I gol di testa stanno scomparendo dalla Premier League

Dieci anni fa erano uno su cinque, ora sono uno su dieci.

Nell’immaginario collettivo degli appassionati di calcio ci sono degli assiomi difficili da scalfire o scalzare, ad esempio quello della Premier League che sarebbe campionato in cui si gioca male, in cui si pratica un calcio poco sofisticato, il kick and run, la vecchia palla lunga alla ricerca dell’attaccante, i cross dalle fasce – sempre a cercare lo stesso attaccante, fisicamente prestante, bravo di testa e a sgomitare con i difensori avversari. I dati, per fortuna, mostrano la realtà delle cose, e anche in questo caso la realtà è molto diversa: secondo i dati raccolti da Opta e citati in un articolo del Telegraph, il massimo campionato inglese sta abbandonando, anzi ha già abbandonato questo stile di gioco. I cross sono infatti diminuiti, da 50 per match nel 2009 sono scesi sotto i 35 nella stagione in corso; il dato ancora più raffinato, scorporato dai calci piazzati, dice che da 38,2 siamo passati a 24,2. Di conseguenza, stanno quasi scomparendo i gol di testa: sono l’11,7 % in questa stagione, che è di gran lunga il tasso più basso da quando è iniziata l’era della Premier League, nel 1992. Nel 2010/11, per esempio, la quota sfiorava il 20%. 

Altri dati interessanti sono quelli che riguardano le singole squadre, soprattutto quelle più forti: Liverpool e Manchester City sono le squadre che tentano più cross (23 e 22 per match), e anche quelle che hanno realizzato il maggior numero di gol di testa dall’inizio di questa edizione della Premier League (quattro). Allo stesso tempo, però, il City ha perso tutte le partite in cui ha effettuato più di 35 cross. Queste cifre sono interpretabili in vari modi, per esempio evidenziano come le squadre con meno qualità tendano a difendere al centro, concedendo ampiezza agli avversari più forti; allo stesso tempo, però, la grande qualità di alcuni giocatori – per esempio quelli del City e del Liverpool, appunto – esalta il cross alto e la ricerca del colpo di testa da parte degli attaccanti, dà una dignità a questa soluzione pur utilizzandola come una delle possibili varianti offensive. Il fatto che Alexander-Arnold e Robertson siano stati i due migliori assistman dell’ultima Premier (12 e 11 passaggi decisivi, rispettivamente) alimenta quest’ultima considerazione.

Infine, va considerata la fisicità della nuova generazione di attaccanti: i dati del Telegraph sono eloquenti, perché dopo il ritiro di Crouch non c’è più nessun calciatore in attività nella top ten dei giocatori per gol realizzati di testa; oppure quello sull’Arsenal, per cui nessun attaccante dei Gunners ha segnato un gol di testa in campionato da dicembre 2017, e l’ultimo a riuscirci è stato Giroud – che nel frattempo è passato al Chelsea e non gioca mai da titolare. Insomma, il calcio sta cambiando. Anche quello inglese, così cristallizzato e fermo e antiquato in certi discorsi. Lo dicono i numeri, così magari potrà aggiornarsi anche la percezione comune e la Premier League sarà vista per quel che è, ovvero un campionato in cui si gioca con grande intensità, ma che è molto più ricercato rispetto al passato dal punto di vista tattico e tecnico.