L’esclusione di Rabiot dal Mondiale è diventata un affare di Stato

La scelta del centrocampista del Paris Saint-Germain è stata discussa anche al termine dell'ultimo Consiglio dei Ministri all'Eliseo.
di Redazione Undici

Adrien Rabiot è stato ancora una volta uno dei protagonisti della stagione del Paris Saint-Germain che ha vinto il titolo di Francia per la quinta volta in sei anni. Le prestazioni del giovane centrocampista non sono però bastate per convincere Didier Deschamps a inserirlo nella lista dei convocati per il prossimo Mondiale, relegandolo semplicemente al ruolo di riserva. Il centrocampista ha fatto così sapere pubblicamente che non è sua intenzione mantenere la condizione atletica migliore come richiesto dal tecnico agli 11 giocatori di back up, in modo da trovarli pronti in caso di convocazione in extremis.

La questione è diventata un affare di stato. Anche il portavoce del Governo Benjamin Griveaux è intervenuto ieri al termine della conferenza stampa a margine del Consiglio dei Ministri: «Credo che quando si ha l’onore di vestire la maglia tricolore e difendere i colori del proprio Paese, si risponde presente, qualsiasi sia il posto che ci viene proposto». Rabiot ha giocato quest’anno 2366 minuti totali in campionato, una cifra che lo colloca al quarto posto tra i più presenti della stagione del Paris Saint-Germain, non si può quindi parlare di una scelta dovuta allo scarso impiego del ragazzo.

Il calciatore ha inviato prima una lettera alla Federazione francese dicendo di rifiutarsi di essere uno dei sostituti della Nazionale che andrà in Russia, poi ha scritto direttamente al tecnico confermando la decisione. La scelta del ragazzo non è piaciuta al Ct che ha dichiarato: «Ha commesso un grosso errore. Si è escluso da solo. Spero che decisioni come questa gli permettano di maturare. Nel calcio di oggi non c’è spazio per i sentimenti, devi essere professionale in qualunque occasione». Noël Le Graët, presidente della Federazione ha aggiunto: «Rabiot ha preso una decisione sbagliata che penalizza prima di tutto se stesso. Posso capire l’immensa delusione, ma da lì a prendere una posizione del genere …».

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