Lukaku-Lautaro è la coppia perfetta per Conte e per l’Inter
La vittoria dell’Inter in casa del Sassuolo si è concretizzata ed è arrivata con sensazioni contrastanti. La squadra nerazzurra ha mostrato di possedere grande forza emotiva e di reazione, ma è stata anche traballante nella gestione del vantaggio, per due volte ha permesso e/o quasi permesso agli avversari di rientrare in partita oltre i loro meriti, una caratteristica non proprio da grande squadra. Conte ha ancora da migliorare alcuni aspetti, ma di certo può essere contento dei suoi due attaccanti, entrambi in gran spolvero e perfettamente integrati tra loro, adattissimi a giocare in coppia nel 3-5-2 di rappresentanza del tecnico salentino. Soprattutto Lautaro ha palesato dei miglioramenti evidenti, che vanno oltre la predisposizione al sacrificio che lo rende perfetto come spalla di Lukaku: l’ex Racing è sempre più a suo agio nell’area avversaria, ma resta difficilmente intellegibile quando attacca la porta partendo da lontano, in progressione, ha un profilo perfetto per sfruttare la fisicità di Lukaku; il belga, a sua volta, può operare ed effettivamente opera come prima punta classica, ma ha capacità di strappare e velocità di esecuzione in area, caratteristiche che lo rendono un attaccante completo e perfettamente spendibile in un tandem costruito sull’intesa, sull’interazione, sulla complementarietà. In vista del delicato e decisivo incontro con il Borussia Dortmund, l’Inter è ripartita da un risultato positivo, dalla certezza di avere un attacco prolifico e di buona qualità, la solidità difensiva è parsa un po’ compromessa nelle ultime partite (sette reti incassate tra Barcellona, Juventus e Sassuolo), ma basterà recuperare le misure delle prime partite perché i nerazzurri tornino efficaci anche da questo punto di vista.
La Juve ha rischiato più di quanto avrebbe dovuto
Nella doppia occasione capitata nel finale a Santander – traversa più intervento prodigioso di Buffon – c’è tutto quello che Sarri non vorrebbe dalla sua Juventus: rischiare la beffa al termine di una partita dominata sotto tutti i punti di vista. «Non bisogna gestire le energie e i risultati, perché poi all’ultimo minuto può succedere sempre qualcosa», ha detto l’ex tecnico del Chelsea dopo la gara contro il Bologna. «Le partite vanno aggredite fino a metterle in completa sicurezza: non voglio la gestione, voglio tritare le partite». Una filosofia che rappresenta uno degli elementi di novità della gestione Sarri rispetto alle versioni di Allegri: lì la gestione, appunto, qui lo sprone a non fermarsi al gol di vantaggio, ma a esercitare una pressione costante fino a quando il risultato non viene messo al sicuro. Anche perché la Juventus, in questa prima fase di stagione, ha concesso qualcosina dal punto di vista difensivo – solo tre le sfide di campionato chiuse con la porta inviolata, Parma, Fiorentina e Spal. Se è vero che i bianconeri hanno interpretato al meglio i big match, quello che Sarri si aspetta è un’intensità e un’attenzione maggiore anche negli incroci contro la classe medio-bassa del campionato. Se Santander avesse pareggiato – oppure Orsolini ancora prima – la Juventus avrebbe sacrificato vittoria e testa della classifica. È da qui – dal cristallizzare il dominio delle gare anche nel risultato – che passano i prossimi step di crescita dei bianconeri.
La doppia occasione capitata al Bologna all’ultimo minuto
Perché il Cagliari non va sottovalutato
C’è tanto da dire, sul Cagliari. Soprattutto, c’è tanto da dire sul Cagliari andando oltre l’immagine più bella della giornata, il meraviglioso gol di Nainggolan, una conclusione che non è esagerato definire “inspiegabile” per bellezza della coordinazione, per la perfezione della traiettoria e dell’esito, il pallone è partito e ha fatto un viaggio che si è concluso esattamente all’incrocio dei pali, senza alcuna colpa da parte di Berisha. Oltre il gol di Nainggolan – che però era troppo bello perché non lo raccontassimo, scusateci –, dicevamo, c’è tanto altro da dire sul Cagliari: la squadra di Maran ha letteralmente dominato la Spal, una squadra che l’anno scorso ha superato di un punto i rossoblu, e basterebbe già solo questo per sottolineare la crescita dei sardi, per alimentare la loro candidatura a un campionato da protagonisti, perché no, anche nella zona Europa League. È un discorso di valori: oltre a Nainggolan, il Cagliari può contare su Olsen come riserva potenziale di Cragno al suo ritorno dopo l’infortunio, su Simeone come riserva potenziale di Pavoletti al suo ritorno dopo l’infortunio, poi su Rog, Nandez, Cigarini, su un gruppo di giocatori di ottima qualità per la Serie A – ieri è rientrato Faragò e ha anche fatto gol, poi ci sono Pellegrini, Ceppitelli, Castro, Cigarini, Ionita, Birsa, Klavan. L’altra grande caratteristica della squadra di Maran è la sua duttilità tattica: contro la Spal, come detto, abbiamo assistito a una partita dominante; in altre occasioni, per esempio contro il Napoli, i sardi hanno saputo giocare in maniera diversa, con uno stile decisamente più difensivo, meno frizzante, volto a limitare i danni e a privilegiare la ricerca del risultato. Questa capacità di adattamento rende difficile affrontare il Cagliari, una sensazione che vale per tutti gli avversari, e che perciò ci dice che Maran e i suoi uomini non possono e non dovranno essere sottovalutati da nessuno, per ogni partita e in vista di traguardi anche molto prestigiosi.