Una delle cose più interessanti dell’ultima edizione di Football Manager, dominatore assoluto nella scena dei giochi calcistici manageriali, riguarda la variabilità dell’esito di Brexit: gli sviluppatori hanno creato un algoritmo che modifica l’evoluzione della situazione per ogni diverso “save”, vale a dire una carriera iniziata dalla prima stagione disponibile – per l’edizione 2019, quindi, quella che prende il via nell’estate del 2018 per le leghe europee oppure all’inizio del 2019 per i campionati degli altri continenti. In pratica, la procedura di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si conclude in maniera diversa per ogni partita, oppure può anche non concretizzarsi per niente, influenzando in questo modo lo status dei calciatori non britannici in Premier League e negli altri campionati del Regno Unito. Secondo quanto riportato dal Washington Post, i creatori di FM hanno collaborato con un team esterno di accademici, giornalisti, politici e operatori calcistici per compilare un elenco di potenziali scenari riferiti a Brexit.
Nello stesso articolo, il Washington Post spiega come questo aspetto abbia avuto un impatto notevole nell’ambiente calcistico – e non solo – rispetto alla percezione di Brexit: osservando i vari cambiamenti innescati da Brexit sul mercato della Premier League, molti videogiocatori si sono lamentati e hanno rimpianto di aver votato per per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Miles Jacobson, direttore di Sports Interactive (la software house che produce Football Manager) ha raccontato: «Ci sono state molte reazioni sui social media, in molti hanno scritto “Se avessi saputo prima di queste conseguenze di Brexit, avrei votato in un modo diverso”. Tanti hanno avuto maggiori difficoltà nella costruzione di una squadra forte per la Premier League, dato che le nuove regole per la concessione del permesso di lavoro ai calciatori stranieri sarebbero più stringenti. Alcuni utenti hanno anche avviato una campagna perché escludessimo completamente Brexit dal gioco, ma parliamo di un evento politico che influenzerà il mondo reale, e che quindi che deve essere presente in una simulazione calcistica».
Se Brexit dovesse concretizzarsi secondo l’ipotesi originaria – per intenderci quella sostenuta da Boris Johnson, leader del Partito Conservatore –, tutti i giocatori attualmente considerati comunitari, che quindi possono essere acquistati dai club di Premier sfruttando le regole di libera circolazione dei lavoratori nell’Unione, diventerebbero extracomunitari. In virtù di questo nuovo status, sarebbero sottoporsi alla procedura per la richiesta del permesso di lavoro nel Regno Unito. Per ottenerlo, un calciatore extracomunitario deve essere in possesso di determinati requisiti: tra queste, le più difficili da rispettare riguardano un certo numero di presenze nelle proprie rappresentative nazionali negli ultimi due anni, e tra l’altro il calcolo è legato a una ponderazione differente rispetto al ranking Fifa della propria squadra nazionale.
Questa eventualità è stata testata da alcuni giocatori di Football Manager, per cui in molti si sono ritrovati a non poter acquistare calciatori molto giovani e promettenti, con nazionalità europea e da club europei. In realtà la concessione del permesso di lavoro può essere posposta, ad esempio dopo una stagione in prestito, ma il calciomercato così come lo conosciamo ora cambierebbe radicalmente, riducendo di molto lo spazio di manovra dei club inglesi – sarebbe un paradosso, perché parliamo delle società più ricche in assoluto. Ovviamente, tutto cambierebbe con un regolamento ad hoc per il mondo del calcio – un’altra eventualità prevista nel gioco.
In ogni caso, le impressioni raccolte da Sports Interactive sono molto indicative rispetto al giudizio dei cittadini, e quindi sono finite anche nel discorso politico: «Una delle cose più interessanti è stato presentare i dati e le opinioni agli esponenti dei due principali partiti politici nel Regno Unito. In qualche modo, i numeri spiegavano che il risultato di Brexit, in ogni caso, non sarà positivo per la Nazionale inglese o per la qualità della Premier League. È una battaglia che continuo a combattere ancora oggi, anche se non ha alcuna inclinazione politica: il team di Sports Interactive è composto da 100 dipendenti a tempo pieno e oltre 1000 ricercatori in tutto il mondo, quindi abbiamo tantissime visioni diverse riguardo Brexit e altri temi istituzionali. Si tratta di previsioni, non di una campagna contro Brexit».