L’Uruguay è letale sulle palle inattive

Quasi un gol su due della Celeste arriva su calcio d'angolo, punizioni o rigori.
di Redazione Undici
17 Giugno 2019

L’ultima partita giocata dall’Italia ai Mondiali risale al 24 giugno 2014, contro l’Uruguay. Rispetto ad allora, la Celeste ha cambiato pochissimo: 7 giocatori su 11 erano in campo anche questa notte, quando la squadra di Tabárez – ovviamente lo stesso ct della Coppa del Mondo brasiliana – ha battuto per 4-0 l’Ecuador nel match d’esordio in Coppa America. Cinque anni fa, l’Uruguay eliminò l’Italia grazie a un colpo di testa su calcio d’angolo di Godín. Neanche questo aspetto è cambiato, anzi in realtà la forza dell’Uruguay su palla inattiva è addirittura cresciuta: 2 dei 4 gol contro l’Ecuador sono arrivati sugli sviluppi di un’azione da fermo, precisamente due corner, ad opera di Cavani e Suárez. Le altre due marcature sono arrivate con un bel diagonale di Lodeiro e a causa di un’autorete di Arturo Rafael Mina Meza, 28enne difensore dello Yeni Malatyaspor.

In realtà, i gol su palla inattiva sono davvero il trademark dell’Uruguay, le percentuali sono incredibili: secondo quanto riportato da El Observador, negli ultimi due anni, la Celeste ha segnato praticamente una rete su due (46,8%) partendo da un calcio di punizione o un calcio d’angolo. La percentuale è salita dal Mondiale in Russia ad oggi, prima era pari al 31%. I dati in dettaglio: l’Uruguay ha segnato 32 gol nelle ultime 17 partite, 15 su palla inattiva e 17 su azione manovrata. Tabárez ha spiegato che le sue sedute di allenamento pongono molta enfasi sulla preparazione dei calci piazzati, soprattutto sulla qualità dei cross e sulla spartizione degli spazi in area di rigore.

Questi numeri, inevitabilmente, condizionano anche gli score dei singoli calciatori. Luis Suárez, per esempio, non segna su azione manovrata con l’Uruguay dall’11 ottobre 2016. Da allora, ha realizzato 7 reti, sempre e solo sugli sviluppi di una palla inattiva – 3 calci di punizione, 3 corner e un rigore. Il miglior realizzatore da fermo dell’era Tabárez è però Diego Lugano, non a caso un difensore centrale alto 188 centimetri, un bravissimo colpitore di testa: 9 gol per l’ex centrale di Fenerbahce e Psg, ritiratosi dal calcio giocato nel 2014; al secondo posto c’è Diego Godín, con 8 reti.

 

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