I calciatori stranieri che giocano in Premier League si stanno organizzando per difendere i propri salari dagli effetti della Brexit e dal calo della sterlina. Molti degli atleti, scrive il Financial Times, si stanno rivolgendo ad Argentex, una trading company specializzata in servizi per il mercato sportivo, la quale ha affermato che dal voto pro Brexit c’è stata una crescita pari a circa il 43% delle coperture per i propri clienti. La compagnia, che ha tra i propri assistiti anche il Manchester City, permette a singoli individui e compagnie di tenere bloccato il tasso di cambio per diversi mesi. Secondo Argentex, oltre 100 milioni di dollari provenienti da propri clienti (calciatori e organizzazioni sportive) sono stati “coperti” dal 2016 a oggi.
In Premier League sono presenti 65 diverse nazionalità che valgono per circa il 70% dei calciatori coinvolti, questo porta all’attivazione di un meccanismo difensivo in cui i giocatori tendono a rimpatriare denaro in sterline o comprano differenti beni in Paesi esteri. Soltanto lo scorso anno il Manchester United – uno dei club con la più alta percentuale di ricavi al mondo – ha dovuto confrontarsi con le richieste dei nuovi acquisti; molti di questi, provenienti dall’estero, chiedevano di essere pagati in euro e non in sterline. Le richieste sono sempre state rifiutate dallo United, perché «in quanto compagnia inglese avremmo difficoltà a effettuare movimenti in una valuta diversa dalla sterlina», secondo le parole di Cliff Baty, ufficiale finanziario del club.