Tre temi sulla quinta giornata di Champions League

Il Napoli a Liverpool durante la crisi, Inter e Atalanta senza alternative.

Il Napoli contro se stesso, e contro i migliori del mondo

Un anno fa, Liverpool-Napoli 1-0 sancì il passaggio del turno dei Reds (che poi avrebbero vinto la Champions), la “retrocessione” del Napoli in Europa League, un primo (micro)fallimento del progetto Ancelotti. Oggi gli azzurri non si giocano tutto in casa dei Reds, perché pure una sconfitta sarebbe “riparabile” battendo il Genk al San Paolo nell’ultimo turno del girone, però vivono una crisi politica e tecnica che rende ancora più complicato il viaggio in Inghilterra. Gli azzurri sfidano la squadra migliore del mondo in questo momento – uno status evidente alla luce dei risultati domestici e internazionali –, ma soprattutto giocano contro se stessi, per scacciare la sensazione di fine ciclo e fine ambizioni e fine dei rapporti interni. Solo due mesi e mezzo fa lo stesso Napoli ha battuto con merito gli uomini di Klopp al San Paolo, un ricordo dolcissimo ma lontanissimo nel tempo, anche doloroso, se vogliamo, perché è bastato un attimo perché quella squadra si sfaldasse – sul campo e non solo. Classifica alla mano, il Napoli sbarca sulla Merseyside con la possibilità di passare il turno – una vittoria porterebbe gli azzurri al primo posto e a distanziare definitivamente il Salisburgo, un pareggio garantirebbe gli ottavi anche in caso di successivo pareggio contro il Genk –, ma soprattutto per cercare di ritrovare un minimo di serenità, di unità di intenti, per cercare di ricomporre una frattura enorme, improvvisa, inattesa, tra tutte le componenti dell’ambiente. Da un certo punto di vista, la sfida contro il Liverpool è anche un’occasione: c’è poca pressione per il risultato, è come se non ci fosse molto da perdere, mentre invece una grande prestazione potrebbe servire da collante tra le parti, da solvente momentaneo per la rabbia e la frustrazione, del resto Anfield mette paura ma potrebbe anche dare una certa carica al Napoli, potrebbe stuzzicare Ancelotti e i suoi giocatori, potrebbe ricordargli il loro valore, la loro qualità, potrebbe invitarli a mettere da parte i rancori, a remare (di nuovo) tutti nella stessa direzione.

L’Inter alla resa dei conti

Siamo solo nella fase a gironi, ma la trasferta di Praga ha per l’Inter il valore di una finale. Soltanto vincendo in terra ceca i nerazzurri potrebbero alimentare le speranze di qualificazione, per poi andare al tutto per tutto all’ultima partita contro il Barcellona. Certo, molto dipende anche dagli incastri delle altre partite – la sfida tra Barça e Borussia Dortmund può indirizzare molto, a oggi la situazione classifica è ancora aperta a qualsiasi scenario – ma è innegabile che Conte si aspetti dai suoi una partita di spessore e coraggio. Le trasferte europee, fin qui, sono state interpretate nella maniera giusta, eppure l’Inter è tornata a casa con un pugno di mosche: rimontata, dopo essere stata in vantaggio, sia a Barcellona sia a Dortmund. L’impegno contro lo Slavia rappresenta l’ostacolo meno arduo, ma attenzione: i cechi sono squadra solida, in campionato sono primi con undici punti di vantaggio sulle inseguitrici e anche in Champions, con i pareggi a San Siro e al Camp Nou, hanno dimostrato di essere tosti. E poi, anche loro si giocano un pezzo importante di futuro europeo, almeno in ottica terzo posto – e quindi “retrocessione” in Europa League. Conte, ancora una volta, dovrà far affidamento al suo undici tipo ma con un’importante defezione a centrocampo: senza Barella né Sensi, bisognerà trovare una soluzione d’emergenza.

Proprio Barella, all’andata, era stato l’uomo decisivo

L’Atalanta è ancora viva

Il pareggio contro il Manchester City ha avuto un effetto importante sulla stagione dell’Atalanta: semplicemente, la squadra di Gasperini può ancora sperare di passare il turno in Champions League. Gli ottavi sono lontanissimi, servono due vittorie contro Dinamo Zagabria e Shakhtar e occorre che il Manchester City non conceda punti alle altre due squadre del girone, però sono ancora possibili, proprio in virtù di questi incastri. Proprio ieri, in conferenza stampa, Gasperini ha sottolineato l’esistenza di questa complicata ipotesi matematica con una frase a effetto: «La Champions è iniziata male, ma abbiamo ancora la possibilità di raddrizzarla». Ecco, è questo il senso della partita di questa sera, fondamentale per la classifica ma anche e soprattutto perché l’Atalanta si riprenda – almeno in parte – quanto ha perso nelle prime due sfide contro la Dinamo e lo Shakhtar. Il doppio confronto con il Manchester è stato gestito come meglio non si poteva, data la differenza di valori e di esperienza europea, e può essere un propellente per la gara di San Siro contro Dani Olmo e compagni, e per il viaggio in Ucraina. I bergamaschi hanno dimostrato di essere vivi, di esserlo oltre la qualificazione ancora possibile, ora devono confermare di non essere (stati) dei parvenu in Champions, che l’impatto con questa nuova dimensione non è stato dei migliori, è stato sofferto, però ha spinto la squadra a crescere. A migliorare. Contro la Dinamo dovranno arrivare indicazioni di questo tipo, gli unici prodromi possibili perché possa materializzarsi un risultato positivo.

Ripartire da qui potrebbe essere una buona idea