Forse il quotidiano El País ha esagerato con il titolo scelto questa mattina per celebrare Federico Valverde (“El deseado Pogba estaba en casa”, letteralmente “Il tanto desiderato Pogba era già in casa”), però la notizia del rinnovo del contratto fino al 2025 e la cifra della clausola rescissoria che dovrebbe essere inserita nel nuovo accordo (750 milioni di euro) sono segnali evidenti della crescita del centrocampista uruguaiano del Real Madrid. Valverde ha giocato da titolare quattro partite delle ultime sei di Liga, ma soprattutto è stato schierato dal primo minuto nelle sfide decisive di Champions League – due volte contro il Galatasaray e ieri sera contro il Psg.
Zidane utilizza Valverde come interno di centrocampo, accanto all’altro intoccabile Casemiro. Uno tra Kroos e Modric, nelle ultime tre partite, è dovuto partire dalla panchina, e anche questo è un dato eloquente per raccontare la crescita incredibile del 21enne di Montevideo, acquistato dal Real nel 2016 e aggregato alla prima squadra a partire dalla stagione 2018/19, dopo un anno nel Castilla e una stagione in prestito al Deportivo La Coruña. A maggio scorso, Valverde aveva chiuso la stagione con dieci partite da titolare in tutte le competizioni. Ora è centrale nel nuovo progetto, grazie a una caratteristica che lo stesso Zidane ha sintetizzato nella locuzione “box to box”: «È giovane, ha molta energia, entusiasmo e voglia di progredire. È positivo vederlo evolversi in questo modo, anche perché non è facile giocare “box to box”, incidere in attacco e in difesa».
Forse è per via di questo suo gioco composito che El País ha scomodato il paragone con Pogba. Il nuovo Real di Zidane prevedeva la presenza di un centrocampista capace di essere determinante in transizione, di connettere i reparti attraverso la corsa, non solo facendo viaggiare la palla. Da questo punto di vista, il francese del Manchester United sarebbe stato un investimento sicuro, dall’alto della sua fisicità straripante, unita a una qualità tecnica incredibile. Valverde non ha ancora avuto quel tipo di impatto, ma ha dimostrato di poter giocare a livelli così alti, di non patire i ritmi elevati, la mancanza di tempo per poter pensare ed effettuare la giocata, o per comprendere il movimento che mantiene inalterato l’equilibrio della squadra. Ieri sera, contro il Psg, l’ex Peñarol ha giocato 67 volte il pallone, ha servito due passaggi chiave, ma ha anche messo insieme sette eventi difensivi – tra tackle riusciti, palloni intercettati e spazzati. Le cifre raccontano la multidimensionalità del suo gioco, ma forse le immagini sono più indicative, in questo senso.
Un po’ delle cose che Valverde sa fare bene, tra cui il suo primo gol con la prima squadra del Real Madrid
Dopo la partita con il Psg, Valverde ha detto: «Il fatto che io stia trovando spazio in una squadra così forte, che ha una storia così importante, è davvero incredibile. Ho sempre sognato di giocare al Bernabéu, ora questo sogno è realtà. Perciò voglio approfittare dell’occasione, voglio godermi questo momento ma anche imparare dai miei compagni di squadra». Sono parole promettenti, perché in effetti questo Real Madrid risente ancora dell’influenza della coppia composta da Toni Kroos e Luka Modric, il meglio dell’ultimo decennio di centrocampisti, gli eredi eterodiretti di Xavi e Iniesta. Insomma, Valverde sta crescendo con dei buoni maestri, anzi sta iniziando a scalzarli, e lo sta facendo imponendo il suo modo di intendere il calcio e il ruolo di mezzala. Il fatto che Zidane abbia lanciato da titolare un giocatore di 21 anni, e stia insistendo su di lui al punto da renderlo più o meno insostituibile nel Real Madrid, dimostra come questo mix di qualità offensive e difensive, sospese tra presente, passato e futuro, siano apprezzate dal tecnico francese, ma anche che stiamo parlando di un elemento con doti superiori alla media dei suoi coetanei. E non di poco.