Paulo Fonseca è un altro tassello della Roma internazionale

Il progetto della proprietà americana guarda sempre più oltre i confini italiani.

Roma Caput Mundi fu un un’espressione creata per sottolineare, oltre alla potenza e alla vastità dell’Impero, la tendenza della città a voler essere capitale del mondo, riferimento assoluto nella geopolitica di duemila anni fa. L’obiettivo di James Pallotta, traslato nel calcio e nell’era contemporanea, è proprio questo: conferire alla Roma un rilievo che superi i confini dell’Italia. Le strategie imprenditoriali e tecniche spingono da tempo in questa direzione, a cominciare dalla ferma volontà di dotarsi di uno stadio di proprietà, fino ad arrivare all’allenatore della squadra. La scelta di Paulo Fonseca è stata motivata utilizzando una terminologia chiara, precisa: «Giovane e ambizioso con esperienza internazionale, mentalità vincente, conosciuto per la sua idea di calcio coraggiosa e offensiva che potrà entusiasmare i nostri tifosi». Parole che esprimono esattamente le basi del progetto sportivo che sarà. Un progetto sportivo che è già stato, in realtà.

 

«Stiamo cercando di mettere in piedi un marchio globale, e credo che in generale la Roma goda di molto più rispetto a livello internazionale nel mondo del calcio rispetto a sei anni fa», disse Pallotta lo scorso febbraio, in un’ intervista rilasciata al sito ufficiale del club. La Roma costruita nel tempo dal presidente americano ha cercato di perseguire proprio questa strategia, e non a caso è stata la squadra italiana che più frequentemente si è affidata a un allenatore straniero negli ultimi dieci anni, l’unica che l’ha fatto per quattro stagioni consecutive. Fu Luis Enrique a inaugurare questo ciclo nel 2011, chiudendo il suo primo e unico campionato italiano al settimo posto; un risultato deludente che si ripeté anche l’anno successivo, quando fu Zdenek Zeman a guidare i giallorossi. Per il tecnico boemo  arrivò però l’esonero a stagione in corso, al suo posto subentrò Andreazzoli. Nel 2013, ecco la svolta di Rudi Garcia: l’allenatore francese riportò nuovamente la Roma nei primi posti della classifica, e per due anni consecutivi in Champions League. Nelle due stagioni cominciate e concluse sulla panchina giallorossa, il distacco con la Juventus fu sempre di 17 punti, ma nella prima l’ex tecnico del Lille fronteggiò un rivale semplicemente inarrivabile (i bianconeri chiusero il campionato a quota 102 punti) mentre nella seconda furono troppi i passaggi a vuoto tra la fine di gennaio e la metà di marzo 2015.

La scelta di prendere Fonseca riavvia il progetto della Roma internazionale dopo il triennio “italiano” di Spalletti e Di Francesco, concluso con Ranieri. Il management giallorosso, però, non ha puntato solo su un allenatore con buona esperienza europea, ma anche su un tecnico capace di resettare le problematiche ambientali e tecniche attraverso una filosofia di calcio divertente, e abilità comunicative all’avanguardia: Paulo Fonseca sa vestire gli abiti del divulgatore tattico, del leader carismatico, è anche un personaggio autoironico, basi pensare a quando si travestì dall’eroe mascherato Zorro – quando ci si scommette qualcosa di importante come il passaggio del girone di Champions League se nel gruppo ci sono Manchester City e Napoli. D’altronde, accettare di allenare lo Shakhtar nel periodo più traumatico di trasformazione non è una cosa da tutti: il portoghese ha raccolto l’eredità dei dodici anni di Lucescu, e inoltre ha dovuto convivere con la guerra del Donbass – iniziata già da oltre due anni al momento del suo arrivo –, che aveva provocato un vero e proprio esodo dal club ucraino.

La missione che Pallotta sta assegnando al nuovo allenatore è tutt’altro che semplice, quasi utopica se si ripensa alle turbolenze dell’ultima stagione: razionalizzare, rendendo costante ed equilibrato (quindi vincente), un calcio perennemente votato all’attacco. L’obiettivo è quello di stabilirsi nelle prime quattro della Serie A e nelle prime otto della Champions League, in modo da alimentare la crescita della doppia direttrice sportiva ed economica, ma soprattutto per costruire un’identità calcistica riconosciuta e riconoscibile in tutta Europa, che possa aumentare l’appeal del club, dal punto di vista tecnico e finanziario. L’idea, in pratica, è di ripercorrere il successo ottenuto dall’account Twitter di lingua inglese, che è stato celebrato in tutto il mondo e che è considerato tra i migliori in ambito sportivo per qualità e attrattività dei contenuti, e per i dati di engagement.

Dal punto di vista tattico, Fonseca è un allenatore sistemico, che pratica una versione molto audace del gioco di posizione: il modulo di partenza è il 4-2-3-1, ma in realtà lo schieramento del suo Shakhtar è sempre stato estremamente fluido, proprio per creare il maggior numero possibile di linee di passaggio, soprattutto nella metà campo avversaria. Se la prima impostazione avviene attraverso la salida lavolpiana di uno dei due centrocampista del doble pivote, la seconda parte della manovra viene attuata con i giocatori posizionati secondo un visionario 2-2-6, con i due centrali molto alti, praticamente sulla linea di centrocampo, i due mediani a dare il primo input della manovra offensiva e una linea di sei attaccanti composta dai due esterni di difesa, le due ali, il trequartista centrale e la punta – tutti peraltro con licenza di inventare a ridosso dell’area avversaria, alla ricerca della combinazione migliore per superare la difesa. Una simile impostazione ha ovviamente dei punti deboli: è evidente la necessità di schierare difensori veloci ed esterni pronti a grande sacrificio in fase di non possesso, nella rosa della Roma Manolas ed El Shaarawy potrebbero calarsi bene in questo sistema, grazie alle loro caratteristiche tecniche e fisiche.

Shakhtar-Manchester City 2-1

L’arrivo di Fonseca potrebbe portare anche a un cambiamento delle politiche di mercato della Roma. La prima cosa di cui tener conto è che Paulo Fonseca è rappresentato dalla GestiFute, la società di procure sportive d’eccellenza gestita da Jorge Mendes, sempre più presente nel calcio italiano dopo gli approdi di Cristiano Ronaldo e João Cancelo alla Juventus e il contratto siglato con Faouzi Ghoulam. Il club giallorosso potrebbe sfruttare questo nuovo legame per alimentare il player trading sul mercato, una strategia perseguita negli ultimi anni per sanare il bilancio e che ora potrebbe essere applicata in maniera sistematica, e su scala più ampia, non solo per mantenere una gestione virtuosa ma anche per cercare di migliorare la squadra. Da qualsiasi punto di vista lo si guardi, l’arrivo di Fonseca restituisce una sensazione chiara: è un ulteriore tentativo di internazionalizzazione della Roma, quasi un rilancio da parte di Pallotta e della società giallorossa rispetto alle scelte manageriali degli ultimi anni, piuttosto che una rivoluzione del pensiero dentro il club. L’idea nuova è che questa nuova identità si origini dal campo, da uno stile di gioco, sofisticato, offensivo, dalla filosofia ambiziosa di un allenatore che potrebbe influenzare l’intera esperienza del club.