Tre temi su Atalanta-Valencia

Le certezze e la grande chance della Dea, il Valencia indecifrabile.

L’Atalanta sta benissimo

Il colpo di reni cui con l’Atalanta ha ribaltato il girone C di Champions League è il primo spot della pericolosità della squadra nerazzurra. Oltre ai numeri – tanti e importanti: dai 21 gol segnati nel 2020 ai quattro risultati utili consecutivi in campionato – la Dea arriva al match di San Siro in grande condizione, uno status testimoniato dalla grande vittoria con la Roma. La locomotiva-Atalanta è un treno che ha annientato ogni avversario poco preparato alla battaglia, allo scontro fisico e a una tenuta atletica duratura per tutta la partita, e se Gasperini giocherà senza punti di riferimento (come annunciato), il Valencia potrebbe dover correre ancora di più del previsto. L’Atalanta è una squadra in forma, senza problemi di organico o di infortuni – Gasperini ha tutti gli effettivi a disposizione –, e che per di più può giocare il primo storico doppio incontro a eliminazione in Champions League partendo dalla gara in casa. Tre anni fa i nerazzurri ricevettero un primo assaggio di Champions negli ottavi di finale di Europa League contro il Borussia Dortmund, e quell’esperienza agrodolce permise alla Dea di capire la realtà del doppio scontro contro avversari di livello. Il Valencia non è paragonabile a quel Borussia Dortmund, eppure rimane una squadra che ha superato (da prima) il girone di qualificazione e con giocatori abituati a questo tipo di incontri. Ma per ovviare alle carenze dell’esperienza, l’Atalanta può vantare un presente straordinario in quanto a forma fisica e condizione mentale, che per affrontare una squadra qualitativamente superiore ma psicologicamente più debole è un ottimo punto di partenza.

Il Valencia è una squadra capace di qualsiasi cosa, nel bene e nel male

Se ci fosse un premio per l’indecifrabilità calcistica, il Valencia sarebbe uno dei club candidati per tutte le edizioni. Questa stagione, per esempio, è iniziata con l’inatteso addio di Marcelino, il tecnico che aveva ridato un senso al progetto di Peter Lim, che aveva riportato i Taronges a vincere un trofeo dopo undici anni (la Copa del Rey), che aveva riportato il Valencia a contare qualcosa in Europa (gironi di Champions raggiunti nel 2018, semifinale di Europa League raggiunta nel 2019). L’allenatore asturiano ha pagato l’incertezza dei rapporti interni, a Valencia ci sono state delle proteste pure plateali per il suo allontanamento, poi è arrivata la scelta del sostituto (Celades), considerata poco più che casuale. L’ex allenatore dell’Under 21 si è trovato alle prese con questa scarsa considerazione della sua figura e con un ambiente esplosivo, ma in realtà ha mostrato di poter proseguire il lavoro di Marcelino – se non dal punto di vista tattico, quantomeno per gli esiti. E allora oggi il Valencia resta per l’appunto indecifrabile, è una squadra con molti giocatori di talento – Rodrigo, che però sarà assente nel match di San Siro, e poi Gayà, Soler, Ferrán Torres, Maxi Gómez – e una capacità incredibile di vincere contro chiunque come di fare delle figure misere. Negli ultimi mesi, infatti, la squadra di Celades ha battuto il Barcellona e pareggiato con il Real Madrid, in Champions ha violato il campo del Chelsea e quello dell’Ajax; ma è anche riuscita a pareggiare contro il Lille (unico punto conquistato dai francesi in Europa), a perdere contro il Granada in Copa del Rey, a incassare quattro gol in casa del Maiorca. Il sistema impostato da Celades non è molto differente da quello di Marcelino, ma le assenze rendono ancora più difficile capire come giocherà il Valencia: oltre a Rodrigo, anche Garay e Coquelin non saranno della partita. In conferenza stampa il capitano e uomo-simbolo Dani Parejo ha raccontato che «la squadra deve reagire al fatto che molti giocatori importanti non saranno a Milano», non a caso, viene da dire. L’Atalanta ha una grande opportunità, dato che si trova in un momento di forma migliore, ha più certezze progettuali e di formazione. Ma col Valencia non si può mai dire, nulla è davvero bello o brutto come sembra.

Maxi Gómez è il capocannoniere stagionale del Valencia: nove gol in tutte le competizioni (José Jordam/AFP via Getty Images)

Scala mobile europea

Per Atalanta e Valencia, questa sfida agli ottavi di finale contro un avversario di pari livello è una grande occasione per accedere a un livello superiore. Si tratta di due società con percorsi molto diversi negli ultimi anni – quello di Percassi e Gasperini è decisamente più lineare, meno tempestoso –, ma per entrambe il sorteggio sarebbe potuto andare molto peggio. È un discorso che vale e pesa sul futuro a breve termine, ma anche proiettandosi più in là nel futuro: andare avanti in Champions vuol dire acquisire consapevolezza e fiducia nei propri mezzi, nel proprio progetto, ed è un discorso economico ma anche emotivo. Proprio l’avventura europea dell’Atalanta dimostra come l’insistenza sulla propria identità, anche quando l’impatto con una realtà più competitiva risulta difficile, possa essere una strategia che paga. In una Champions che sembra cancellare o comunque ridimensionare i valori espressi nei tornei domestici – Atlético-Liverpool è una testimonianza in questo senso, come anche il percorso del Napoli –, due squadre e due club che vivono una fase infinita di crescita e costruzione potrebbero ricevere un’incredibile iniezione di entusiasmo da questa partita. Quindi, occhio all’effetto scala-mobile: l’Atalanta ha già mostrato quale impatto possa avere una maggiore coscienza di sé, da quando Gómez e compagni sono “risorti” in Champions League hanno ripreso a marciare anche in campionato, fino a riprendersi il quarto posto con pieno merito; il Valencia sta vivendo un’annata più accidentata, ma il primo posto in un girone iper-equilibrato ha reso più stabile la posizione un po’ precaria di Celades, ha dato un senso alla stagione, andare avanti sarebbe una grande impresa anche per poter continuare a coltivare una rosa piena di giovani, e di talento. Motivazioni che chiamano e alimentano altre motivazioni: così si annullano i gap, così si fanno le imprese che passano alla storia.

Per parlare di imprese inattese, citofonare Atalanta e chiedere com’è andata in Champions, com’è andata in Ucraina