L’ultimo endorsement per Gattuso è arrivato domenica scorsa da Guardiola, ospite al Festival dello Sport organizzato a Trento dalla Gazzetta: «Me ne ha parlato benissimo un mio collaboratore che ha lavorato con lui al Pisa, e io credo prima di tutto alle testimonianze dirette». Nelle ultime settimane era toccato anche a Nesta («È al posto giusto e la sua squadra gioca bene»), Shevchenko («Rino non è solo carattere, ha dimostrato di essere un allenatore che sa aggiungere qualcosa alla squadra») e Maldini («Noi abbiamo toccato con mano la sua capacità di parlare alla squadra e le abilità tecnico tattiche»). Il partito “pro Gattuso”, insomma, è in espansione.
Dopo sette partite di campionato, il Milan è al decimo posto con 12 punti. Ha perso solo un incontro, subendo la rimonta del Napoli all’esordio, e ha pareggiato tre gare, quelle con Cagliari, Atalanta ed Empoli, in cui avrebbe meritato la vittoria. Soprattutto, i rossoneri hanno un match da recuperare: con tre punti in più sarebbero ipoteticamente quarti in classifica a quota 15, al pari della Lazio, a meno uno dall’Inter e a meno tre dalla seconda posizione occupata dal Napoli.
I tre #SusotoHiguain di quest’anno
Superata la “pareggite”, il Milan di Gattuso ha vinto in maniera convincente le ultime due partite di campionato, 4-1 in casa del Sassuolo e 3-1 a San Siro contro il Chievo Verona. Se la gara di Reggio Emilia, giocata senza prime punte di ruolo e con Castillejo adattato a falso nueve, ha esaltato Suso, autore di una doppietta, quella contro i gialloblu ha confermato qual è il reparto attualmente più in forma dei rossoneri, cioè l’attacco, che ha trovato in Higuain il finalizzatore tanto agognato nella passata stagione.
Suso ha già servito sei assist in questo avvio di stagione, Higuain ha segnato quattro gol in Serie A e due in Europa League. Nello specifico, il primo ha imbeccato già tre volte in maniera vincente il secondo: con un cross dalla destra dopo pochi minuti nella gara con l’Atalanta, con un rapido passaggio al centro dopo un errore della difesa e un filtrante a retroguardia schierata nella partita contro il Chievo. L’intesa tra i due è in rapida crescita (Gattuso è passato da «dobbiamo servire meglio Higuain» a «le prime volte si fa fatica, poi l’intesa migliora») e si può già parlare di #SusotoHiguain, soprattutto a pochi giorni dal derby in cui il Milan si troverà di fronte l’Inter del #PerisictoIcardi, sette combinazioni vincenti nello scorso campionato e una quest’anno, nell’ultima giornata in casa della Spal. Una giocata pesante, che ha permesso all’Inter di espugnare il Mazza a dieci minuti dalla fine, e allo stesso tempo iconica, perché molto simile, nel passaggio del croato e nella conclusione dell’argentino, al raddoppio del Milan sul Chievo la stessa domenica sull’asse Suso-Higuain.
I sette #PerisicToIcardi del 2017/18 (tra cui spicca un assist da rimessa laterale contro l’Hellas Verona) e il gol alla Spal che ha inaugurato le combinazioni vincenti di questa stagione
Se l’attaccante acquistato dalla Juventus, 146 gol in 251 presenze nelle ultime cinque stagioni tra Napoli e bianconeri, sta semplicemente facendo quello per cui è stato comprato, è in un certo senso sorprendente l’exploit dello spagnolo, che è a un solo assist dall’intero bottino raccolto nella Serie A 2017/18 ed è cresciuto in molte statistiche, dai passaggi chiave (da 2,3 a 3,4) ai tiri a partita (da 2,7 a 3,6), dalla media dei cross ogni 90 minuti (da 1,1 a 1,7) alla percentuale dei passaggi completati (da 81,3% a 86,1%). L’overperforming di Suso è continuato anche in Nazionale (due assist nella vittoria per 4-1 contro il Galles) e si manifesta anche a livello di carisma, tant’è che pure l’esterno fa parte degli estimatori pubblici del suo allenatore in rossonero: «Gattuso è passione e intensità, ma fuori dal campo puoi parlargli di tutto: come persona è il numero uno».
