Sei giocatori di Serie A che hanno iniziato benissimo la stagione, e non ce l’aspettavamo

Candreva, Kulusevski, Castrovilli, Cistana, Mancosu e Olsen.

Dieci partite di campionato sono già alle spalle, quindi è possibile individuare e raccontare quei giocatori che sono andati oltre le aspettative. Che sia per età, impatto sulle dinamiche di squadra o crescita della prestazioni in relazione al rendimento pregresso, nelle prime dieci giornate sono molti gli elementi che possono ambire al titolo, nemmeno tanto platonico, di “sorpresa della stagione”. Ne abbiamo scelti sei, non tutti provenienti da realtà di primo o primissimo piano della Serie A.

Antonio Candreva

Uno dei tratti distintivi delle squadre di Antonio Conte sta nel riuscire a individuare fin da subito quali possono essere i giocatori chiave all’interno del sistema, indipendentemente dagli standard di rendimento mantenuti fino a quel momento. Per questo non deve stupire l’imprescindibilità immediata (787 minuti disputati in stagione) di Antonio Candreva: al di là dei due gol decisivi in quattro giorni a Borussia Dortmund e al Parma, e dell’iconica rete all’esordio in campionato contro il Lecce, la perfetta aderenza dell’ex laziale alle caratteristiche di base dell’esterno “contiano” ideale lasciava ben pochi dubbi sulla sua effettiva centralità nel nuovo progetto. Tanto più che, al netto di quelle doti tecniche e fisiche necessarie a una certa interpretazione di quel ruolo che Candreva aveva già dimostrato di possedere, il tecnico salentino è tra i migliori al mondo quando si tratta di recuperare i giocatori dal punto di vista psicologico ed emotivo. Per Candreva non poteva esserci allenatore migliore per uscire dal limbo di astrazione e indeterminatezza nel quale era sprofondato nel corso dell’ultima stagione; per Conte non poteva esserci calciatore migliore per imporre fin da subito la sua idea di calcio in un contesto alla ricerca di una sua identità precisa. Il resto è stata solo una naturale conseguenza.

Dejan Kulusevski

Più che il numero complessivo di gol e assist – rispettivamente 2 e 5 in dieci giornate –, ciò che ha colpito di Dejan Kulusevski è stato il tipo di impatto tecnico e psicologico alla sua prima vera esperienza in un campionato di alto livello dopo gli appena 103 minuti disputati con la maglia dell’Atalanta nel 2018/2019, e il fatto che questo impatto sia avvenuto giocando in un ruolo difficile da interpretare – l’esterno destro nel Parma di D’Aversa, sia nella versione 4-4-2 che in quella 4-3-3. Kukulevski è un giocatore che ha nel dribbling (2,4 riusciti su 3,9 tentati di media) e nella visione di gioco in verticale le sue qualità migliori, ma si sta segnalando anche per una notevole applicazione in non possesso (1,3 contrasti e un pallone intercettato in media per partita) quando occupa la zona di campo alle spalle di Gervinho. Senza contare che, in una sistema in cui la produzione offensiva si basa in gran parte su un attacco dello spazio da sviluppare su 60/70 metri, un giocatore come lui, dotato di grande tecnica in velocità e in grado di condurre e rifinire la transizione (2,7 i passaggi chiave ogni 90’), sia assolutamente centrale. Al netto della giovane età e dei difetti connessi alla stessa, per esempio l’alto numero di palloni persi e una precisione nel tocco non ancora eccellente (76,3% di passaggi riusciti) di molto inferiore ai pari ruolo, Kulusevski sta rispondendo benissimo alla fiducia e alle responsabilità affidategli dal Parma, una squadra che deve prima di tutto salvarsi. Con tutte le difficoltà che questo comporta.

Uno degli assist di Kulusevski, questo per Cornelius contro il Torino

Gaetano Castrovilli

Nella Fiorentina, la seconda squadra più giovane della Serie A dopo il Milan (25,3 anni l’età media della rosa), Gaetano Castrovilli è un giocatore già pronto per confrontarsi in un contesto di livello medio-alto. Addirittura, secondo Montella l’ex Cremonese ricorderebbe Giancarlo Antognoni: «Oggi è il centrocampista che ha il miglior cambio di passo in Serie A. Deve riuscire a fare qualche gol in più e a essere un po’ più deciso in quello che fa. Se riesce a limare questi dettagli può diventare l’erede di Antognoni». Al netto del paragone ingombrante, Castrovilli è un elemento potenzialmente unico nel panorama italiano: il suo saper occupare ogni ruolo del centrocampo, indipendentemente dal modulo, ne ha fatto mezzala moderna, veloce e dinamica, che può occupare al meglio lo spazio tanto in ampiezza quanto in profondità. Il 22enne centrocampista pugliese, cresciuto nel Bari, è in grado di disimpegnarsi anche come costruttore di gioco – 1,2 passaggi chiave di media a partita, quasi 82% di precisione nei 35 tocchi effettuati ogni 90 minuti –, ma soprattutto costituisce una sorta di “arma totale” nell’ultimo terzo di campo, quando si tratta di creare la superiorità numerica attraverso il dribbling (2,7 a partita, più di chiunque altro nella rosa della Fiorentina) o grazie alle sue già sviluppate qualità tecniche e associative. Se a tutto questo si somma un ottimo apporto in fase di non possesso, grazie alla qualità delle sue letture senza palla e nonostante una fisicità ancora da costruire, non stupisce che Castrovilli sia diventato imprescindibile per la Fiorentina, al punto che Montella l’ha schierato sempre da titolare, in tutte le partite.

