A chi serve Mattia Perin?

A poche ore dal cambio di maglia, come potrebbe essere il futuro di quello che è stato l'ennesimo "nuovo Buffon".

La parola futuro racchiude al proprio interno più di un significato: uno lineare, e uno quasi magico, divinatorio, di previsione. Per quanto riguarda i portieri italiani, futuro ha sempre significato quello che accadrà dopo Buffon, una sorta di processo in cui la figura dell’ex Juve assume connotati divini e segna uno spartiacque decisivo per il futuro del ruolo. Futuro, ancora, che ritorna come necessità di trovare il nuovo, l’affidabile sostituto di un’icona che sembra aver fagocitato nel tempo i propri epigoni. Tra questi ultimi compare da sempre – o almeno da numero di anni variabile da 2 a 5– la figura di Mattia Perin, possibile ed ennesimo “nuovo Buffon”. Ed è proprio con Buffon che Perin, e per estensione potremmo pensare che sia così per tutta la scuola italiana dei nati intorno agli anni a cavallo tra fine ’80 e primi ’90, ha un legame particolare. In una vecchia intervista a Undici fatta da Daniele Manusia, Perin dichiarava candidamente: «Poi per me quello più forte di sempre è Gigi, perché è il mio idolo… ho vinto il Mondiale, abbiamo vinto il Mondiale con lui in porta». Per un portiere italiano è impossibile non essere confrontato a Buffon e fa sorridere se si pensa che nel 2015 si scriveva di Perin già in questa ottica. Un’ottica che parla di futuro, di post Gigi, di eredità da conquistare già tre anni fa o poco più.

Sembra assurdo che oggi, nel momento in cui Mattia sta dando l’addio al Genoa che l’ha cresciuto, al posto in cui si è sentito a casa e che ha creato intorno a lui un ambiente sicuro, il portiere dichiari: «Il Milan prende Reina, il Napoli Leno o Rui Patrício. Forse sono scarso». Ma che Perin non sia scarso lo sappiamo da sempre e lo abbiamo visto prima a Padova, in B, dove è stato il miglior portiere della stagione 2011/12 e poi a Pescara dove, a dispetto di una stagione disastrosa per la squadra abruzzese, ha dimostrato di avere tutte le caratteristiche per diventare un grande portiere. Perin è reattivo, agile, non ha paura di lanciarsi tra le gambe degli avversari e mostra una intraprendenza unica al limite dell’eccesso. Un equilibrio preciso tra istinto e ragionamento, pazzia e attenzione. Sono già almeno due stagioni che il ragazzo cresciuto a Latina sta maturando come un frutto prelibato: quest’anno è ancora una volta tra i migliori portieri del campionato e il miglior italiano secondo i dati Opta.

Berenguer calcia a giro, Mattia è appena fuori dai pali e tocca con la punta delle dita allungandosi con un’elasticità da cartone animato

Perin è quindi il portiere italiano del 2017/18. Lo dicono anche alcune delle statistiche che possiamo recuperare tra Whoscored e Squawka. In Italia è sesto per media totale appena davanti a Gigi Buffon. È settimo per numero di parate totali fatte a partita tra i portieri che hanno disputato almeno 10 gare  in campionato con 3,4 di media: 1,5 vengono effettuate all’interno dell’area di rigore, mentre 1,8 sono effettuate su tiri partiti fuori dall’area. Per Mattia è stata importante la stagione difensivamente positiva del suo Genoa, che ha chiuso il campionato con la settima miglior difesa di tutta la Serie A con 43 gol subiti. Tra gli appunti fatti da Perin nelle sue ultime dichiarazioni c’è una sorta di frustrazione per l’apparente disinteresse da parte delle grandi squadre nei suoi confronti: oggi non gli resterebbe che la porta della Juve. Ma procediamo per gradi. In un rapido confronto con i propri colleghi, Perin risulta tra i migliori in fatto di parate totali, anche se molto dipende dal fatto che gli altri presi in considerazione fanno parte di squadre che subiscono meno e che sono chiamati in causa in proporzione con minore continuità.

