Hakan Sükür contro Erdogan

Storia dell'amicizia e del distacco tra l'ex Inter e il presidente turco, di cui è uno dei pochissimi oppositori sportivi.

Il calcio turco è tutto con Erdogan? Questa è la domanda che molti si devono essere fatti, scoprendo le prese di posizione di giocatori come Demiral, Calhanoglu e Ünder, oltre a quella “di gruppo” della Nazionale durante l’ultimo match contro l’Albania. La Turchia è un Paese da sempre molto nazionalista, ed Erdogan ha investito tante energie nel cercare di fidelizzare il mondo del calcio, usandone i campioni – specialmente quelli che giocano all’estero, compresi quelli non di nazionalità turca, come Özil e Gündogan – come simboli per la propria propaganda. Nel calcio, al momento, manca un caso come quello del cestista Enes Kanter; ma un calciatore, sebbene ex, che critica apertamente Erdogan esiste, ed è Hakan Sükür.

Non un nome qualsiasi, anche se forse ai tifosi più giovani dirà poco: Hakan è stato una bandiera del Galatasaray nei suoi anni d’oro – quelli della Coppa Uefa del 2000 e della Supercoppa europea del 2001 – e della Turchia terza ai Mondiali asiatici del 2002; è stato anche il primo calciatore turco di fama mondiale, avendo giocato anche in Italia con le maglie di Torino, Inter e Parma. Oggi, però, Hakan vive negli Stati Uniti, di fatto in esilio, dopo che nel 2015 un suo tweet fu ritenuto offensivo nei confronti di Erdogan, una cosa per cui in Turchia si rischia fino a quattro anni di carcere.

Il caso di Hakan Sükür può aiutare a comprendere la recente evoluzione politica della Turchia. Tre anni dopo aver abbandonato il calcio giocato, nel 2011, l’ex-centravanti nerazzurro entrò nelle fila del partito di Recep Erdogan, lo Akp (in italiano, Partito della Giustizia e dello Sviluppo), nato come un partito di impronta islamista e conservatrice, ma che si era posto fin da subito come filo-occidentale, liberale in ambito economico e orientato verso l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Il motivo del suo successo fu quello di unire la vocazione tradizionalista della società turca a quella più europeista e modernizzatrice.

Pare però che Hakan fosse più legato alla figura di Fethullah Gülen, predicatore e politologo filo-occidentale molto influente in Turchia, piuttosto che a quella del presidente. Quando lo Akp iniziò a prendere posizioni più conservatrici e illiberali, Gülen se ne distanziò: nel 2013, prima la violenta repressione delle proteste di Gezi Park – in cui le tifoserie di Istanbul dichiararono un’insolita tregua per manifestare uniti contro il governo – e poi lo scandalo corruzione che travolse il partito, portarono alla rottura dei rapporti con Erdoğan. Gülen divenne un nemico e fuggì negli Usa, mentre lo Akp, che precedentemente era membro osservatore del Partito Popolare Europeo – un gruppo politico liberale di centrodestra -–decise di ricollocarsi in Acre, un’alleanza sovranista ed euroscettica. In quel periodo, Hakan si dimise dal partito, seguendo l’esempio di Gülen.

Oggi, dopo un tweet (in italiano) in cui ha ribadito la sua opposizione al regime di Erdogan, Hakan Sükür è tornato alla ribalta della cronaca italiana come uno dei pochissimi calciatori non allineati con il presidente. Ad ogni modo, opporsi al governo non significa automaticamente opporsi all’invasione del Rojava: il Çarsı – la tifoseria del Besiktas notoriamente di sinistra e tra i protagonisti della rivolta di Gezi Park – in questi giorni si è schierata dalla parte dell’esercito turco, a dimostrare che le due questioni sono ben distinte. Al momento, non risulta che Hakan abbia mai parlato pubblicamente del Kurdistan, e la posizione di Gülen a riguardo non è mai stata chiara.

A sua volta, anche l’ideologia politica dei gülenisti non è di facile comprensione: da un lato sono per uno stato democratico e progressista su vari temi, ma dall’altro rivendicano il bisogno di una maggiore influenza del Corano sulla politica. Sappiamo poco di specifiche opinioni politiche di Hakan, ma è difficile descriverlo come un classico nazionalista: in passato, fece molto discutere un suo discorso all’università in cui rivendicava le proprie origini albanesi rispetto a quelle turche, soprattutto se consideriamo che in Turchia gli albanesi sono visti poco meglio dei curdi.

Il controverso colpo di stato fallito nel luglio 2016, dopo il quale Erdogan ha inasprito il suo regime, ha fatto precipitare la situazione: Gülen è stato accusato del tentato golpe e il governo ha fatto piazza pulita dei suoi sostenitori. Sükür è stato accusato di finanziare un gruppo terrorista, e contro di lui è scattato un mandato d’arresto: tutti i suoi beni in Turchia sono stati sequestrati e il padre è finito in carcere, dov’è poi morto di cancro.

A dire la verità, il suo non è l’unico caso di calciatore divenuto nemico di Erdogan: tra i cospirazionisti indagati risultano anche i due ex-interisti Emre Belözoglu e Okan Buruk – rispettivamente ex-giocatore e allenatore del Basaksehir, il club più vicino al presidente – Bülent Korkmaz e Arda Turan, di cui Erdogan è stato addirittura testimone di nozze. Ma Hakan Sükür, per il suo doppio ruolo di calciatore e politico, rappresenta indubbiamente l’oppositore più fastidioso alla figura del presidente turco.