L’ultimo report settimanale dell’osservatorio calcistico Cies riguarda uno dei temi più interessanti il regolamento e la fruizione del calcio contemporaneo: il tempo effettivo di gioco sui 90′ di una partita. I dati sono interessanti: nelle partite dei tornei europei di prima divisione, il rapporto tra tempo effettivo e tempo totale si aggira intorno al 55%. La lega in cui si gioca di più è quella svedese (media di 59,7% a partita), quella in cui si gioca di meno è quella ceca (50,2%). Tra i due estremi, la differenza è sostanziale: praticamente, in una partita del campionato svedese ci sono circa dieci minuti di calcio giocato in più rispetto a una del campionato ceco.
Le cinque leghe top hanno valori medi: al primo posto c’è la Ligue 1 (56,7%), seguita dalla Bundesliga (57,1%). Al terzo posto c’è la Serie A (55,6%), poi ecco Premier (55%) e Liga (53,3%). Le cifre smentiscono alcuni degli storici luoghi comuni sulle differenze tra il campionato italiano e gli altri tornei europei: il gioco non è più spezzettato, anzi ci sono meno interruzioni del flusso rispetto alla Premier League e alla Liga. La diversa intensità di gioco dipende dunque da altri fattori, quindi, perché gli arbitri fermano il cronometro con una frequenza molto simile.
Lo stesso Cies sottolinea come i campionati del Nordeuropa presentino dati molto più incoraggianti rispetto ad altre zone del Continente: dietro la Svezia, ci sono i tornei di prima divisione olandese, finlandese, danese e bielorusso. Per quanto riguarda i club italiani, il dato migliore è quello della Lazio: le partite della squadra di Simone Inzaghi arrivano al 59% di tempo effettivo di gioco sui 90 minuti regolamentari. Una sola squadra, tra Serie A e Serie B, ha un valore che scende sotto il 50%: il Cittadella, che si ferma a quota 48,5%.