Il comitato organizzatore dei Giochi Olimpici estivi di Parigi 2024 ha annunciato la sede delle gare di surf. Tra diverse candidature è stata scelta quella di Tahiti, un territorio d’oltremare appartenente alla collettività della Polinesia francese, nell’Oceano Pacifico Meridionale – tra Oceania e Sudamerica, al largo delle Isole Cook, giusto per dare una collocazione sommaria. Dal punto di vista politico, si tratta di un paese semi-autonomo che però è a tutti gli effetti una suddivisione amministrativa della Francia.
La distanza in linea d’aria tra Parigi e Tahiti è superiore ai 15mila chilometri. Non esiste un volo diretto, un viaggio con scali dura almeno 22 ore e i prezzi si aggirano intorno ai 2300 euro per tratta nella stagione estiva. Le altre località che si erano candidate a ospitare le gare di surf – che faranno il loro esordio olimpico nell’edizione 2020, a Tokyo – erano Biarritz, Lacanau, Les Landes e La Torche, ed erano tutte nella cosiddetta Francia metropolitana, sulla costa atlantica. Sono state definite «proposte molto forti» da parte del Comitato Olimpico Francese, che poi però ha preferito optare per Tahiti. Lionel Teihotu, presidente della federazione surfistica di Tahiti, ha commentato così la notizia: «Siamo sorpresi ma anche orgogliosi: la scelta del Comitato Olimpico riconosce la storia del surf, tutto è iniziato dalla Polinesia e torna per un evento enorme come i Giochi Olimpici».
Il paradosso è che quella tra Parigi e Tahiti non sarà la più grande distanza tra due sedi della stessa edizione dei Giochi: nel 1956, le regole sanitarie del governo australiano impedirono alla città di Melbourne di ospitare le gare di equitazione. La città scelta per ospitare le gare fu Stoccolma, lontana più di 21mila chilometri dall’Australia. La storia è destinata a ripetersi.