Tre temi su Arsenal-Napoli

Un Napoli pronto per l'Europa, la forza e l'instabilità dei Gunners.

La scelta di Ancelotti

Un po’ le contingenze, un po’ la sua storia personale: Carlo Ancelotti che fa strada in Europa non è una novità, eravamo abituati a vederlo seduto al tavolo delle semifinali di Champions, quest’anno il suo Napoli ha scelto l’Europa League. Ma in fondo è stato anche un po’ scelto. Le contingenze, si diceva: la Juventus che domina in campionato, un girone di Champions proibitivo e amaro eppure giocato alla grande, quasi come a voler legittimare preventivamente un percorso positivo, se non da favorito, nella seconda competizione europea. Il Napoli si è ritrovato in una terra di mezzo per cui l’Europa League sta nobilitando una stagione altrimenti poco emozionante, la squadra azzurra è nettamente la seconda forza della Serie A, ma è sembrata troppo distante dal ritmo infernale della Juventus, e in Champions ha perso contro due squadre fortissime. Un background e un contesto derivato da sfruttare e valorizzare in Europa League, le sfide senza intoppi contro Zurigo e Salisburgo hanno confermato la sensazione che Ancelotti abbia polarizzato la seconda fase della stagione sull’ambizione di arrivare alla finale di Baku. Solo che ora si profila la prima sfida veramente difficile e importante, l’Arsenal è una delle tre squadre più forti del tabellone insieme al Chelsea e allo stesso Napoli: la retorica della finale anticipata calza a pennello, anche perché un risultato positivo in casa della squadra di Emery darebbe agli azzurri la spinta emotiva giusta per affrontare il return match al San Paolo, per confermare lo status di candidati principali alla vittoria della competizione. Un obiettivo realistico, date le contingenze, la storia di Ancelotti e la forza di un Napoli da tempo pronto a certe partite.

Oltre il palmarés, è una sfida alla pari

Il nome dell’Arsenal evoca un club abituato a giocare sfide importanti in Europa, e si potrebbe pensare che questo rappresenti un vantaggio nei confronti del Napoli. La storia europea della squadra di Ancelotti non regge il confronto con i Gunners, eppure il Napoli, in questa stagione come in altre, ha dimostrato di potersela giocare alla pari con qualsiasi avversario – se oggi è in Europa League, del resto, lo deve solamente a una crudelissima classifica avulsa, che l’ha confinata al terzo posto del girone di Champions nonostante gli stessi punti del Liverpool. Quello stesso Liverpool finalista a Kiev battuto al San Paolo, così come il doppio pari – con quasi vittoria in Francia – con il ricchissimo Psg, e andando più indietro gli scontri, non sempre fortunati, con Manchester City e Real Madrid. È mancato il risultato della consacrazione europea, al Napoli, ed è anche questo il senso dell’arrivo di un tecnico con una invidiabile esperienza come Carlo Ancelotti: questo non toglie, però, che gli azzurri hanno maturato una certa consuetudine a disputare partite importanti, e a farlo al meglio delle proprie possibilità. Rovesciando il punto di vista, del resto, l’Arsenal dell’ultimo Wenger non ha certo fatto meglio del Napoli in Europa: fuori per sette stagioni di fila agli ottavi di Champions, dal 2011 al 2017, mentre lo scorso anno, in semifinale di Europa League, una prestazione non indimenticabile – con conseguente eliminazione – contro l’Atlético Madrid.

Un Arsenal nuovo e provvisorio

La prima stagione di Unai Emery all’Arsenal non poteva essere molto diversa: l’implementazione di una nuova filosofia tattica e manageriale richiede tempo per essere metabolizzata, soprattutto in un ambiente reduce da venti anni di assolutismo illuminato – firmato Wenger. E allora la corsa in Premier vive di alti e bassi, una situazione fisiologica, inevitabile; anche l’Europa League è stata vissuta sul filo del rasoio, i Gunners hanno rischiato contro il Bate ai sedicesimi come contro il Rennes agli ottavi, il passaggio del turno è arrivato in entrambi i casi con due rimonte dopo inopinate sconfitte in trasferta. Ora c’è il Napoli, che rappresenta il primo vero ostacolo nella corsa alla finale di Baku – una situazione condivisa con la squadra di Ancelotti. Anche per questo Emery ha dei dubbi sul sistema e sugli uomini da utilizzare stasera all’Emirates, probabilmente il tecnico spagnolo rinuncerà a uno dei suoi due grandi attaccanti (Aubameyang dovrebbe andare in campo, Lacazette finirebbe in panchina) e schiererà Iwobi e Ozil tra le linee. Difesa a tre con Mustafi, Monreal e Sokratis: una novità per Emery, che dimostra come la nuova era dell’Arsenal viva  di compromessi tattici e ideologici, per via di una rosa con enorme talento, ma anche squilibrata nei valori tra i vari reparti. In attesa di capire come si compirà il progetto dei Gunners, una squadra che sembra ancora provvisoria si gioca un quarto di finale contro un avversario importante: è un’occasione per provare ad alimentare fin da subito una rinascita solo abbozzata, sicuramente promettente, ma ancora da decifrare fino in fondo.

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