Perin ha effettuato 99 parate totali (dati Squawka), quasi il doppio rispetto a Reina, Leno e Buffon, è il migliore per distacco nell’utilizzo dei pugni (15) e anche in fatto di palle bloccate riesce a battere i propri avversari diretti con ben 88 prese. Non commette nessun errore che porta direttamente a un gol avversario ed è terzo per score totale, abbastanza vicino a Leno ma distante da Reina. Quello in cui al momento sembra difettare è la precisione della distribuzione dei palloni con i piedi, anche se va detto che – anche per caratteristiche dovute alle richieste della propria squadra – è quello che mediamente lancia più lungo con una gittata media di 46 metri. Da questi numeri viene fuori il profilo di un giocatore assolutamente in linea con i migliori d’Europa e che potrebbe trovare ulteriore giovamento da un upgrade in una squadra che subisce meno in proporzione rispetto al Genoa degli ultimi anni. A patto che elevi la qualità del proprio gioco con i piedi. Tra i portieri italiani che hanno registrato almeno 25 presenze nella Serie A 2017/18, Mattia Perin è quello con la più alta percentuale di parate (75%). Nella graduatoria generale (mantenendo sempre il paletto delle 25 partite giocate) è terzo, dietro solo ad Alisson ed Handanovic. Fra gli estremi difensori con almeno 90 presenze negli ultimi cinque campionati di Serie A, solo Gianluigi Buffon (78%) e Gianluigi Donnarumma (73%) hanno avuto una percentuale di parate più alta di Perin (73%) nel periodo (dati Opta).

La doppia parata su Dybala prima e Mandzukic

Il video della doppia parata contro la Juve nel girone di andata spiega bene quanto sia coraggioso Perin tra i pali e in uscita. È quel tipo di portiere che spaventa l’attaccante con la propria sfacciataggine, che intimorisce per il coraggio con cui è capace di uscire dai pali e lanciarsi in corsa tra le gambe di chi entra in area di rigore. Con una reattività fuori dall’ordinario, è capace di allungarsi con un’elasticità al limite dell’irreale, quasi come fosse gomma lavorata ad arte per dilatarsi e ritrarsi con una velocità unica. Non bisogna dimenticare che Perin ha subito due infortuni al crociato nelle stagioni 2015/16 e 2016/17, e parliamo di una tipologia di problema che potrebbe non far tornare mai più un portiere ai livelli pre-infortunio.

In due tempi, con la seconda parata effettuata cadendo andando ad anticipare Ilicic pronto a calciare

Alla Juve Perin si dovrebbe alternare con Wojciech Szczesny, come già mostrato da Massimiliano Allegri nell’ultima stagione. Una scelta di gerarchie fluida, dove a entrambi gli estremi difensori viene dato spazio e possibilità di dimostrare le proprie qualità. Nel girone d’andata Buffon ha saltato poche gare, giocando quasi sempre quelle fondamentali tranne Roma e Inter mancate per un problema muscolare. Con il girone di ritorno e l’arrivo di gare cruciali per la Champions e la Coppa Italia, Szczesny ha trovato maggiore spazio tra i pali anche in match importanti come quelli contro Napoli e Roma, in cui al portiere bianconero veniva richiesto di gestire anche il pallone con i piedi per eludere il pressing avversario molto alto e fitto.

In questo senso si può immaginare un’alternanza tra Perin e il polacco anche nella prossima stagione, con l’ex Genoa in panchina in gare in cui c’è da gestire il possesso palla; anche se lui stesso, sempre a Undici, aveva confidato la passione per le modalità di gioco proprie di un portiere come Neuer. Perin è, nonostante qualche piccola pecca, un portiere moderno, coraggioso e maturo – e non è difficile trovare valide ragioni nel suo sfogo. L’alternanza con Szczesny potrebbe tuttavia aiutarlo ad avere un buon minutaggio, in modo da soddisfare le richieste del nuovo Ct Mancini sulla necessità di andare in un club dove possa giocare con continuità. Dopo anni in cui si parla di lui come il futuro della Nazionale, è arrivato il momento in cui, al netto delle vaticinazioni, Mattia corra a prendersi il ruolo che gli spetta.

Quante parate si vedono fatte con un tale istinto e rapidità nell’elaborare le informazioni?