L’esultanza di Jesse Lingard ora è un marchio registrato

E altri tre marchi, tutti con il suo soprannome JLingz.
di Redazione Undici 18 Giugno 2018 alle 14:35

Per i calciatori è oggi sempre più importante lasciare un’impronta all’interno del mondo del branding calcistico. In molti hanno registrato i propri marchi per sfruttare al meglio i proventi delle proprie performance in campo. Tra gli ultimi ad aver registrato un proprio trademark c’è anche Jesse Lingard, che poco prima della gara amichevole contro la Nigeria ha lavorato per ottenere la proprietà intellettuale nel Regno Unito di ben quattro marchi, tre con il suo soprannome JLingz e un altro con la sua esultanza come focus.

È probabile che se il calciatore dello United dovesse segnare contro la Tunisia porterà le mani al volto nascondendo la faccia dietro le sue iniziali, in una sorta di esultanza in stile gang. Proprio come altri sportivi britannici con il proprio modo di celebrare, Mo Farah con la “Mobot”, Usain Bolt con il “Lightning Bolt” e Gareth Bale con il suo “Undici di Cuori”, Lingard sembra alla ricerca di un buon modo, efficace e remunerativo, per migliorare il proprio personal brand. «Ha depositato tutto in circa due settimane e sono marchi che vanno a copertura di mondi come l’abbigliamento, le calzature e i copricapi», ha dichiarato Jonty Warner, avvocato specializzato in fatto di proprietà intellettuale.

Lingard — che ha fondato la società JLINGZ LTD, di cui è a capo insieme fratello Louie Scott — ha registrato il marchio di fabbrica della sua celebrazione solo relativamente alla sua replica che copre la classe 25 e non copre la riproposizione della stessa esultanza. Per esempio, se Jefferson Lerma della Colombia dovesse esultare allo stesso modo di Lingard, non ci sarebbe alcun problema. Diverso è il discorso nel caso Lerma cercasse di vendere del merchandise con l’immagine dell’esultanza nel Regno Unito. La scelta del calciatore inglese è arrivata in un momento commercialmente molto utile, dato che non esiste una piattaforma migliore della Coppa del mondo per lanciare o far crescere un marchio. Basti pensare che l’ultimo match della stagione dello United ha presentato un picco di 8,7 milioni di spettatori in tv, mentre sono stati 16,9 i milioni di spettatori a guardare la sconfitta dell’Inghilterra contro l’Islanda a Euro 2016.

«È intelligente registrare i marchi in anticipo perché le grandi compagnie non vedono l’ora di associarsi a esultanze o calciatori che stanno facendo bene durante la Coppa», sostiene Andy Sutherden, Global head of sport and partnership marketing di H+K Strategies. «Jesse Lingard ha riconosciuto il fatto che se le sue performance saranno di livello, avrà un’opportunità immediata, ma con una durata molto breve. In generale i calciatori stanno estendendo il proprio appeal di marketing anche al di fuori dell’audience sportiva».

>

Leggi anche

Calcio
Ahanor non può ancora essere convocato nella Nazionale italiana, e all’estero non si spiegano come sia possibile
Una situazione paradossale, che accomuna il difensore dall'Atalanta a campionesse come Myriam Sylla. E che in Francia desta più scandalo che in Italia.
di Redazione Undici
Calcio
Grazie a una “campagna acquisti” iniziata cinque anni fa, gli Emirati Arabi Uniti hanno fregato la FIFA e oggi hanno una Nazionale piena di giocatori naturalizzati
A partire dal 2019, gli Emirati Arabi Uniti hanno utilizzato i petroldollari per convincere e naturalizzare giovani promesse straniere, aggirando così i paletti della FIFA. E oggi, grazie a questo, possono andare al prossimo Mondiale.
di Redazione Undici
Calcio
Le qualificazioni UEFA ai Mondiali e agli Europei non piacciono più a nessuno
L'ultima sentenza arriva dalla Football Association inglese, che lancia l'appello "per una profonda revisione del format attuale".
di Redazione Undici
Calcio
Dopo che per decenni i suoi talenti hanno giocato per i Paesi Bassi, adesso il Suriname sta importando giocatori e sta per andare ai Mondiali
Da Gullit e Rijkaard fino a Van Dijk, il Suriname ha "regalato" agli Oranje i suoi migliori campioni. Adesso la situazione si è ribaltata: il Suriname può qualificarsi proprio grazie ai calciatori nati in Europa.
di Redazione Undici