Una nuova prospettiva per parlare di ultras

Sèbastien Louis ricostruisce, in Ultras, la storia del tifo organizzato in Italia.

Nel 2004, alcuni studenti di Firenze cominciano a frequentare, un po’ per gioco, gli spalti di una piccola squadra di Terza Categoria, l’Ac Lebowski. Quei ragazzi, presenze fisse della curva fiorentina, replicarono le stesse abitudini da ultras ai più alti livelli: bandieroni, striscioni, fumogeni. E, ovviamente, l’irrinunciabile presenza al seguito della squadra, in casa e in trasferta. Quell’esperienza divenne talmente significativa che negli anni la piccola squadra vide aumentare il tifo a proprio sostegno – file ingrossate sempre da ultras della Fiorentina – finché, nel 2010, i promotori dell’iniziativa fondarono un club tutto loro, il Cs Lebowski. Un esempio di calcio popolare, con i tifosi che diventano essi stessi proprietari del club, e che ha conosciuto una certa diffusione in Italia soprattutto nell’ultimo decennio.

È una storia piccola ma significativa, perché riassume la riproducibilità di un movimento, quello ultras, a tutti i livelli e in tutte le scale. Ma il fenomeno ultras resta composito, variegato, con infinite ramificazioni: pur condividendo regole, rituali, declinazioni di ogni tipo – dal modo di vestire all’apparato iconografico delle curve – le curve italiane hanno dato luogo alle esperienze più disparate – e pertanto meritevoli di essere raccolte e raccontate in un libro. È quello che fa, con precisione di e dovizia di particolari, Sébastien Louis, sociologo francese e specialista del tifo radicale in Europa e Nordafrica. Dopo il grande successo ottenuto in Francia, il suo Ultras. Gli altri protagonisti del calcio arriva in Italia, per l’editore Meltemi.

Proprio la formazione di Louis rende interessante l’approccio alla narrazione: «È con metodi classici, da studioso di storia, integrati all’approccio interdisciplinare, che affronterò questo fenomeno contemporaneo. Ho avuto modo di frequentare un gran numero di testimoni e attori protagonisti del fenomeno e questo libro è il risultato di due decenni di osservazione partecipata a fianco degli ultras italiani». Senza pregiudizi né preconcetti verso un mondo che spesso è stato demonizzato aprioristicamente; del resto, Louis stesso è stato a lungo frequentatore del gruppo ultras marsigliese Commando Ultra 84. Come pure non sono taciuti gli episodi di violenza e le tragedie che hanno rappresentato un momento di crisi e profonde riflessioni all’interno dei movimenti organizzati.

Il libro ricostruisce fedelmente tutto l’arco temporale che va dalla nascita dei primissimi club di tifosi organizzati fino ai nostri giorni, e lo fa ponendo l’accento sulle ragioni sociali che hanno portato a formazione e sviluppo del movimento ultras. «Al di là dello studio di un fenomeno sociale qual è quello degli ultras, questa ricerca è un’incursione nella società italiana degli ultimi decenni, nei suoi mutamenti profondi». Nulla di tutto questo è nato per caso: la sottocultura ultras si realizza compiutamente e prende consapevolezza di se stessa tra anni Sessanta e Settanta, quando la gioventù italiana porta negli stadi slogan e nomi di battaglia mutuate dalle lotte politiche, dalle manifestazioni di piazza – è il periodo storico in cui la maggior parte dei gruppi è politicizzata, e utilizza nomi come Autonomia Operaia o Armata Rossa. Con il progressivo e sempre più diffuso disinteresse per l’attivismo politico, il movimento ultras mantiene – e forse accresce ancor di più, andando a colmare un vuoto – il suo ruolo di collante sociale.

Il tifo organizzato ha saputo resistere ai cambiamenti, anche quelli più critici alla sua sopravvivenza – dall’avvento della pay tv ai provvedimenti più repressivi – e questo sicuramente dice qualcosa della sua forza e della sua attualità. Che un movimento auto-organizzatosi continui a raccogliere intorno a sé migliaia e migliaia di seguaci, nonostante una “cronaca” contraria, è indubbiamente un qualcosa di rilevante. Louis intercetta molto bene le cause di questo successo e offre uno spaccato di questo preciso periodo storico degli ultras con quattro interviste realizzate agli esponenti di punta di altrettante curve – Reggiana, Triestina, Brescia e Catania.