Il sound del calcio è cambiato per sempre

Una conversazione con il team che si occupa, da oltre quindici anni, di curare la selezione musicale di Fifa.

Come ogni cosa che ha fatto a lungo parte della propria vita – e per molti di noi continua a esserlo –, la serie Fifa ha rappresentato molto più che un semplice videogioco. È stata un’intrusione nel nostro vissuto e, anche se stiamo parlando dello stesso videogame, ognuno ha le proprie esperienze e i propri ricordi – per noi bambini negli anni Novanta, è impossibile non prorompere in gridolini di euforia quando ascoltiamo “Tubthumping” dei Chumbawamba, colonna sonora del videogame ufficiale dei Mondiali del 1998. È proprio la musica a tenere vivo il legame con quei giochi che ormai hanno vent’anni o poco meno – se le memorie del gameplay sono ormai sfumate, o al massimo mitizzate sotto forma di episodi fantasmagorici (come gol di Recoba in sforbiciata da centrocampo, ma sarà successo veramente?), le canzoni che accompagnavano quei titoli continuano a essere reali, tangibili, da “The Rockafeller Skank” di Fatboy Slim a “Stop the Rock” degli Apollo 440. Certi videogiochi hanno questa capacità, di abbattere la barriera virtuale: con l’esperienza di gioco, certo, ma Fifa è andato oltre, perché la sua musica è diventata, in qualche modo, immortale.

«All’inizio, la musica di Fifa rifletteva la cultura mondiale, poi ha cominciato a influenzarla. Oggi, è essa stessa cultura», mi dice Steve Schnur, Worldwide Executive and President of Music della Electronic Arts. Immancabilmente la colonna sonora ha contribuito alla popolarità del gioco, ma ne ha travalicato i confini, diventando un fenomeno globale con una riconoscibilità tutta sua. Online abbondano le classifiche delle migliori tracce presenti nella storia di Fifa – e non c’è bisogno di esserne stato un fan per conoscerne gran parte. Su Spotify non si contano le playlist che raccolgono tutte le canzoni presenti in ogni titolo – super-compilation con 700 canzoni e passa, seguite da migliaia di follower. Uno strambo tweet di qualche mese fa – «Voglio aprire una discoteca dove i dj suonano solo canzoni di vecchi Fifa» – ha ricevuto oltre 4000 retweet e 35mila like. Ogni anno, la release della colonna sonora è attesa con impareggiabile eccitazione in tutto il mondo – come se si trattasse dell’uscita di un album della propria band preferita. Tutto questo, pur nascendo ed evolvendo all’interno del gioco, è oggi diventato altro.

Il team di Steve Schnur è completato da Raphaella Lima e Cybele Pettus: poche persone che lavorano a stretto contatto da oltre quindici anni, e che si occupano della selezione musicale di tutti i titoli di Electronic Arts. Dalla loro hanno esperienze a vario titolo nel mondo del marketing musicale – Schnur, per esempio, ha cominciato a lavorare a Mtv, dove, barcamenandosi tra uscite notturne con Les Garland e Rod Stewart e party hollywoodiani, ha promosso le hit di gruppi come Cure e Mötley Crüe; ha poi lavorato in varie etichette discografiche, come Emi e Bmg, e ha curato la colonna sonora di alcuni film, tra cui Cruel Intentions. È con il suo arrivo, nel 2001, che Fifa fa il suo salto di qualità dal punto di vista musicale, cogliendo appieno le potenzialità collegate. Fino a Fifa 2002, il soundtrack gravitava perlopiù intorno a un pezzo rock – “Song 2”, “It’s only us”, ricordate? – e le (poche) rimanenti tracce erano in gran parte techno e trance (quando Schnur parlava di «riflettere una certa cultura» si riferiva proprio a questo, a un sound che tutti ci aspetteremmo da un videogame).

Ma poi succede qualcosa: «Una delle prime colonne sonore che ho curato è stata quella di Fifa 2003, che aveva 14 canzoni di artisti, all’epoca sconosciuti, in cui credevo molto: tra loro Avril Lavigne, Timo Maas e Ms. Dynamite. L’anno successivo, per Fifa 2004, abbiamo fatto conoscere band come Kasabian, The Raveonettes e Kings Of Leon. Era anche l’anno in cui i Radiohead – notoriamente riluttanti a cedere la licenza delle loro canzoni a chiunque – vollero essere parte del soundtrack di Fifa, semplicemente perché erano grandi fan di quello che stavamo facendo».

