Se parliamo di giocatori che, dopo aver fatto benissimo in squadre di fascia media, hanno effettuato il grande salto in un top club, il mercato finora ha regalato numerosi esempi: per molti di loro, se non tutti, sarà la svolta della carriera, per dimostrare di essere nomi in grado di incidere in contesti di alto livello. Noi ne abbiamo scelti cinque.
Alvaro Odriozola
Odriozola è l’ennesimo talento prodotto dal settore giovanile della Real Sociedad, società in cui gioca da quando ha 10 anni. Divenuto terzino con la Real Sociedad B dopo un passato da ala, in poco tempo è passato dall’esordio in prima squadra alla Nazionale. E in estate il Real Madrid ha deciso di pagare la clausola di 40 milioni. Poco prima di un amichevole pre mondiale ha detto: «Sono successe tantissime cose in questi 18 mesi, è pazzesco».
La sua prima gara risale al gennaio del 2017 quando, a causa delle assenze di Martinez e Zaldua, Eusebio decide di lanciarlo dal primo minuto contro il Malaga. Odriozola disputa 77’ di altissimo livello, che gli garantiscono la fiducia del tecnico. Chiude la stagione con 16 presenze, aiutando i baschi a centrare la qualificazione in Europa League. L’annata appena conclusa è stata quella della consacrazione, con la maglia da titolare cucita addosso. Le sue caratteristiche iper propositive e le continue sgroppate ben si sposano con le caratteristiche di gioco del 4-2-3-1 degli Txuri-Urdin, una squadra dove le ali stanno molto dentro al campo e lavorano soprattutto per mandare i terzini sul fondo, con Odriozola che quindi si è rivelato un’importante risorsa offensiva coi suoi cross e le continue sovrapposizioni.
Januzai accentrato, Odriozola altissimo e in supporto per coprire l’ampiezza
Se in questi ultimi anni i terzini stanno divenendo sempre più registi aggiunti delle squadre, capaci anche di agire su tracce interne, va detto che – per quanto molto offensivo – Odriozola ha caratteristiche più “classiche”, visto che copre (grazie a importanti doti atletiche) il campo quasi solo in verticale. Non ha ancora grandi doti associative nel dialogo coi compagni, non aiuta la squadra nella prima costruzione ed è abituato sempre a ritmi frenetici, soffrendo un po’ quando si tratta di fare palleggio conservativo.
Oltre ad assicurarsi uno dei giovani spagnoli più interessanti, il Real Madrid aumenta ulteriormente la qualità sulla fascia destra, con Odriozola che così affiancherà un Carvajal oggi titolarissimo, consentendogli magari anche di rifiatare. Di certo, il ragazzo non sembra spaventato dalla concorrenza: «Quando vieni al Madrid sai che la concorrenza è fortissima, ma sono qui a lottare per il posto da titolare».
Rodri
Diego Pablo Simeone è abituato ogni anno a lavorare con rose rivoluzionate. Tuttavia, è la prima volta che deve rinunciare del peso di Gabi, protagonista assoluto di questo incredibile ciclo dell’Atlético Madrid, leader e pivote quasi inamovibile a protezione della difesa nel corso delle ultime 7 stagioni. È quasi simbolico il fatto che il suo erede sia Rodrigo “Rodri” Hernández, giocatore che, oltre a provenire da una stagione folgorante con la maglia del Villarreal, è anche un prodotto della cantera colchonera, un settore giovanile che continua a proporre talenti e che produce l’ossatura della prima squadra. Visto come il nuovo Busquets da parte della stampa spagnola, Rodri ha doti difensive di assoluto livello (uno dei massimi recuperatori di palla della Liga), caratterizzate da un’elevata intensità che comunque si traduce in un eccellente senso della posizione. Insomma, una continua partecipazione in ogni fase di gioco che pare sposarsi a meraviglia con l’Atlético di Simeone, tecnico che chiede ben poche sortite in avanti a chi viene schierato davanti alla difesa.
Pure le sue qualità palla al piede sono importanti: aiuta la difesa nella prima costruzione dando fluidità alla manovra e possiede una tecnica molto pulita sia nel corto che nel lungo, sa infatti dare molta forza nel calcio ed utilizzare ottimamente il corpo in protezione. Oltre alla facilità di appoggio, ha un’ottima conduzione che gli consente di saltare le linee di pressione: se gli venisse richiesto, saprebbe alzare il suo raggio d’azione, in quanto è molto bravo nel dribbling.
La sua progressione palla al piede. Clip presa da SniperScoutHD
Celades, suo allenatore ai tempi dell’Under 21 spagnola, è rimasto estasiato da lui: «È pazzesco come, nonostante la corporatura spessa (190 centimetri e 85 kili), riesca a essere così rapido, sa fare uscire benissimo la palla da situazioni di pressing in spazi stretti, con un’ottima protezione. Proprio come Busquets ha la sensibilità tattica nel sapersi trovare al posto giusto». Scartato dall’Atlético a 17 anni, torna a Madrid dopo essersi consacrato come uno dei giovani centrocampisti spagnoli più talentuosi e con la possibilità di essere uno dei leader di questo nuovo ciclo colchonero. Giocherà col 14 di Gabi sulla schiena. Numero che, a proposito di ricorsi storici, è stato indossato dallo stesso Simeone.
