Soltanto pochi mesi fa, la rinnovata partnership tra l’Arsenal e adidas – un connubio recuperato a distanza di 25 anni dall’ultima volta – aveva creato parecchio hype intorno alle nuove maglie dei Gunners, che riprendevano design ed elementi degli anni Novanta. La stessa operazione è stata condotta per le divise del Boca Juniors, che torna a vestire le three stripes dopo 27 anni di sponsorizzazione Nike.
Un cambio di guardia che al club argentino frutterà qualche soldino in più, anche rispetto ai rivali del River (pure loro marchiati adidas): un contratto di dieci anni a dieci milioni di dollari l’anno, più le royalties per la vendita delle maglie in Argentina e all’estero. Il Boca aveva vestito adidas già tra il 1979 e il 1993, e come prevedibile – anche alla luce del fatto che i designer del brand tedesco hanno avuto pochi mesi per mettere a punto le nuove creazioni – i kit incarnano un ideale di ritorno al passato.
La maglia home è strettamente tradizionale, con la celebre banda orizzontale gialla sul petto che si staglia sul fondo blu. Le three stripes sono sistemate sulle spalle, mentre il colletto è basato sul template Condivo 20. La maglia away invece riprende una vecchia divisa da trasferta indossata dal Boca a inizio anni Novanta: una banda gialloblu con un design geometrico su fondo bianco. Il template ha avuto una grande popolarità con la Nazionale tedesca ai Mondiali del 1990 – e infatti adidas lo ha ridefinito per la maglia home 2018 della Germania – ma generalmente non ha avuto un largo impiego, nonostante il suo successo (oltre il Boca, adidas lo applicò su una maglia del Cork City). Non è perciò sorprendente che il brand tedesco abbia deciso di recuperarlo per celebrare il rinnovato accordo con gli Xeneizes.
Ci troviamo, ancora una volta, di fronte a un revival delle vecchie maglie da calcio, soprattutto quelle dei primi anni Novanta: i brand sanno di andare a colpo sicuro riprendendo motivi e geometrie che agli appassionati richiamano bei tempi andati, soprattutto alla luce del fatto che oggi c’è una larga fetta di pubblico che è in grado di ricordare, per motivi anagrafici, quegli anni e di conseguenza quei kit. È una strategia che va in netta controtendenza rispetto a quanto succedeva non più di mezza decade fa, quando il trend era quello di disegnare maglie “futuristiche” che rompessero con il già visto e che cercassero di aggiungere qualcosa di nuovo. Le soluzioni proposte, generalmente, non riscuotevano grosso successo, e anche in certi casi visti quest’anno – il Barça che per la prima volta veste una maglia home con fantasia a scacchi, la Juventus senza più le strisce bianconere – tutto quello che rompe con la tradizione suscita perplessità e persino malumori.
Se le sperimentazioni saranno pur sempre un punto d’orgoglio dei grandi kit supplier mondiali – non ci dimentichiamo che la maglia 2018 della Nigeria è stata da tutti giudicata come una delle più belle di sempre, e in particolare del decennio appena concluso – molte volte, soprattutto in queste ultimissime stagioni, colossi come Nike o adidas hanno deciso di osare maggiormente su tutto quello che non è kit da gara – come le maglie pre-match o semplici creazioni per il tempo libero. Così abbiamo visto adidas divertirsi con il tie dye per Juventus e gli altri big club sponsorizzati oppure Nike mettere a punto delle geometrie impossibili e super-colorate per i giocatori di Inter, Psg, Barcellona, Tottenham e Chelsea quando impegnati nel riscaldamento pre partita. Dovremmo aspettarci, nei prossimi anni, che il trend continui, e che ritroveremo sempre maggiormente riferimenti a vecchie maglie del passato (qualcuno, magari, avrà già sbirciato qualcosa in proposito della prossima terza divisa dell’Inter). Al tempo stesso, questo recupero della tradizione farà sì che gli appassionati più tradizionalisti digeriscano più volentieri le esplorazioni più ardite e meno legate ai pattern storici. Un equilibrio che, alla fine, è una vittoria per tutti.