Questo exploit, però, ha un rovescio della medaglia. Se si cambia fascia, nel Milan c’è un Hakan Calhanoglu che in questa stagione non ha ancora trovato il gol e ha servito solo due assist, entrambi in Europa League contro l’Olympiacos, uno per il 2-1 di Higuain e l’altro per il definitivo 3-1 di Cutrone. Il turco è l’unico titolare del reparto offensivo ancora a secco e, insieme a Borini, l’unico “attaccante” della rosa a quota zero reti. Nel 2017/18, dopo un avvio difficile, Calhanoglu si era imposto quasi come ago della bilancia delle fortune del Milan di Gattuso, chiudendo la stagione con un totale di otto gol e undici assist, 6+8 in Serie A e 2+4 in Europa League.
Si era conquistato il posto da titolare all’inizio di gennaio, e fino al 31 di marzo i rossoneri non avevano mai perso una partita in campionato; aveva saltato solo le partite contro Torino e Benevento, e in quei tre giorni di metà aprile il Milan aveva ottenuto solo un punto; era tornato in tempo per lo sprint europeo, e con tre gol e tre assist aveva permesso alla sua squadra di portare a casa dieci degli ultimi dodici punti disponibili. In più, nell’ultima partita contro la Fiorentina era riuscito anche a infrangere il tabù punizione, segnando finalmente il suo primo gol con il colpo più atteso dal momento del suo arrivo in Italia. Un gol che non arrivava e che stava finendo per stressarlo: «“Punizione” è forse la prima parola d’italiano che ho imparato. Tutti a dirmi: “Hakan segni, Hakan segni”. È anche una questione di pressione».
Milan-Fiorentina 5-1: il primo gol su punizione di Calhanoglu in Italia e due assist (e mezzo) per Cutrone e Kalinic
Se si confrontano le statistiche del Calhanoglu versione 2017/18 con quelle del Calhanoglu 2018/19, tuttavia, si notano pochi cambiamenti. Punti di forza e debolezza sono rimasti gli stessi: grande abilità nei passaggi decisivi (i key passes sono incrementati addirittura da 2,3 a 3,8 a partita, in questo aspetto è sempre il leader del Milan) ma poca precisione generale (da 82,4% di percentuale realizzativa dei passaggi stessi, 16° dell’intera rosa, a 83,1%, 14°), più di due tiri e mezzo a gara, meno palle perse tra tutti i compagni del reparto offensivo e pochi cross. Quello che manca veramente, semmai, è il guizzo, la giocata decisiva, il tornare al centro di un sistema che sì, sta facendo bene sull’asse Suso-Higuain, ma che potrebbe fare ancora meglio se riuscisse a sfruttare al massimo tutti i suoi interpreti.
Il Milan attacca per il 42% delle volte da destra (contro il 34% del lato di Calhanoglu) e sulla fascia di Suso può sfruttare le costanti sovrapposizioni di due terzini di spinta come Calabria o Abate, per non parlare di Conti che tornerà a breve da un lungo infortunio. Il compito principale di Ricardo Rodriguez, a sinistra, è invece quello di aiutare la squadra nella manovra dal basso. In più Suso risulta più funzionale per servire Higuain sul corridoio che porta al piede destro dell’attaccante argentino, assecondando i suoi tagli.
Ma c’è altro. Gattuso lo ha ripetuto spesso nelle ultime settimane: «Hakan va aiutato a livello mentale», «ha bisogno di fiducia», «in questo momento non è brillantissimo, deve trovare tranquillità e precisione, liberare la mente». Il riferimento è con tutta probabilità alla fine del matrimonio del turco con la moglie Sinem Gündoğdu, un divorzio condito da molte polemiche a inizio agosto, in piena preparazione precampionato. Già l’anno scorso Gattuso lo aveva definito un «ragazzo molto sensibile» ed era riuscito a tirare fuori il meglio di lui parlandogli molto, come sottolineato più volte anche dallo stesso giocatore: «Mi parla sempre, è importante per me. Ho bisogno di questo, della fiducia del mister, che io giochi bene o male». Adesso la situazione sembra essere tornata al punto di partenza: oltre ai gol, alle vittorie e al bel gioco, il Milan deve ritrovare Calhanoglu, uomo triste in una squadra felice.