Dopo due stagioni in prestito alla Cremonese, Castrovilli ha esordito quest’anno in Serie A (Gabriele Maltinti/Getty Images)

Andrea Cistana

Lo scorso 15 settembre, alla sua terza partita in Serie A, Andrea Cistana segna il suo primo gol tra i professionisti, il secondo della carriera, nella rocambolesca sconfitta interna del Brescia contro il Bologna. È la “classica” rete da centrale difensivo che sfrutta le sue dimensioni (187 cm per quasi 80 kg) per prevalere fisicamente sul diretto marcatore, soprattutto in situazioni di calcio piazzato. Si tratta, tuttavia, di una delle poche concessioni che il classe 1997 fa all’iconografia del difensore vecchio stampo: Cistana, infatti, è molto moderno nell’interpretazione del ruolo, nella ricerca sistematica dell’anticipo a 30/40 metri dalla porta come nel tentativo di avviare sempre la prima costruzione da dietro, sfruttando una sensibilità di tocco non comune – 84% di precisione nei 41 passaggi effettuati di media a partita. Il dato della sua giovanile irruenza, misurabile in cartellini gialli (già 3 in 10 partite), non deve trarre in inganno: Cistana è un giocatore molto lucido, in grado di temporeggiare nell’uno contro uno e di sfruttare la sua progressione in campo aperto per recuperare contro avversari più rapidi di lui nel breve, e che possono saltarlo sul primo movimento. Contro la Fiorentina, al Rigamonti, è arrivata la gara della consacrazione: 5 duelli aerei vinti, 4 intercetti, 100% di successo nei contrasti effettuati, 47 passaggi completati sui 57 tentati, appena due i falli commessi. Non è eccessivo pensare che Roberto Mancini stia continuando a prendere buoni appunti su di lui.

Il gol di Cistana contro il Bologna

Marco Mancosu

Autore di quattro gol nelle prime cinque giornate di campionato – l’ultimo calciatore del Lecce a riuscirci era stato Valeri Bojinov nel 2005/2006 – Marco Mancosu è un calciatore che ha fatto della duttilità la pietra angolare sulla quale ricostruire una carriera di buon livello: può giocare da mezzala, da esterno offensivo e da trequartista, quando era molto giovane era diventato una presenza fissa di tutte le nazionali giovanili fino all’Under-21, con tanto di gol all’esordio in Serie A con la maglia del Cagliari nella stagione 2006/2007. Dopo, però, quelle prospettive si sono un po’ annacquate, fino a ritardare la sua affermazione definitiva. Oggi, più che sugli aspetti tecnici e tattici e sulla continuità di rendimento, il gioco di Mancosu si regge proprio quella straordinaria durezza mentale che gli ha permesso di risalire (e con lui, la squadra in cui milita dal 2016) dal baratro della Lega Pro in cui sembrava essere sprofondato definitivamente. E così, 101 presenze e 26 reti dopo – 13, con 6 assist, solo nell’ultimo campionato cadetto – questo salentino d’adozione è tornato a giocare nella massima serie all’apice della sua maturazione tecnica e psicologia. E lo ha fatto a margine di una scelta di cuore non del tutto scontata: il suo ritorno in Sardegna sembrava cosa fatta, poi però ha scelto di rimanere in Puglia. «Io volevo andare in Serie A a tutti i costi», ha raccontato, «dovevo provarci, ma dovevo capire come. Da protagonista con la maglia del Lecce o da gregario a Cagliari, posto in cui sono nato, ma dove non mi conosce nessuno? Come mi ero sudato la B, dovevo sudarmi anche la A. E allora ho deciso di continuare con il Lecce».

Marco Mancosu in azione con la maglia del Lecce: prima di quelle collezionate in questa stagione, le ultime partite in Serie A risalivano all’annata 2008/2009, quando giocava con il Cagliari, la società in cui è cresciuto (Maurizio Lagana/Getty Images)

Robin Olsen

«Cosa è andato storto alla Roma? Non lo so, ma ora Cagliari è la migliore opzione per me. Ho un anno di esperienza in più nel calcio italiano, cosa che mi fa sentire più forte». Robin Olsen non sembra a caccia di rivincite dopo una stagione passata a convivere con la pressione di dover sostituire Alisson in una piazza che, storicamente, perdona poco o nulla. Eppure in Sardegna sembra esser tornato il portiere messosi in luce ai Mondiali in Russia con gli indubbi pregi – notevole reattività in relazione alle dimensioni (1.98 per 88 kg), grande copertura sui palloni alti, buona sicurezza quando viene coinvolto dai difensori nel giro palla – che riescono a nascondere i difetti legati alle difficoltà negli spostamenti laterali, alla velocità nell’andare a terra sulle conclusioni ravvicinate e alla relativa qualità delle sue respinte. Al di là dell’aspetto tecnico, però, Olsen ha ritrovato quella consapevolezza e quella fiducia in se stesso che aveva smarrito nella sua prima esperienza in giallorosso, caratterizzata da una discontinuità che gli ha fatto alternare parate incredibili a errori marchiani. E nel Cagliari che vuole strizzare l’occhio all’Europa, la sua firma in calce è ben visibile.

Contro il Napoli, al San Paolo, è arrivata la miglior prestazione stagionale di Olsen