La tripletta alla Svizzera ha ribadito che Ronaldo è un giocatore superiore

Tre gol diversi, tutti bellissimi.

Con le tre reti segnate alla Svizzera, nella prima semifinale di Nations League, Cristiano Ronaldo ha raggiunto quota 88 marcature con la maglia del Portogallo – in 157 presenze. Per il fuoriclasse della Juventus, ora le triplette con la Nazionale sono 7, il 30% da quelle realizzate in totale da giocatori della selezione lusitana fin dalla sua prima partita ufficiale, giocata il 18 novembre del 1921. Nel mirino di Ronaldo, evidentemente, c’è il record di Ali Daei: l’attaccante iraniano detiene il primato di gol con la maglia di una nazionale maggiore, 109 realizzazioni con la Nazionale del suo Paese, in 13 anni (1993-2006). Un altro obiettivo potrebbe essere di allungare la serie di manifestazioni internazionali con almeno un gol realizzato: dal 2004 a oggi, Ronaldo ha segnato in 4 edizioni degli Europei, in 4 edizioni dei Mondiali, nella Confederations Cup 2017 e ora anche nella fase finale di Nations League. Domenica, il Portogallo giocherà la finale contro la vincente di Olanda-Inghilterra, la seconda semifinale in programma stasera.

 

Al di là delle impressionanti statistiche, l’ennesima notte perfetta di Cristiano Ronaldo racconta di un calciatore ancora perfettamente integro, completo in ogni aspetto del gioco, apparentemente inossidabile, a 34 anni compiuti. L’idea che Ronaldo sia ancora all’apice della carriera, che sia al meglio del suo rendimento e delle sue possibilità tecnico-atletiche, trova riscontro non tanto nel numero di gol segnati, quanto nella varietà e nella qualità delle sue azioni, in relazione con l’età anagrafica. La prima rete, su calcio di punizione, porta la firma di Ronaldo ben prima del tiro che ha incenerito Sommer: l’attaccante della Juventus riceve il pallone tra le linee della Svizzera, supera un primo uomo con un tocco di prima e poi punta l’area avversaria con il pallone attaccato al piede, e gli avversari che fanno fatica a raggiungerlo per opporsi. Fino al fallo in scivolata, che causa la punizione dell’1-0. La conclusione è controintuitiva, Sommer si aspetta il pallone sopra la barriera e invece viene anticipato dall’altro lato; il tiro non è particolarmente forte o arcuato, è una conclusione intelligente, se proprio vogliamo trovare un aggettivo.

L’intera sequenza del primo gol

L’azione che porta al fallo decisivo descrive l’importanza di Ronaldo per il Portogallo, intesa dal punto di vista tattico. L’attaccante portoghese gode di totale libertà di movimento, si sposta in autonomia su tutto il fronte offensivo, può ricevere il pallone a destra, a sinistra e soprattutto tra le linee, per supportare la manovra e poi attaccare la porta in verticale, oppure convergendo dagli esterni. Il suo ruolo in realtà non esiste, contro la Svizzera ha giocato nominalmente da prima punta in un 4-4-2 con João Felix (all’esordio in Nazionale) al suo fianco, ma ingabbiare la sua partita e i suoi movimenti in definizioni classiche e/o ristrette sarebbe molto superficiale.

Il secondo gol racconta il Ronaldo attaccante puro, l’aspetto più curato da Cristiano nella seconda fase della carriera. In un’azione verticale, rapida, Bernardo Silva viene servito sulla destra, il centrocampista del Manchester City tiene una frequenza maggiore di corsa rispetto al suo marcatore e così si crea lo spazio per l’appoggio arretrato, basso, in area di rigore. Ronaldo ha seguito il gioco, ha occupato lo spazio della prima punta, sa già che quel pallone potrebbe arrivare proprio lì, proprio così. Allora anticipa il movimento, brucia letteralmente Akanji, non gli dà il tempo di intervenire in scivolata che il tiro è già partito, fortissimo, sul primo palo. Una rete da calciatore superiore, per lettura dei tempi di gioco e rapidità d’esecuzione.

Il secondo gol

L’ultimo gol è il più bello della serie, da un punto di vista puramente stilistico. Siamo al minuto 90, eppure Ronaldo è ancora pienamente dentro la partita dal punto di vista fisico e mentale, è lucido nelle gambe e nella testa, al punto di accompagnare perfettamente il contropiede di Guedes, di sfruttare lo spazio creato dal successivo inserimento dello stesso Guedes, di utilizzare il doppio passo come giocata per crearsi lo spazio del tiro, non come dribbling fine a se stesso. La conclusione, a quel punto, diventa quasi scontata per un giocatore come lui. Eppure non lo è, perché è un tiro che gira sul secondo palo ma è anche secco, diretto. Quello che serviva per chiudere perfettamente l’azione, l’ennesima serata da fuoriclasse.

La rete del 3-1