Inter e Roma sono due belle squadre che si sono annullate
Il risultato senza gol maturato a San Siro tra Inter e Roma non deve trarre in inganno. La sfida tra Conte e Fonseca e i loro uomini è stata interessante, da un punto di vista tattico ma anche emotivo. È stato come assistere a un professore di matematica che spiega un’equazione e, a un certo punto, esprimendo piena soddisfazione, elide due monomi opposti – e non a caso il risultato di questa operazione è uguale a zero. Abbiamo scelto il termine “opposti” non a caso: il gioco dell’Inter è diverso da quello della Roma, l’ambizione dei due allenatori si esprime in maniera diversa, Conte vuole un gioco dominante, fisico e meccanico, Fonseca ricerca movimenti e automatismi – con e senza palla – più sofisticati, più tecnici, a volte anche più rischiosi – contro i nerazzurri, spessissimo, i tre trequartisti del 4-2-3-1 rimanevano in linea, davanti al doble pivote, anche durante la fase passiva. Non a caso, i migliori in campo delle due squadre sono stati Godín e Diawara, due giocatori che incarnano perfettamente le idee dei loro allenatori – per estensione, delle loro squadre. Alla fine il pareggio è un punto guadagnato per tutti – i risultati delle altre partite, però, hanno premiato più l’Inter –, ma la vera notizia che viene fuori da Inter-Roma è che il progetto di entrambe le squadre è già a buon punto, e allora le prospettive sono bellissime, i margini di miglioramento sono ancora ampi, forse anche più di come tutti noi ci aspettassimo alla vigilia di questa stagione.
Le certezze della Lazio sono le incertezze della Juventus
La sconfitta della Juventus in casa della Lazio non può e non deve sorprendere, se si lascia per un attimo da parte il contesto storico e ci si concentra su quello degli ultimi mesi/giorni. La squadra di Simone Inzaghi è riuscita ad annullare il gap di qualità con quella di Sarri grazie al fatto di essere (molto) più avanti nel suo progetto tattico, è un semplice discorso temporale e di assimilazione dei concetti che permettono di migliorare il rendimento dei singoli. La partita dell’Olimpico ci dice che il terzo posto e il filotto di risultati della Lazio sono pienamente meritati, sono il frutto di certezze costruite negli anni, di un lavoro tecnico e manageriale pensato e attuato con enorme coerenza, con grande coraggio – non è facile resistere così tanto a grandi offerte per i giocatori più richiesti, si pensi solamente a Milinkovic-Savic. Se la continuità è chiaramente la forza della Lazio, la Juventus vive una situazione esattamente opposta: nelle ultime partite il progetto di Sarri sta perdendo sicurezza e sicurezze più che acquisirle, è un sintomo rispetto all’ambizione del programma del nuovo allenatore, ma potrebbe anche essere un segnale di scarso adattabilità da parte dei giocatori. Finora, in effetti, alcuni risultati dei bianconeri erano arrivati nonostante l’assenza di un gioco davvero convincente, senza dominare le partite, lo stesso Sarri lo aveva riconosciuto ma ovviamente era una parte inevitabile del nuovo corso. Il punto, però, è che la Juve non può permettersi di stare ferma: l’Inter viaggia ad altissima velocità, la stessa Lazio è davvero vicina, quindi l’ex allenatore del Napoli dovrà trovare al più presto delle soluzioni per migliorare e/o velocizzare il processo di cambiamento di una Juventus che fatica a essere davvero sua – almeno fino a questo momento.
Il Milan ha trovato un’identità, almeno in parte
Non è un caso che il Milan abbia colto la seconda vittoria consecutiva – tra l’altro entrambe in trasferta – e che Piatek sia tornato a buoni livelli nella stessa serata. Semplicemente, la squadra di Pioli ha ritrovato una dimensione di gioco accettabile, e allora i calciatori se ne giovano. Certo, anche a Bologna non è stato facile: lo stile di Pioli non predilige il dominio “tranquillo” del gioco, le partite di questo nuovo Milan vivono un po’ sulle montagne russe, ed è un discorso emotivo che discende direttamente dalla tattica, dal fatto di voler attaccare velocemente l’avversario. È in questo contesto che si sta affermando un giocatore di grande qualità e dinamismo come Theo Hernández, che però allo stesso tempo denuncia anche qualche lacuna in fase difensiva. Probabilmente è questa l’identità vera dei rossoneri, una squadra che deve giocare necessariamente così, a strappi, per poter esaltare le qualità dei suoi elementi migliori. Il finale convulso ed elettrizzante fa inevitabilmente parte del pacchetto, stavolta è andata differentemente rispetto al match di Parma – quando furono i rossoneri a imporsi proprio a un soffio dal novantesimo, sempre con Hernández –, il Bologna ha spinto al massimo per cercare il pareggio e il Milan si è letteralmente divorato almeno tre o quattro palle gol nitide. Pioli dovrà lavorare sulla gestione di questi momenti per poter dare continuità al suo Milan, è un upgrade necessario perché i rossoneri siano in grado di coltivare ambizioni europee a lungo termine.