È con l’arrivo del team di Steve Schnur, nel 2001, che Fifa fa il suo salto di qualità dal punto di vista musicaleSchnur e il suo team stavano portando avanti qualcosa di nuovo – creare un’esperienza musicale diversificata, che riprendesse stili e generi non necessariamente contigui. E che non si limitassero a seguire il trend del momento, ma lo orientassero. È la ragione più profonda del successo musicale di Fifa. Se Jay Z si decide a curare la colonna sonora di un videogame di Nba – ed è successo – sappiamo esattamente cosa ci aspetterà: un all-star di rapper influenzati (o che hanno influenzato) dal sound dell’artista newyorchese – perlopiù arcinoti. Al contrario, in Fifa si finisce per innamorarsi di band e canzoni che arrivano dall’altra parte del mondo e di cui nessuno ha mai sentito parlare – e che avrebbero tranquillamente continuato a galleggiare nell’anonimato senza l’approdo nel gioco. Altrimenti, chi mai si sarebbe messo a canticchiare i pezzi degli Architecture in Helsinki o dei Boy Kill Boy? «Il sound di Fifa incarna una musica globalizzata come mai prima d’ora», puntualizza Schnur. «Far conoscere nuove band attraverso il gioco è un’eredità tuttora esistente di cui io e il mio team siamo straordinariamente orgogliosi. Gli appassionati tedeschi di EDM possono trovarci la loro nuova band Britpop preferita, i fan americani di hip-hop godersi fantastici dj brasiliani, i gamer nigeriani ascoltare R&B norvegese. Io la vedo come la Coppa del mondo delle colonne sonore».

Per arrivare alla selezione definitiva, che di anno in anno si ingrossa sempre di più – in Fifa 20, compresa anche la nuova modalità Volta Football, sono presenti oltre 110 tracce – il lavoro parte un anno prima dell’uscita del titolo, e prevede l’ascolto di almeno un migliaio di band. Il team di Electronic Arts lavora al fianco di etichette discografiche, manager, a volte si interfaccia direttamente con gli artisti; ma identificarlo come un semplice intreccio di relazioni sarebbe riduttivo. Raphaella Lima dice una frase molto interessante: «La musica ci arriva» – grazie alla «riconoscibilità» che oggi Fifa è in grado di vantare. «Il soundtrack di Fifa oggi è la principale vetrina annuale per gli artisti internazionali», dice Schnur. «Stiamo parlando di più di 15 milioni di giochi distribuiti in 18 lingue e disponibili in oltre 50 Paesi».

Il Guardian ha riportato che ogni canzone di Fifa, a prescindere dalla notorietà di chi la canta, viene ascoltata circa un miliardo di volte. Chi altri potrebbe competere con loro? Per gli artisti è un’occasione unica. Raphaella Lima ricorda un pezzo di Damian Marley inserito in Fifa 06, “Welcome to Jamrock”: «L’avevamo inserita nel gioco prima che diventasse una hit. Nel frattempo Marley era in tour in Europa, e un giorno ci arriva una chiamata dal suo manager: “Oh my God, ragazzi, devo ringraziarvi”. Era successo che Marley aveva iniziato a suonare il pezzo, e tutti sono impazziti perché lo conoscevano già – lo avevano ascoltato in Fifa». Una delle cose che appassionano più Lima è «vedere come, grazie al nostro aiuto, questi artisti proseguano le loro carriere». In fondo, con Fifa Schnur non fa un lavoro troppo diverso da Mtv o dalla divisione A&R di un’etichetta discografica – lanciare nuovi artisti, arrivare in anticipo sulle potenziali hit. «Negli anni», precisa Schnur, «le colonne sonore di Fifa hanno fatto conoscere artisti come Fatboy Slim, Avicii, Muse, The Black Keys, Franz Ferdinand, Foster The People, Ladytron, Robyn, Shiny Toy Guns, Calvin Harris, K’naan, Chromeo, MGMT, Two Door Cinema Club, Lykke Li, Foster The People, Grouplove, Imagine Dragons e tanti altri».

Per completare la versione definitiva della colonna sonora di Fifa 20, composta da 110 tracce, il lavoro parte un anno prima l’uscita del giocoA tutto questo – l’essere ahead of the curve, lo “scouting” di nuovi artisti, la grandiosa mescolanza di generi e provenienze musicali – si accompagna un aspetto che mi sembra straordinario: ogni canzone di Fifa suona come se fosse composta appositamente per Fifa. Nonostante le differenze tra i vari brani, Fifa ci ha abituato a un sound accattivante e unico – funziona anche al contrario, quando di certe canzoni pensiamo “dovrebbe essere in Fifa”. «Noi non programmiamo la nostra tracklist», dice Raphaella Lima, «non diciamo “ora vogliamo un po’ di rock, ora un po’ di hip-hop”. Una canzone di Fifa è una canzone che ti fa sentire una particolare emozione, che ricrea quella di una partita di calcio: la ascolti e ne resti toccato, e hai voglia di condividerla con gli altri. Magari ha gradazioni diverse, magari è più melodica, e la gente, quando la ascolta, dice “wow, questa è una canzone sportiva in un senso diverso”. E questo la rende una canzone Fifa».

Dal numero 30 di Undici
Nell’illustrazione iniziale, di Valerio Pellegrini, lo epettro sonoro di “Song 2” dei Blur in una libera interpretazione. Tutte le altre illustrazioni sono di Valerio Pellegrini.