Quando i giocatori si rifiutano di uscire

Kepa che disobbedisce a Sarri è un film già visto in passato.

Al 117esimo minuto di Chelsea-Manchester City, finale di Coppa di Lega inglese, il portiere dei Blues Kepa Arrizabalaga è stato richiamato in panchina da Maurizio Sarri. Solo che il portiere spagnolo si  è rifiutato di uscire, semplicemente. L’ex tecnico del Napoli aveva pensato di sostituire il numero uno basco con Willy Caballero in vista dei calci di rigore – pare oltretutto che Kepa avesse qualche problema fisico. Alla decisione di Sarri è seguito un minuto surreale, in cui il portiere del Chelsea ha fatto capire platealmente di non voler uscire: da regolamento, il giocatore rifiuta la sostituzione resta in campo, e il gioco riprende. Infatti Caballero si è seduto nuovamente in panchina e il Chelsea ha poi perso ai rigori (con Kepa che ha neutralizzato un un solo tentativo su cinque, di Leroy Sané). A fine partita, Sarri ha provato a chiudere la polemica: «Con Kepa ho chiarito, pensavo avesse i crampi, è stato un malinteso». Lo stesso portiere ha spiegato che il suo non era un gesto di disobbedienza, semplicemente voleva far capire alla panchina di poter continuare a stare in campo.

Non è la prima volta che un calciatore rifiuta la sostituzione decisa dal suo allenatore. Paulo Henrique Ganso, 29ennne talento brasiliano mai del tutto espresso – e oggi alla Fluminense –, ai tempi del Santos non abbandonò il campo nonostante il suo numero sul tabellone del quarto uomo. Lo stesso fece Ariel Ortega in una partita del River, quando dopo l’espulsione del portiere il tecnico voleva inserire il Mono Burgos: l’ex Samp e Parma si rifiutò di uscire, ma la sua decisione fu un bene per il River, visto che segnò il decisivo gol del 4-3. Anche Cristiano Ronaldo una volta disse a Zidane di lasciarlo in campo quando, nei quarti di finale contro il Bayern della Champions 2017, l’allenatore francese voleva sostituirlo con Asensio – il Real aveva vinto 2-1 a Monaco ma era sotto 1-2 in casa. Ronaldo non uscì e fece doppietta ai supplementari (dopo che aveva segnato anche il primo gol) e il Madrid passò il turno, grazie anche a delle decisioni arbitrali molto contestate. Andò meno bene a Fabianski, portiere dello Swansea, che due anni fa contro il Tottenham decise di rimanere in campo dopo un infortunio nonostante l’allenatore ne avesse ordinato la sostituzione. I gallesi, avanti 1-0, presero tre gol nei minuti finali e persero la partita.