Napoli-Barcellona e l’attesa di una generazione

La partita contro i blaugrana potrebbe cambiare anche i luoghi della città partenopea.

Lo stadio San Paolo si trova in una posizione centrale, praticamente è una porta di accesso e di uscita della città di Napoli. Nel corso degli anni, tutti coloro che hanno solamente ipotizzato la costruzione di un nuovo impianto che potesse ospitare altrove le partite del Napoli hanno dovuto fare i conti con una resistenza che è sicuramente imbevuta di nostalgia, ma anche con la geografia di uno stadio unico. Chi conosce o ha solo visitato Napoli si è reso conto di come il San Paolo faccia parte, o addirittura possa essere il capolinea, di un tour approfondito e ricco e vario di tutte le anime della città: Fuorigrotta, il quartiere che ospita lo stadio, è collegata con Posillipo e il Vomero, zone collinari, residenziali, panoramiche; a Sud dello stadio, raggiungibili praticamente a piedi, ci sono Bagnoli e l’isolotto di Nisida; a Ovest ci sono i Campi Flegrei; a Est ci sono il Centro Storico, il Lungomare, l’arteria del corso Vittorio Emanuele, i luoghi in cui è inevitabile intercettare con lo sguardo le immagini da cartolina che rendono Napoli famosa nel mondo.

Il racconto sull’identificazione tra Napoli e il Napoli, tra la città e la squadra, vive anche di questa logistica particolare. L’esperienza di un viaggio nel capoluogo campano per seguire una partita di calcio internazionale (come spiega anche Expedia.it, partner della UEFA Champions League, in una guida dettagliata pubblicata sul suo sito) diventa quindi un modo per scoprire una larga parte di quartieri e luoghi simbolo, per creare un contatto profondo con una cultura millenaria eppure in piena evoluzione. Anche il calcio, in questo senso, offre spunti significativi: nonostante il Napoli abbia un blasone e un palmarés molto distanti da quelli del Barcellona, la prima partita giocata da Lionel Messi allo stadio San Paolo rappresenta una tappa necessaria nella carriera del fuoriclasse argentino. Insomma, tutti si aspettavano che questo evento si verificasse, è un discorso ovviamente legato alla storia, al parallelo infinito tra il capitano del Barcellona e il suo connazionale Diego Maradona, ma anche alla solida reputazione internazionale che il Napoli ha costruito negli ultimi anni: dal 2010 a oggi, la società partenopea si è sempre qualificata alle competizioni europee; quest’anno è arrivata alla sesta partecipazione alla moderna Champions League, la quarta consecutiva, e per la terza volta si è qualificata agli ottavi di finale; sempre dal 2010 a oggi, il valore della rosa costruita da De Laurentiis e dai suoi collaboratori è salito da 147 a 688 milioni di euro. Allo stesso modo, la città di Napoli ha visto impennare i numeri relativi al turismo: nel 2018, Napoli ha accolto 3,7 milioni di visitatori da tutto il mondo, con un tasso di crescita del 13,6% rispetto al 2017, addirittura del 91% rispetto a dieci anni fa.

In virtù di tutto questo, l’avvicinamento a Napoli-Barcellona è stato un cammino molto suggestivo, anche molto lungo;  è passato del tempo dal sorteggio degli ottavi di finale, ma in realtà la città e i tifosi considerano questa partita come il coronamento, anzi la certificazione di un periodo molto più lungo, del percorso di crescita della società partenopea, di un’avventura che va avanti da dieci anni. È un paradosso possibile: anche se da due prospettive ovviamente diverse, il Napoli e Messi – ovvero, il Barcellona – vivono questa sfida come un traguardo, come un momento molto atteso. E questa attesa si è consumata con i rituali classici della tifoseria, che proprio in questi giorni, dopo un’annata complicata, sta riscoprendo l’amore per la squadra: al San Paolo ci sarà il sold out, l’incasso previsto (4,5 milioni di euro) sbriciolerà ogni primato nella storia del Napoli; e poi anche gli ospiti sono stati accolti con grande calore, molti fan partenopei si sono radunati per salutare Messi e i suoi compagni quando sono arrivati nel centro della città, a pochi passi dal mare, dal Maschio Angioino, dai vicoli stretti e ripidi di Santa Lucia.

Poco prima della partita, la passione solo percepita in questi giorni di avvicinamento si trasformerà, subirà un passaggio di stato, esploderà in tifo e sostegno per il Napoli, che nella sua storia non ha mai raggiunto il traguardo dei quarti di finale di Champions League (o Coppa dei Campioni). Data la forza del Barcellona, lo status da favorita per la Champions che spetta di diritto, sempre, alla squadra blaugrana, un’eventuale vittoria si tratterebbe di un’impresa, anche se solo intermedia. E, proprio per questo, sarebbe la manifestazione di un avvenimento aspettato a lungo: il Napoli batte una grande squadra in un turno a eliminazione diretta di Champions League (finora è stato eliminato da Chelsea e Real Madrid, nel 2012 e nel 2017) e diventa una grande squadra, a sua volta. In maniera definitiva.

via dei Tribunali, una porzione del Decumano maggiore di Napoli, una delle tre strade principali dell’antico impianto urbano greco

Vivere Napoli in questi giorni non è stato molto differente rispetto al solito. Però era – ed è – come se ogni spazio della città, e questo discorso vale per gli spazi fisici come per quelli intellettuali, fosse intonacato dell’attesa per la sfida con il Barcellona. È una condizione differente rispetto alle partite decisive del finale di stagione, eventi che il Napoli ha già vissuto negli ultimi anni – Juventus-Napoli del 22 aprile 2018 avrebbe avuto un impatto immediato sulla corsa scudetto, per esempio –, perché un potenziale ma difficilissimo successo avrebbe un significato non del tutto tangibile, non porterebbe alcun trofeo. Allo stesso modo, però, è evidente la consapevolezza di essere alla vigilia di un momento storico, che ha già segnato il rapporto tra la squadra e la città, e potrebbe segnarlo in maniera ancora più profonda.

Perché non è azzardato immaginare una trasformazione ulteriore, che i luoghi che raccontano il legame indissolubile tra Napoli e il Napoli possano in qualche modo rinnovarsi, ampliarsi, in caso di successo contro il Barcellona. Nel calcio contemporaneo, economicamente più stratificato rispetto al passato, un trionfo di questa portata andrebbe considerato quasi allo stesso modo rispetto agli scudetti vinti all’epoca di Maradona, celebrati ancora oggi nelle cappelle votive di via San Biagio dei Librai, nei murales dei Quartieri Spagnoli. E allora i baretti che animano la notte di Chiaia potrebbero esporre delle nuove prime pagine nei plexiglass, magari pescivendoli e fruttivendoli della Pignasecca potrebbero affiancare le immagini degli anni Ottanta con quelle di Mertens o Fabián Ruiz che esultano dopo aver segnato a ter Stegen, i ristoranti di Mergellina e le pizzerie di Fuorigrotta, attorno al San Paolo, potrebbero cambiare le loro foto vintage di vecchie trasferte, e far stampare gli autoscatti realizzati con gli smartphone dopo che Manolas ha fermato Messi con un intervento in scivolata. Se il calcio ha la capacità di creare continuamente storie nuove e più grandi, e ce l’ha, forse Napoli è davvero pronta a cambiare la sua topografia fisica ed emotiva, e un evento come la partita contro il Barcellona potrebbe essere quello giusto per segnare le nuove generazioni, al termine di una lunga attesa.