostrano che una partita 11-vs-11 della categoria Esordienti (11 anni) sollecita prevalentemente gli aspetti di tipo fisico, mentre gare 9-vs-9 o 7-vs-7 insistono sulla tecnica e la comprensione del gioco. Un campo piccolo, infatti, aiuta a controllare la palla negli spazi stretti, a migliorare i passaggi e il decision making, e forma giocatori tatticamente più duttili.

Nel regolamento federale, fino agli 8 anni, quindi categoria Pulcini, non è prevista l’espulsione dal campo, e fino ai 10 il portiere non può essere pressato dagli avversari in caso di retropassaggio. Ma ci sono piccoli elementi comuni a tutte le categorie di base. Come la Green Card, che viene assegnata per un gesto di Fair Play evidente: un giocatore che cade in area e dice di non meritarsi il rigore che gli è stato concesso, merita il cartellino verde. Premiare il gioco pulito è una buona abitudine che può essere facilmente portata nel calcio professionistico: da qualche anno la Serie B ha istituito i premi “Fair Play” e “Disciplina”, per le società con tifoseria e atleti più corretti.

Autoarbitraggio: stimola la conoscenza, e la successiva applicazione corretta, del regolamento di gioco. Ma c’è sempre un tecnico-responsabile che fa da tutor senza intervenire direttamente nelle decisioni

Green Card: Il cartellino verde premia un giocatore che si distingue per un gesto di “Fair Play” o “Good Play” particolarmente evidente

Campo ridotto: Stimola lo sviluppo tecnico, e di comprensione del gioco, dei più giovani: migliora il decision making, l’uno contro uno offensivo e difensivo, e le letture tattiche a partita in corso

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