Kylian Mbappé, l’attaccante che cambierà il calcio

Ha vissuto solo per il calcio, ha vinto un Mondiale a 19 anni. E, con la sua potenza e fisicità, rappresenta il prototipo di giocatore del futuro.

Immaginate di dover marcare Kylian Mbappé. Qualsiasi palla che arrivi nelle sue vicinanze diventa un pericolo, visto che è capace di conquistarsela anche quando parte da cinque metri dietro a un difensore. È probabilmente l’uomo più veloce del calcio dai tempi di Ronaldo (quello brasiliano) intorno al 1997, quindi è meglio stargli a distanza; ma così gli lascerete spazio per il suo perfetto interno destro. Avvicinatevi troppo, e vi rovinerà con una finta. Ma potrebbe anche passarla a un compagno con un colpo di tacco o un passaggio filtrante. (Quando ho chiesto ai suoi ex allenatori delle giovanili del Bondy se fosse stato simile, da ragazzino, a Thierry Henry, hanno decisamente detto di no e mi hanno sotterrato di nomi di maestri del dribbling: “Hazard!” “Robinho!” “Neymar!”). In breve, a soli vent’anni, Mbappé è già notevolmente completo (anche se usa il sinistro più o meno quanto Messi usa il destro: raramente). È l’attaccante dell’anno 2030, è solo arrivato in anticipo. Qual è stata la formula magica, e cosa gli rimane da fare?

Se Mbappé è nato con l’intenzione di diventare uno dei più grandi calciatori del mondo, ha scelto il momento, il posto e la famiglia giusta. Bondy, una banlieue parigina, sembra una città brutalista sovietica piombata su un villaggetto francese. L’antica chiesa è circondata da fast food, negozi di bricolage e condomini sbiaditi degli anni Sessanta (uno dei quali è decorato con un enorme murales di Mbappé). Eppure, questo posto ha dato i natali ad alcuni dei migliori talenti del calcio globale. Arrivano dalle periferie parigine Paul Pogba, Blaise Matuidi, N’Golo Kanté, Kingsley Coman, e decine di nazionali nordafricani cresciuti in Francia, come gli algerini Riyad Mahrez e Yacine Brahimi. Come si spiega?

Antonio Riccardi, un ex allenatore del giovanissimo Mbappé, dice: «Sotto quei palazzoni, giocano tutti a calcio». Ma è soltanto l’inizio: sono talenti che poi passano a squadre non professioniste che giocano su campi artificiali finanziati dalla ricca Francia, con allenatori qualificati che si basano su un programma simile a quello del Barcellona. Ancora meglio, poi, se si arriva dalla perfetta famiglia di sportivi. Fayza, la madre di Mbappé, algerina di origine, era una stella della pallamano. Il padre camerunense, Wilfrid, è stato allenatore degli juniores di Bondy. Il fratello maggiore adottivo, Jires Kembo-Ekoko, gioca da professionista, ed è ora nel Bursaspor in Turchia. A due anni, Kylian ascoltava le discussioni di squadra negli spogliatoi del Bondy; non sorprende che voglia diventare allenatore, in futuro.

A dodici anni è entrato a Clairefontaine, l’accademia nazionale francese. Riccardi scuote le spalle: «Con lui non ho visto nessuna differenza tra prima e dopo Clairefontaine; forse non era il giocatore che ne aveva più bisogno». Ma ormai Mbappé viveva già come un professionista corteggiato dalle grandi squadre. Ha festeggiato il quattordicesimo compleanno al Real Madrid, c’è una foto di lui con un sorrisone enorme accanto a Cristiano Ronaldo.

A 16 anni ha debuttato nel Monaco, un giocatore del tutto formato, e con 15 gol ha aiutato la squadra a vincere il campionatoA sedici anni ha debuttato nel Monaco, un giocatore quasi del tutto formato, e con i suoi quindici gol ha aiutato la squadra a vincere il campionato francese. En passant, ha preso la maturità (ha un’acuta intelligenza) ed è entrato nel Psg per una somma differita di circa 180 milioni di euro. Un professionismo così estremo, naturalmente, si paga. Mbappé vive come un prigioniero di lusso, e viene circondato dai fan appena mette piede in strada. Dice che quando i suoi bambini, un giorno, gli chiederanno delle sue avventure di quando era giovane, non ne avrà nessuna da raccontare. Il lato positivo è però che la scorsa estate ha avuto una media di quasi 0,7 gol per partita professionistica, molto meglio di Messi o Cristiano Ronaldo alla stessa età; così dicono i miei colleghi che si occupano di statistica per il Financial Times.

