Tre temi sulla prima giornata di Champions League

L'esordio meritato dell'Atalanta, una nuova edizione di Napoli-Liverpool e Atlético-Juve.

Napoli-Liverpool, un anno dopo e verso il futuro

Quando un anno fa il Napoli di Ancelotti sconfisse il Liverpool di Klopp, in pochi si resero conto della grandezza di quel successo. Il gol di Insigne nel finale fu pienamente legittimato dall’andamento della partita, probabilmente la migliore degli azzurri nella scorsa stagione. La distanza – tecnica, tattica, esperienziale – tra le due squadre non fu avvertita, anche perché i Reds non giocarono al meglio al San Paolo, poi la reale forza del progetto di Klopp si è percepita sul lungo, anzi proprio il match di ritorno ad Anfield Road fu dominato dai padroni di casa e sancì la retrocessione di Ancelotti in Europa League. Il fatto che anche il return match si concluse con uno scarto minimo – anche quello un po’ stretto data la superiorità del Liverpool –, e con una grande parata di Alisson su Milik nei minuti di recupero, ha alimentato i rimpianti del Napoli per tutta l’ultima stagione. Il più classico dei What If sulla consistenza degli azzurri, ormai costantemente ai vertici eppure quasi sempre incompiuti. Il progetto del Napoli e di Ancelotti è stato portato avanti con coerenza, non è stato stravolto dal mercato estivo, e quindi si ripresenta sul palcoscenico della Champions – e non solo – con ambizioni importanti. Per esempio raggiungere gli ottavi mancati nella scorsa stagione, un obiettivo concreto, ma anche mostrare di aver quantomeno ridotto il gap con le big del continente. Quello contro il Liverpool, in questo senso, è il test perfetto: nessuna squadra è più forte e consapevole di quella di Klopp, almeno in questo momento, quindi l’esito ma soprattutto l’andamento della partita ci diranno qualcosa di più sul reale livello del Napoli, sul perimetro all’interno del quale si muove e si muoverà la squadra di Ancelotti. In questo avvio di stagione, gli azzurri hanno dato la sensazione di essere migliori rispetto allo scorso anno, ma pure di essere ancora privi di un reale equilibrio in campo. Anche in questo senso, la sfida a Salah, Mané, Firmino e compagni sarà molto indicativa, metterà alla prova il Napoli laddove occorre, cioè sull’efficacia della fase difensiva. Il fatto che sia la prima partita europea dell’anno, e che le altre due squadre del girone (Salisburgo e Genk) non siano al livello degli azzurri e dei Reds, contribuisce ad alimentare un’attesa che va oltre il risultato, che ha un significato più ampio, che si proietta nel futuro.

Lorenzo Insigne ha segnato 3 gol contro le squadre di Klopp: nel 2013 realizzò due reti, una all’andata e una al ritorno, contro il Borussia Dortmund; l’anno scorso fu lui a realizzare il gol che valse il successo contro il Liverpool (Filippo Monteforte/AFP/Getty Images)

 

Per la Juve, Madrid è l’occasione di marcare la differenza

Prima ancora che sventolasse bandiera bianca contro l’Ajax, lo scorso anno la Juventus di Allegri aveva dato i primi segni di cedimento al Wanda Metropolitano di Madrid: la gara di andata degli ottavi finì 2-0 per gli spagnoli, con i bianconeri estremamente passivi e arrendevoli, e solo una prestazione perfetta, al ritorno, permise di continuare l’avventura europea, seppur per poche altre settimane. La nuova Juventus riparte in Champions proprio dall’Atlético, in quello stadio che appena tre mesi fa ha ospitato la finale tutta inglese tra Liverpool e Tottenham, ed è evidente che la suggestione più forte sarà quella di mettere a confronto le due versioni bianconere, con Allegri e Sarri, sullo stesso palcoscenico. L’ex allenatore del Chelsea è stato voluto proprio per aprire un nuovo ciclo basato su un atteggiamento meno conservativo e orientato al dominio della gara e alla ricerca del possesso: una filosofia ritenuta indispensabile per essere al livello delle prime d’Europa e lottare fino in fondo per la vittoria della Champions. È vero però che la Juve arriva al debutto europeo non nelle migliori condizioni possibili, con uno stato di forma fisico ancora approssimativo – basti vedere il calo contro il Napoli nella ripresa e le fatiche nel caldo di Firenze – e il giocatore più in forma, Douglas Costa, finito ko. Ma tutto l’ambiente aspetta segnali di crescita, contro un avversario che in qualche modo agevolerà i bianconeri nel fare la partita. Potrebbe essere anche l’occasione per rilanciare alcuni elementi lasciati ai margini in questo inizio di stagione: Bernardeschi, Bentancur e, soprattutto, Dybala. Senza dimenticare che Ronaldo vorrà riprendersi il titolo di capocannoniere di coppa dopo averlo lasciato all’eterno rivale Messi lo scorso anno: l’ultima volta che ha incontrato l’Atlético, è riuscito a segnarne tre.

L’ultimo incrocio tra Juventus e Atlético Madrid in Spagna: 2-0 in favore dei Colchoneros, poi la squadra bianconera ribaltò il risultato nel return match di Torino

L’Atalanta, la storia e il merito

La retorica emotiva dell’esordio, della partita che fa e cambia la storia, non deve cambiare la percezione riguardo i meriti dell’Atalanta: la squadra di Gasperini assaggia la Champions League al termine di un percorso di crescita coerente negli anni, pensato e attuato per raggiungere un traguardo così prestigioso. Per dirla brutalmente: l’Atalanta sta dove deve stare, occupa uno spazio che ha conquistato in maniera assolutamente legittima, e anzi deve puntare a battere la Dinamo Zagabria e poi anche lo Shakhtar Donetsk. Contro il Manchester City sarà una partita diversa, quella sì, forse un po’ più ammantata della narrazione di Davide contro Golia. Prima e dopo Guardiola, però, Gasperini e i suoi uomini hanno il dovere di provare a costruire una qualificazione possibile, soprattutto alla luce di quanto visto nelle prime due partite di Serie A: l’Atalanta è una squadra più forte e più varia nelle proposte tecniche rispetto alla scorsa stagione, ha consolidato i suoi meccanismi di gioco e ha aggiunto qualità nuove attraverso il mercato. Ha fatto upgrade senza stravolgersi, probabilmente il miglior modo possibile per giocarsi la Champions League. Inoltre l’ultimo impatto con il calcio internazionale fu favorevole a Gasperini, nell’Europa League di due anni fa la sua Atalanta mostrò di avere le caratteristiche giuste per giocare alla pari con realtà di livello superiore, ad esempio l’Everton, il Lione, ma anche il Borussia Dortmund nei 16esimi. Ora il livello si è alzato, quindi è giustissimo approcciare questa partecipazione alla Champions pensando che sia un premio per quanto fatto, ma anche un punto di partenza per continuare a crescere, per investire in un progetto che funziona, e questo ormai è evidente un po’ a tutti.

Europa League 2017/18: Atalanta-Borussia Dortmund 3-2