A fine stagione, e quindi dopo l’ultima partita della Liga in programma domenica contro l’Eibar, Fernando Torres lascerà l’Atlético Madrid. Il suo contratto scade il 30 giugno e l’attaccante spagnolo, 34 anni, ha già comunicato che non lo rinnoverà: da tempo si parla di un possibile futuro in Cina, negli Emirati Arabi o negli Stati Uniti d’America. Di fatto, la sua carriera nel grande calcio europeo finisce in questa primavera del 2018, a dieci anni − era il 29 giugno 2008 − dal gol nella finale degli Europei contro la Germania per la vittoria per 1-0 della Spagna.
Il punto più alto della carriera di Torres? Quell’anno arrivò terzo nella classifica del Pallone d’oro
Torres ha conquistato un Mondiale, due Europei, una Champions League e due Europa League, la seconda ieri contro il Marsiglia con la maglia dell’Atlético Madrid. El Niño è entrato nel recupero e capitan Gabi lo ha voluto vicino al momento di alzare il trofeo, per suggellare uno dei rapporti più iconici tra una squadra e un giocatore del calcio contemporaneo. Torres è cresciuto nell’Atlético − ci è arrivato nel 1995, a 11 anni − e detiene i record di esordiente più giovane (a 17 anni, nella stagione 2000/01) e capitano più giovane (a 19, nel 2003) della storia dei Colchoneros. Ai tempi l’Atlético militava ancora nella seconda divisione spagnola: nel 2001/02 Torres segnò sei gol in 36 presenze e la stagione si concluse con la promozione in Liga, l’unico titolo vinto da Torres con la sua squadra del cuore prima dell’Europa League alzata a Lione.
«È il massimo dell’emozione. In carriera ho vinto molti trofei, ho avuto la fortuna di giocare in grandi squadre, di far parte della miglior generazione del calcio spagnolo che ha vinto tutto, ma fin da bambino avevo un sogno, e quel sogno era di vincere qualcosa con la mia squadra del cuore. Quando ho lasciato l’Atlético non pensavo che un giorno ce l’avrei fatta, ma ho imparato che se ti impegni duramente le soddisfazioni arrivano. Sarò grato per sempre», ha detto Fernando Torres dopo il successo sul Marsiglia. Tra i motivi del suo secondo (e definitivo) addio all’Atlético Madrid c’è anche un rapporto mai veramente sbocciato con l’allenatore Diego Simeone, anche ieri criticato da una parte della stampa spagnola per averlo fatto entrare solo per pochi minuti. «Per Fernando è un sogno che diventa realtà. Non gli ho mai regalato nulla, ma rappresenta tutto quello che siamo. Lascia una grande eredità ai suoi compagni e a tutto il club. Spero che domenica riceva il saluto che si merita», ha commentato il Cholo.
Os merecéis el mundo atléticos. Orgullosos de este equipo y de esta afición. Gracias de corazón . No puedo ser más feliz / Atléticos you deserve the world. Proud of this team and this fans. Thanks from the bottom in my heart . I can’t be happier . pic.twitter.com/QT4KWPE9Qj
— Fernando Torres (@Torres) 16 maggio 2018
Torres ha giocato con l’Atlético Madrid fino al 2007 e, dopo Liverpool, Chelsea e Milan, è tornato nel gennaio del 2015. In 403 partite ha segnato 127 gol, giocando anche da titolare la finale di Champions League del 2016 persa ai rigori contro il Real.