Victor Osimhen mantiene le promesse, anche a distanza di tempo

Si sta imponendo nel Lille dopo un inizio di carriera meno sfolgorante del previsto.

Il Lille è evidentemente una squadra in cui i giovani attaccanti riescono a esaltarsi, un contesto ideale da cui partire per imporsi nel grande calcio. Dopo Pépé e Rafael Leão, che dopo l’ultima strepitosa stagione sono passati rispettivamente all’Arsenal e al Milan, un altro talento offensivo si sta mettendo in mostra con la maglia dei Mastini: Victor Osimhen. L’attaccante nigeriano è nato a Lagos il 29 dicembre 1998, ma il suo viaggio calcistico ha una data di inizio ben precisa: 21 maggio 2008. Allo stadio Luzhniki di Mosca, Manchester United e Chelsea si giocano la finale di Champions League, e il piccolo Victor sostiene la squadra Blues per via della presenza in campo del suo grande idolo, Didier Drogba. Per lui e per gli altri fan del Chelsea, l’epilogo di quella finale è però tremendo: il capitano John Terry scivola sul rigore che può regalare la coppa ai londinesi e alla fine sarà la squadra di Sir Alex Ferguson a esultare sotto il diluvio di Mosca.

Non è tanto l’amarezza per la sconfitta a segnare Osimhen, quanto il dolore che prova quando, dopo l’errore di Terry, mentre scappa dal locale, va a sbattere contro una porta. Risultato: ferita al sopracciglio, occhio dolorante e corsa in ospedale. Mentre viene medicato, Victor fa a se stesso promessa che gli darà forza anche nei momenti più duri: «Devo diventare calciatore, con la passione che ho per questo sport non posso che riuscirci».

Il modo di giocare di Osimhen risente di quello che è il suo passato, trascorso principalmente per le strade della capitale nigeriana, tra qualche partita di calcio e il proprio lavoro quotidiano, visto che insieme ai fratelli vendeva arance, bottigliette d’acqua e giornali. E poi c’è il paragone con Drogba, che ovviamente ha cercato di imitare fin da piccolo. Come l’ivoriano, Osimhen è molto alto (185 centimetri), solo che rispetto a lui è ancora piuttosto leggero per gli standard europei, visto che supera a fatica i 75 chili. Questa struttura fisica gli permette però di essere estremamente rapido nello stretto, di attaccare bene la profondità e, grazie alla sua altezza, anche di difendere discretamente il pallone spalle alla porta. Il fiuto del gol sembra essere quello del suo idolo, come hanno scoperto in fretta anche i suoi nuovi tifosi. Arrivato in Francia per dodici milioni di euro, Victor ha avuto un grande impatto nel gioco del Lille e su tutto il campionato francese, visto che nelle prime tre partite del mese di agosto, ha segnato quattro volte con due doppiette: una contro il Nantes alla prima giornata, una contro il Saint Etienne alla terza. A oggi conta 17 presenze totali e nove gol realizzati, di cui due in Champions League.

Da riferimento avanzato del 4-2-3-1 di Galtier, Osimhen esalta le qualità dei trequartisti alle sua spalle, svolgendo quel lavoro in zona gol che non era nelle corde di Remy, il titolare della scorsa stagione. Da un punto di vista tecnico, il nuovo numero 7 dei Dogues ha ancora importanti margini di miglioramento, anche se all’interno dell’area di rigore si è trasformato nel classico attaccante a cui basta un tocco di palla, anche sporco se necessario, per controllarla e sistemarsi, anche con il corpo, nel modo migliore per calciare. Osimhen è dotato di una ottima progressione, ma può ancora migliorare dal punto di vista stilistico della corsa. Non è bellissimo da vedere, non è particolarmente elegante, ma questi suoi movimenti sporchi diventano poi micidiali all’interno dell’area di rigore, quando riesce a colpire anche in condizioni precarie di equilibrio, liberando tutta la potenza del suo destro. Oltre ai gol, l’importante inizio di stagione è stato certificato dal premio come giocatore del mese di settembre in Ligue 1, ciliegina sulla torta di un 2019 che si è rapidamente trasformato nell’anno dell’esplosione definitiva di un giocatore di cui si parla da diverso tempo.

Il gol realizzato contro il Valencia è una sintesi delle qualità di Osimhen

La storia calcistica di Osimhen comincia con l’Ultimate Strikers Academy di Lagos, dove inizia a segnare fino a guadagnarsi l’inevitabile convocazione con la Nigeria Under 17, con cui prende parte al Mondiale di categoria. È il 2015, in Cile le Super Eagles, soprannome della nazionale nigeriana, vincono per la quinta volta la Coppa del Mondo. Osimhen è il grande protagonista: capocannoniere con 10 gol, sblocca pure il risultato nella finale contro il Mali e viene nominato secondo miglior giocatore della competizione. A questo punto, diventa praticamente impossibile non accorgersi delle sue giocate, così il sogno di diventare calciatore professionista sembra trasformarsi in realtà: a gennaio 2019, quando ha appena 17 anni, Wolfsburg gli fa firmare un contratto. Le grandi aspettative con cui arriva in Germania non vengono rispettate, Victor gioca poco e viene fermato anche da un infortunio alla spalla, che lo costringe a rimanere fuori diversi mesi.

Osimhen ha pochissimo spazio al Wolfsburg, allora decide di sostenere due provini con Zulte Waregem e Club Brugge, squadre della prima divisione belga. Stavolta, però, sono la malaria e il conseguente crollo della condizione fisica a spingere i due club a non metterlo sotto contratto, e a costringerlo a seguire i Mondiali 2018 da una camera d’ospedale. L’ultima chiamata arriva dallo Charleroi, che decide di scommettere sul ragazzo prendendolo in prestito per una sola stagione.

In Ligue 1, Osimhen ha giocato 11 volte da titolare, e il suo score è di un gol ogni 150 minuti (Philipp Huguen/AFP via Getty Images)

Osimhen non ha vissuto la carriera che si aspettava dopo lo scintillante esordio ai Mondiali Under 17, ma il trasferimento in Belgio riscrive la storia, stavolta in senso positivo. Nella sua prima stagione in Pro League segna 20 gol, trascinando lo Charleroi fino alla finale spareggio per la qualificazione all’Europa League. Il match con l’Anversa finisce 2-3, ma Osimhen va ancora in gol. A quel punto, lo Charleroi investe circa tre milioni per acquistare il suo cartellino, che poi rivende al Lille per una cifra quattro volte superiore.

La scelta sembra essere quella giusta, anche perché il mercato del Lille è gestito da Luis Campos, un vero e proprio mago delle plusvalenze: quando era direttore sportivo del Monaco ha ceduto giocatori per oltre 300 milioni di euro, nella sua nuova società ha piazzato la coppia Pépé-Leao per una cifra superiore ai 100 milioni di euro. Il prossimo nome di questa lista potrebbe essere proprio quello di Victor Osimhen, come ha confermato lo stesso Campos in una recente intervista: «Nella prossima estate saremo presi d’assalto dai club che vorranno comprarlo».