I giovani attaccanti dai muscoli che guizzano tendono a farsi male molto presto e perdere la grinta iniziale; pensiamo a Fernando Torres, Michael Owen e a quello che è quasi la guida spirituale di Mbappé, Ronaldo il brasiliano. Inoltre si stancano presto. Ma Mbappé, come Cristiano Ronaldo, ha investito in ore di allenamento per crearsi una vera corazza di muscoli e sviluppare una resistenza degna di un maratoneta.

Per avere un’idea della sua professionalità, guardate il documentario fly-on-the-wall sui Bleus, trasmesso dalla tv francese dopo la vittoria nella Coppa del mondo. C’è una scena molto significativa: il discorso dopo la vittoria, con un misero 2-1, nella partita iniziale contro l’Australia. L’allenatore Didier Deschamps, inferocito, insulta i giocatori perché non hanno corso con l’alta intensità richiesta. Poi si rivolge a Mbappé, e dice: «Kylian è quello che ha fatto di meno: il 3 per cento». (In pratica, Mbappé ha corso ad alta intensità solo per il 3 per cento della partita.)

Sa fare gol in tutti i modi: da vicino, in azioni da solo, con tiri potentissimi o con sprint in contropiedeEccolo, sembra un teenager che si prende una sfuriata dopo la sua primissima partita in Coppa del mondo, eppure più tardi, davanti alle telecamere, dice, tranquillo e raziocinante come sempre: «Ha fatto quello che deve fare un allenatore se la squadra non fa ciò che ha chiesto e ciò che si aspetta». Mbappé ha saputo non crollare davanti all’attacco di Deschamps perché suo padre gli ha insegnato a pensare solo alla partita successiva. Per questo era ben preparato a diventare campione del mondo a diciannove anni. (Gli altri Bleus si divertivano a prenderlo in giro per l’età: «È incredibile dove sia già arrivato, a soli quindici anni!»). Dopo un gol durante la finale, Mbappé ha annunciato che vincere il Mondiale era «già una bella cosa», ma nient’altro che una fase della sua carriera. Ha fatto notare che la sua vita è diversa da quella degli altri; dato che migliora così velocemente, passa a un nuovo livello ogni sei mesi, magari un anno. La grandezza è solo arrivata un po’ in anticipo sui piani, e ora deve continuare a vincere.

La professionalità lo ha salvato dalla classica depressione del campione del mondo alla fine della Coppa. Entro il 16 aprile 2019 aveva segnato 27 gol per il Psg in 26 partite della League. I tifosi francesi, evidentemente incontentabili, si lamentano che ne sbagli troppi. Sa fare gol in tutti i modi: da vicino, in azioni da solo, con tiri potentissimi o con sprint in contropiede, in genere così veloci che i suoi compagni di squadra non riescono a stargli dietro. «è come uno squalo», ha commentato Thomas Tuchel, «fiuta la minima goccia di sangue». Gli avversari riscrivono i loro schemi, a volte giocano venti metri più indietro sperando di limitare gli interventi di Mbappé. (Praticamente immarcabile se gli si concede spazio, ha segnato dieci dei suoi quattordici gol in Champions League in trasferta).

Intanto, al Psg e anche, seppur in modo meno netto, per la Nazionale, sta passando da ala destra ad attaccante centrale: quella che i francesi chiamano la zone de verité. Probabilmente sarà questo il suo futuro: è troppo bravo per restare ai lati, specie ora che gli allenatori moderni, come Tuchel, danno sempre meno importanza alle ali. Il futuro di Mbappé, tuttavia, probabilmente non sarà nel Psg. Raggiungere la maturità sportiva in una squadra “di casa” (che comunque arriva sempre alla fase a eliminazione diretta della Champions League) era il piano perfetto che la famiglia aveva per la sua carriera, ma ormai la Ligue 1 non ha più niente da insegnargli. Il Paris Saint-Germain preferirebbe vendere Neymar, ma sembra che il Real Madrid abbia perso interesse per il brasiliano e preferisca il francese; di certo, se Mbappé cambiasse squadra, sarebbe il trasferimento dei record. Non ha molto tempo: anche senza nessun infortunio, gli attaccanti così veloci in genere raggiungono il massimo della potenza fisica a 24 anni. Mbappé è già così maturo che potrebbe non avere un gran margine di miglioramento. Ma se riuscirà a salire anche di un solo gradino ancora, sarà inarrestabile.

Da Undici n° 27