Nel pomeriggio di martedì 15 maggio, circa 50 persone incappucciate hanno aggredito alcuni giocatori dello Sporting Lisbona e il tecnico Jorge Jesus negli spogliatoi del campo d’allenamento. Per le ferite riportate dall’attaccante olandese Bas Dost, colpito alla testa, sono serviti anche alcuni punti di sutura. La violenza deriva dalla sconfitta per 2-1 subìta nell’ultima giornata del campionato portoghese sul campo del Maritimo, ko che è costato allo Sporting (terzo in classifica con 78 punti, tre in meno del Benfica secondo e a -10 dal Porto campione) la qualificazione alla prossima Champions League. Già domenica a Madeira, dopo il gol segnato al 92′ da Geworg Gazaryan, c’era stata tensione tra i tifosi e i calciatori.
Sporting striker Bas Dost was beaten by his own fans, injuring his head and legs. Looks like he is out of their cup final on Sunday. Madness… pic.twitter.com/qBgS4G7ey9
— Photos of Football (@photosofootball) 15 maggio 2018
«Eravamo tutti terrorizzati, è stata un vera minaccia. Mi sento completamente vuoto, è stato un dramma per tutti», ha detto Bas Dost al sito olandese Ad. Lo Sporting Lisbona è una delle “big three” del campionato portoghese, ma l’ultimo titolo vinto risale al 2001/02. Secondi nel 2015/16, i biancoverdi sono reduci da due terzi posti consecutivi, ma nel recente passato hanno vissuto anche stagioni peggiori, come quella chiusa in settima posizione nel 2012/13. Bas Dost, attaccante 28enne della Nazionale olandese, l’anno scorso è stato il capocannoniere della Superliga con 34 gol, miglior risultato (eguagliato quest’anno da Jonas del Benfica) dai tempi di Mário Jardel, dello Sporting, proprio nella stagione dell’ultimo scudetto (42).
Domenica 20 maggio lo Sporting è atteso dalla finale di Coppa contro l’Aves, squadra che ha chiuso il campionato in 13esima posizione con 34 punti e che i biancoverdi di Lisbona hanno sconfitto sia all’andata (2-0) che al ritorno (3-0). Subito dopo l’aggressione si è sparsa la voce di una possibile rinuncia dei giocatori a scendere in campo, ma il presidente Bruno de Carvalho ha smentito dicendo: «Quello che è successo è un atto criminale, la polizia è al lavoro per capire chi sono stati i responsabili e prendere le dovute contromisure. Certo, i giocatori sono sotto shock perché hanno una famiglia, ma al contrario di quanto si dice domenica saremo in campo. I giocatori sono tristi per quello che è successo ma vogliono giocare. Questo è un caso di polizia, non di sport, è un crimine duro e puro, ma domani è un altro giorno e dobbiamo renderci conto che il crimine fa parte della nostra vita quotidiana».
Los jugadores del Sporting están por hacer la denuncia policial, dicen que no van a jugar la final de la Copa Portugal del domingo y todos, incluido Acuña y Battaglia, buscarán rescindir sus contratos.
— César Luis Merlo (@CLMerlo) 15 maggio 2018
Pedro Rosa, un avvocato di diritto del lavoro contattato dal giornale portoghese O Jogo, ha spiegato che i calciatori aggrediti possono chiedere la risoluzione del contratto per giusta causa, «dal momento che è obbligo del datore di lavoro, qualunque esso sia, garantire i mezzi e la sicurezza per l’esecuzione del lavoro in condizioni sani e salutari». «Se c’è stata un’invasione di questa portata, non si può dire che il club abbia adempiuto a questo obbligo di difesa degli atleti stessi», ha aggiunto l’avvocato. I giocatori da ora in poi usciranno dal centro sportivo solo scortati dalla polizia e, tra le altre voci che si rincorrono, alcuni avrebbero già chiesto di lasciare immediatamente il club. Tra questi ci sarebbero l’ex centrocampista dell’Udinese Bruno Fernandes, visto parlare con i compagni subito dopo l’aggressione e dire «è stato un piacere giocare con voi», e due acquisti argentini della scorsa estate, il centrocampista Rodrigo Battaglia e l’ala sinistra Marcos Acuña. I tre, comprati per un totale di circa 25 milioni di euro, hanno un contratto con lo Sporting rispettivamente fino al 2022, 2022 e 2021. Jaime Marta Soares, presidente dell’assemblea generale del club, ha però smentito: «Nessun giocatore mi ha detto di voler lasciare la società».
«Lo Sporting Club del Portogallo ripudia con forza gli eventi registrati oggi all’Accademia Sporting. Non possiamo in alcun modo accettare atti di vandalismo e aggressione ad atleti, allenatori e staff del calcio professionistico, con atteggiamenti che configurano la pratica del crimine che in nulla onorano lo Sporting Club del Portogallo. Lo Sporting non è questo, lo Sporting non può essere questo. Faremo tutto il possibile per stabilire le responsabilità di ciò che è accaduto e non mancheremo di esigere la punizione di chi ha agito in questo modo assolutamente deplorevole», è il comunicato pubblicato dallo Sporting subito dopo l’aggressione. Molti tifosi si sono riversati nelle strade per una manifestazione pacifica di solidarietà verso la squadra. L’hashtag che rimbalza su Twitter è #AoVossoLado, “al vostro fianco”. Anche la Juventude Leonina, il principale gruppo ultras dello Sporting, ha condannato l’accaduto dimostrando supporto alla squadra per la finale di domenica.
Obrigado. pic.twitter.com/sFsRZrXZJi
— Sporting Clube de Portugal (@Sporting_CP) 15 maggio 2018
La giornata di martedì non è stata facile per lo Sporting Lisbona, una polisportiva fondata nel 1906, perché il Correio de Manha ha pubblicato un’inchiesta che dimostrerebbe la corruzione avvenuta nella stagione 2016/17 per la vittoria del campionato di pallamano proprio in favore dei biancoverdi e che riguarderebbe anche il calcio. Nell’articolo si legge la testimonianza di un uomo, il presunto intermediario tra il club e gli arbitri, di nome Paulo Silva: «Fui incaricato di dire agli arbitri che se lo Sporting avesse vinto il titolo avrebbero ricevuto un regalo di 1500 euro e fui rassicurato da un arbitro che sarebbe andato tutto bene». Prima del comunicato pomeridiano post aggressione, lo Sporting si era trovato costretto a diramarne un altro: «Riteniamo che sia in atto una campagna diffamatoria nei nostri confronti e respingiamo con forza queste accuse. Percorreremo ogni via per ristabilire la verità, con le qualità etiche e morali che fanno parte della nostra storia. Lo Sporting è l’unico club che continua a combattere costantemente e sinceramente per valori come la trasparenza e la sportività. Confidiamo nella rapidità della giustizia sportiva e siamo disponibili a collaborare in tutte le modalità necessarie».