Serge Gnabry
Con l’arrivo di Niko Kovac e l’età sempre più alta di molti titolari, la prossima stagione del Bayern sarà caratterizzata dall’esigenza di porre le basi per il futuro. Serge Gnabry, acquistato nel 2017 e girato in prestito all’Hoffenheim nell’annata da poco conclusa, si inserisce nel processo volto alla progressiva sostituzione di Ribery e Robben, ormai avanti con gli anni. Seppur giovane – 24 anni a luglio – l’ala tedesca ha già girato molto nel corso della sua carriera. Entrato nel settore giovanile della squadra della sua città, Stoccarda, a 10 anni, si trasferisce poi all’Arsenal dopo aver compiuto 16 anni, club con cui ha esordito in Premier. È poi tornato in Germania nel 2016, disputando una grande stagione con la maglia del Werder Brema (11 gol), tant’è che il Bayern decise di acquistarlo.
Dopo aver giocato prevalentemente come ala sinistra nel corso della sua carriera (ben felice di rientrare sul piede forte), durante l’ultima stagione Julian Nagelsmann ha aumentato la sua versatilità tattica, schierandolo in praticamente tutte le posizioni possibili del fronte d’attacco, soprattutto a ridosso della prima punta. Nonostante, secondo il tecnico, debba migliorare nella finalizzazione, il neo giocatore del Bayern spicca per la versatilità: riesce a sfruttare le sue importanti doti nella rifinitura (1,7 passaggi chiave a partita e 5 assist totali) e nel saltare l’uomo (2,7 dribbling ogni 90’) indipendentemente dalla posizione in cui viene collocato, aiutato da un’elevata velocità. Sa incidere sia sull’esterno che in zone del campo più accentrate, e inoltre – con Nagelsmann – è ulteriormente cresciuta la sua sensibilità nei movimenti da punta. In Baviera arriva un giocatore piuttosto completo, con le caratteristiche giuste per fare bene in un top club.
Gnabry ha anche facilità nel calciare da fuori
Clément Lenglet
Dopo la straordinaria stagione di Umtiti e la ristrettezza della rosa in zone più avanzate del campo, ha destato sorpresa l’acquisto da parte del Barcellona di un difensore centrale sinistro come Clément Lenglet, un investimento di circa 35 milioni di euro. Probabilmente, i catalani non hanno voluto perdere l’occasione di ingaggiare un prospetto del genere, ragionando sia sul futuro che sul presente, con quindi la possibilità di fare rifiatare la coppia Piqué-Umtiti mantenendo comunque un livello globale molto alto nella retroguardia.
Nonostante per il Siviglia – squadra in cui è arrivato nel 2017 dopo aver fatto benissimo a Nancy – l’ultima stagione sia stata assai tribolata, Lenglet si è rivelato una delle note più liete di una squadra che, a prescindere dalle difficoltà, ha sempre cercato un approccio proattivo e un possesso palla assai ragionato, con una paziente costruzione dal basso. La sua prestazione migliore è stata probabilmente quella contro il Manchester United in Champions League.
In effetti, il giovane francese sembra essere il tipo di difensore che incarna a pieno la filosofia blaugrana. Ama giocare in una squadra che mantiene la linea alta e chiede alla sua retroguardia di difendere in avanti. Quando ha il pallone, svetta l’alto grado di sicurezza con cui gestisce il possesso anche in situazioni apparentemente pericolose: oltre a essere molto pulito nei passaggi sia corti che lunghi (sa fare ottimi cambi campo), ha una superba conduzione, che spesso lo spinge anche in posizioni avanzate. Ha buona tecnica nel dribbling, a cui spesso ricorre quando pressato per far risalire la squadra, ricorda abbastanza Vertonghen per quanto riguarda le progressioni palla al piede.
Tanta qualità. Vede l’inserimento di Correa e lo serve alla perfezione dalla sua metà campo
Naby Keita
Nonostante la delusione di Kiev, il Liverpool intende fare sul serio e sta spendendo tanti soldi nel tentativo di allestire una squadra in grado di vincere sia in patria che in Europa. Se non c’erano motivi per rinforzare un attacco da record, la gran parte degli investimenti ha riguardato la linea mediana. Naby Keita, reduce da due stagioni sontuose al RB Lipsia (soprattutto la prima), è il principale rinforzo del centrocampo dei Reds.
Il guineano sembra possedere la quantità giusta di dinamismo e intensità per poter giocare con Klopp, allenatore che richiede ai propri centrocampisti skill ben precise, come saper coprire ampie porzioni di campo sia in orizzontale che in verticale. In grado di giocare sia davanti alla difesa che più avanti, il suo continuo movimento e l’accompagnamento dell’azione in tutte le fasi di gioco aumentano a dismisura le soluzioni di passaggio della squadra. La sua capacità di dribbling lo porta ad incidere in transizione: ciò arricchirebbe di incrementare le soluzioni offensive del Liverpool, che per quanto letale in ripartenza è dipendente in toto dal tridente d’attacco, visto che non dispone di centrocampisti bravissimi nel legare il gioco.
Riceve palla dalla difesa, salta due uomini e serve Werner con precisione. Azione che esprime bene le sue qualità
Se Henderson pare più adeguato nel giocare davanti alla difesa (c’è il rischio che Keita, nel gestire la palla in zone arretrate, soffra l’elevata pressione inglese), il classe ’95 potrebbe esaltarsi nel fungere come box to box, sgravando Salah, Firmino e Manè da eccessive responsabilità nella risalita e aumentando il livello della rifinitura. Keita, infatti, ha eccellenti doti nell’ultimo passaggio, come i numeri dimostrano: nell’ultima stagione, ben 5 assist in 27 partite di Bundesliga (1,4 passaggi chiave ogni ’90). Inoltre, per quanto abbia ottimi numeri nel tackle, a volte è un po’ troppo istintivo e disordinato nella pressione. Giocare in una fase di non possesso codificata come quella dei Reds e con un tecnico del livello di Klopp gli può far compiere un nuovo upgrade sotto questo punto di vista.