Cosa vuol dire essere un portiere “moderno”

Ederson, trasformandosi in centrocampista, ne illustra l'evoluzione.
di Redazione Undici 15 Gennaio 2019 alle 12:24

Ederson, il portiere brasiliano che dalla scorsa stagione gioca nel Manchester City, non ha mai nascosto la sua bravura con i piedi. Del resto, Guardiola lo ha voluto fortemente anche per questi aspetti: la capacità di far partire l’azione, di lanciare lungo con precisione, di uscire dalla propria area per coprire lo spazio alle spalle della difesa. Ederson è l’evoluzione ultima dello sweeper keeper, quello che per molti è il portiere del futuro: il brasiliano, oltre alle ovvie mansioni da numero uno, si considera a tutti gli effetti come uno dei giocatori di movimento. A tal punto che, in un’intervista a FourFourTwo, il portiere del City ha affermato che potrebbe tranquillamente giocare a centrocampo, anche in una partita di Premier: «Mi sono sempre sentito a mio agio con la palla tra i piedi, e questo mi è di grande aiuto durante le partite. Penso sia un talento naturale. Quando ero nelle giovanili del San Paolo, cercavo sempre di dimostrare le mie abilità con i piedi. E segnavo pure parecchi calci di punizione!».

Una punizione calciata perfettamente da Ederson ai tempi del Rio Ave

«Quando poi ero nelle squadre giovanili del Benfica, mi dicevano sempre di giocare a centrocampo se mancava qualcuno. Io non mi sentivo mai in difficoltà. Quindi, se necessario, sarei all’altezza del compito. Non sarebbe facile, soprattutto in Premier League, ma credo che potrei vincere la sfida».

Nell’ultimo match di Premier League contro il Wolverhampton, vinto 3-0 dal City con doppietta di Gabriel Jesus, Ederson è stato protagonista di un momento in cui ha agito da centrocampista a tutti gli effetti: dopo essere uscito dall’area di rigore per anticipare un avversario, ha prima vinto un contrasto, poi ha scambiato un paio di volte il pallone con i propri compagni di squadra, con la massima naturalezza.

Sarà questo il futuro del calcio? Thiago Motta, che qualche mese fa aveva parlato alla Gazzetta dello Sport, aveva indicato nel 2-7-2 il modulo con cui schiererebbe le sue squadre. Nessun errore: tra i 7 del centrocampo è contemplato anche il portiere, in quanto, sostiene l’ex centrocampista di Genoa e Inter, «il portiere è il primo attaccante: il gioco parte da lui».

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