Juventus x Palace x adidas: l’inizio di una nuova era

Il significato di una collezione che allarga i confini del calcio e dello streetwear.

La maglia che la Juventus ha indossato contro il Genoa è l’inizio di una nuova era. La collaborazione del club bianconero con adidas e Palace saluta ufficialmente l’ingresso dello streetwear – con un brand con una forte identità sotto questo aspetto – nel calcio professionistico. Non era mai successo, è successo ora perché i tempi sono maturi: quella della Juventus è, in qualche modo, una risposta alla collaborazione – dallo strepitoso successo – tra Psg e Jordan. Ma se il Jumpman è da sempre legato al mondo dello sport professionistico, Palace – brand di e per skater nato a Londra nel 2009 – rappresenta un’assoluta novità.

«È la grande fusione tra calcio e fashion, per un ulteriore allargamento dei nostri confini», ha detto Giorgio Ricci, Chief Revenue Officer di Juventus. «Abbiamo voluto sorprendere, scendendo in campo con una maglia frutto della collaborazione con una realtà iconica del mondo skater a livello mondiale. Ringraziamo il nostro partner adidas che ha reso possibile questo progetto». La maglia indossata contro il Genoa (non verrà più impiegata in stagione) – “un kit innovativo e sorprendente, caratterizzato da un design urban, che non dimentica i colori della storia di Juventus, il bianco e il nero, ma lo combina con l’arancione e il verde fluo, che spiccano sulle maniche e soprattutto (il verde) nel logo di Jeep e nei nomi e nei numeri dei giocatori sul retro” – è solo la punta dell’iceberg di una collezione che sarà svelata nei prossimi giorni (comprenderà le tracksuit e le magliette già viste indossate dai giocatori, più accessori come sciarpe e cappellini) e che è stata disegnata da Gabriel Pluckrose, designer di Palace.

La convivenza tra il calcio e lo streetwear è consolidata da tempo, e gli stessi brand sportivi vogliono ricongiungere i due mondi tramite campagne, servizi fotografici, ispirazioni. La maglia – ma non solo – è un item che è ormai perfettamente calato nella realtà quotidiana, non solo in quella da stadio: è un concetto che abbiamo espresso varie volte, ma che soltanto oggi sta mostrando in tutta evidenza le sue potenzialità. La Juventus è stata abile a intercettare questo trend lanciando nello scorso gennaio una sua collezione fashion, la Icon Collection. Con Palace, però, si fa un salto di qualità: perché il brand londinese è un marchio di culto che vanta una vastissima schiera di appassionati – ogni venerdì c’è un nuovo drop, e potete da soli rendervi conto in quanto poco tempo i loro prodotti vadano sold out. La Juventus, in questo modo, può assicurarsi una nuova fetta di pubblico, che altrimenti non avrebbe mai acquistato un prodotto ufficiale del club.

Ad agevolare questa collaborazione è stata adidas, che con Palace ha più volte avuto modo di lavorare. Generalmente, le collezioni tra i due brand si sono concentrate sulla ripresa degli elementi stilistici tratti dagli archivi di adidas, riaggiornandoli in un senso moderno. Ma il connubio si è concretizzato anche nello sport professionistico, a Wimbledon 2018: allora era stata lanciata una collezione ad hoc in concomitanza con il torneo, e soprattutto i tennisti sponsorizzati dal marchio delle three stripes indossavano una maglietta customizzata Palace – tra l’altro, in campo femminile vinse Angelique Kerber, atleta adidas. Riuscite a immaginare un trait d’union tra l’estetica skater e quella del torneo tennistico più elegante e ricercato al mondo? Le vie del fashion sono infinite.

Nel caso del calcio, invece, l’approdo di Palace è stato, per certi versi, naturale. Il fondatore di Palace, Lev Tanju, ha sempre espresso una grande passione per il calcio e per le maglie in generale – tra le sue collezioni più belle, quella con Umbro, con il lancio di alcune divise ispirate a quella della Nazionale inglese nei Mondiali del 1990. Un primo “assaggio” di Juventus c’era già stato in occasione di una maglia ispirata all’estetica anni Ottanta-Novanta (in quel caso, Palace aveva prodotto anche quella dell’Inter), senza, però, un coinvolgimento ufficiale del club.