Matthijs de Ligt alla Juventus è un trasferimento epocale

Riporta la Serie A al centro del mappamondo calcistico, e ai bianconeri un difensore già fortissimo.

Una delle cose che siamo abituati a fare con i giovani calciatori è scrutare nel loro futuro, fantasticare con le loro potenzialità, ipotizzarne traiettorie di crescita, giubili e successi. Matthijs de Ligt, 19 anni, è diverso. Di lui non bisogna immaginarsi niente: lo abbiamo già visto, lo stiamo vedendo. La Serie A sta per abbracciare un prodigio del calcio, una di quelle meraviglie che capita pochissime volte nell’arco di un decennio: alla sua età, solo Mbappé, tra i nomi più recenti, riservava lo stesso stupore. «Ha 19 anni, ma sembra che ne abbia 30. Lui e de Jong hanno cervelli straordinari, una mentalità completa. Sono cose che non si possono comprare. Non ho mai visto nulla del genere nella mia carriera», ha detto l’ormai ex compagno di squadra Dusan Tadic.

È difficile trovare, nella storia, esemplari calcistici come de Ligt: in tre anni di carriera ai massimi livelli, ha giocato una finale di Europa League, una semifinale di Champions, una finale di Nations League, e ha vinto un campionato olandese. Da protagonista, e poi da capitano, da leader. In pochissimo tempo, si è affermato come uno dei difensori più completi al mondo. Non sembra di intravederne punti deboli: è imbattibile nel gioco aereo, è difficile da superare nell’uno contro uno, ha una straordinaria pulizia negli interventi. Non è rapidissimo, ma spicca per senso della posizione. E ruba sempre il tempo ai diretti avversari.

Il gol contro il Tottenham, in semifinale di Champions (Dan Mullan/Getty Images)

Quello che la Juventus ha perfezionato, perciò, non è un acquisto qualunque. Stiamo parlando di un giocatore che ha davanti non meno di un decennio ad altissimi livelli, e attorno a cui costruire la difesa negli anni a venire: con un colpo solo, sono state spazzate via le incertezze sul futuro legate all’età dei difensori bianconeri – Bonucci e Chiellini sono ultratrentenni, Barzagli si è appena ritirato. Soprattutto, il significato dietro l’operazione de Ligt certifica quello che da tempo sapevamo – e cioè che la Juventus è tra le prime cinque, sei squadre d’Europa, a livello di organico e ambizioni. E comunque c’è qualcosa di diverso, di epocale: un giocatore ambito dalle più grandi corazzate del continente che sceglie la Serie A. Uno scenario che appartiene più ai tempi andati degli anni Novanta, che al presente.

Barcellona e Psg, e più indietro (anche nel tempo) Manchester United e Bayern Monaco: de Ligt aveva un ampio ventaglio di opzioni tra cui scegliere, eppure ha preferito una squadra di un campionato che, nell’ultimo decennio, non è mai riuscito a imporsi in Europa. La Serie A sta riscoprendo un’attrattiva rinnovata – in attesa che altri profili di spessore internazionale raggiungano l’Italia, James Rodríguez e Lukaku su tutti – e buona parte del merito va attribuita proprio alla Juventus, che negli ultimi anni è riuscita a richiamare nomi di altissimo livello. L’arrivo di Cristiano Ronaldo, un anno fa, ha certamente rappresentato l’ulteriore e definitivo boost di questo processo, ed è facile abbandonarsi alla suggestione che proprio il portoghese sia stato determinante nel convincere de Ligt a sposare il progetto Juventus – alla luce della “chiacchierata” post partita di Portogallo-Olanda di Nations League.

Un duello con Cristiano Ronaldo (Michael Steele/Getty Images)

Mino Raiola, agente dell’olandese, ha avuto sicuramente un ruolo nell’orientare la scelta del calciatore, a cui ha assicurato un contratto quinquennale da 12 milioni di euro stagionali, tra parte fissa e bonus – il che fa di de Ligt il secondo giocatore più pagato del campionato, a riprova della “straordinarietà” del profilo in questione. Alla Juventus l’ex capitano dell’Ajax troverà un contesto molto competitivo, che gli permetterà di aggiornare significativamente il suo curriculum, e la possibilità di giocare fianco a fianco con vere e proprie istituzioni dell’arte difensiva. Paradossalmente, tra le papabili destinazioni la Juventus è quella dove troverà la concorrenza più solida – la sua preoccupazione, come aveva confessato al Mundo Deportivo, era quella di trovare una squadra «dove essere protagonista e giocare tante partite». A ogni modo, de Ligt in bianconero sarà da subito uno degli elementi più impiegati. A suggerirlo, è la sua stessa storia.

La personalità è uno degli aspetti più affascinanti e celebrati del difensore olandese. «Non era solo un capitano, era una figura centrale nello spogliatoio», le parole di uno dei – pochi – veterani dell’ultimo Ajax, Daley Blind. Nel 2017, in Europa League contro il Manchester United, de Ligt è diventato il più giovane titolare di sempre in una finale europea – a 17 anni e 285 giorni. All’inizio di quella stagione non era aggregato nemmeno con la prima squadra dell’Ajax: era appena arrivato nella squadra B, lo Jong Ajax. Passarono un paio di mesi prima che Bosz, allora allenatore degli olandesi, ne facesse un giocatore a pieno titolo della prima squadra. Fino a schierarlo titolare con frequenza nella seconda parte di stagione, in particolar modo in Europa League.

In dribbling su Llorente, in Champions (Julian Finney/Getty Images)

Anche il suo percorso in Nazionale è stato fulmineo – de Ligt è passato dall’Under 19 alla Nazionale maggiore, senza mai giocare una singola partita in Under 21. Eppure il suo debutto, nel marzo 2017 contro la Bulgaria, è stato tutt’altro che una favola: sconfitta per 2-0, de Ligt colpevole in entrambe le reti degli avversari, sostituzione nel corso dell’intervallo. Il ct Blind viene esonerato dopo la partita, e quella sconfitta peserà tantissimo nella mancata qualificazione dell’Olanda ai Mondiali. De Ligt ritrova la maglia da titolare, stabilmente, solo otto mesi dopo. Qualsiasi 17enne sarebbe sprofondato in un turbine di insicurezza; lui, invece, riconosce i propri errori, e si rimette in marcia. Il suo vecchio agente, Barry Hulshoff, ha detto che sono le motivazioni, e la sua incessante voglia di perfezionarsi, a renderlo speciale: «La sua mente è costantemente concentrata su quello che serve per diventare un grande difensore. Dà sempre il cento per cento, e si pone di continuo nuovi obiettivi».

Negli ultimi mesi con la maglia dell’Ajax, de Ligt ha praticamente azzerato gli errori in cui, legittimamente, incorreva fino a qualche tempo prima. La sua tenacia fuori dal comune lo ha portato a essere un difensore solido e affidabile ancor prima di compiere vent’anni. Nella storia e nella fisionomia di de Ligt si ravvedono gli ingredienti che lo hanno portato a diventare uno dei talenti più eccitanti al mondo, oltre che il primo difensore a vincere il Golden Boy. Ingredienti che collimano alla perfezione con la sua nuova squadra, la Juventus.