La stagione del Bayern Monaco, la prima senza Robben e Ribery, era iniziata con un forte indice di vaghezza, riscontrata sia nelle strategie operate sul calciomercato che nella direzione tattica scelta da Niko Kovac. Il rapporto tra l’allenatore croato e il club bavarese si è interrotto però a novembre, quando l’inizio complesso della squadra campione di Germania era arrivato allo zenit – nella prima partita del mese i bavaresi sono stati sconfitti 1-5 in casa dell’Eintracht Francoforte, dopo undici stagioni il Bayern era riuscito a subire cinque gol in una partita di Bundes. Dopo quella sconfitta Rummenigge ha deciso di prendere in mano la situazione: al posto di Kovac doveva arrivare un traghettatore, una figura che, come primo obiettivo, si ponesse di riportare un po’ di fiducia nello spogliatoio.
La scelta è ricaduta su Hans-Dieter Flick, che conosceva i senatori per averli già allenati in Nazionale – è stato vice di Low dal 2014 al 2016, gli anni in cui giocavano Muller, Boateng, Neuer, Kimmich – e poi come secondo allenatore al Bayern, in cui è tornato nel 2019 dopo cinque stagioni da giocatore, dal 1985 al 1990. L’ex tecnico dell’Hoffenheim ha capito subito le difficoltà dei suoi uomini e ha sistemato quelli che erano stati gli errori commessi dal suo predecessore, e se adesso il Bayern Monaco è una squadra con un gioco frizzante e piacevole e che, soprattutto, sta esprimendo tutto il suo potenziale, è soprattutto merito suo. Non a caso, a dicembre è arrivata la conferma fino al termine della stagione.
I risultati della squadra bavarese sotto la guida di Flick sono stati eccezionali e sono ancora in crescendo: la striscia è stata inaugurata con un 4-0 al Borussia Dortmund il 9 novembre, ed è arrivata fino a oggi, con il recente 3-0 a Stamford Bridge contro il Chelsea e il successivo 0-6 in casa dell’Hoffenheim. Delle diciannove partite con il nuovo tecnico, il Bayern ne ha vinte sedici, ne ha perse due e pareggiato una sola, 0-0 in casa contro il Lipsia; inoltre, i bavaresi hanno segnato un quantitativo di gol mostruoso (64), ottenendo una quota di 3,3 per partita. Anche in difesa il nuovo Bayern è risultato molto efficiente, con 14 gol subiti da quando Flick è subentrato a Kovac. Il miglioramento è evidente, e può essere sublimato in un confronto con il rendimento del Liverpool: solo i Reds hanno una media punti maggiore a quella dei bavaresi (2,9) nel periodo che va da novembre a oggi.
In un’intervista al Guardian Robert Lewandovski ha raccontato così il rapporto della squadra con il nuovo tecnico: «I giocatori si sentono più sicuri perché sanno cosa l’allenatore vuole da loro. La comunicazione è migliorata. Credo ancora che un giorno giocheremo nella finale di Champions League e la vinceremo». Il grande successo di Stamford Bridge è stato uno squillo importante nel brusio della Champions, in cui molti, anche a causa dell’inizio di stagione, facevano un po’ fatica a considerare il Bayern Monaco come una squadra seriamente capace di vincere la competizione. I numeri, invece, vanno in tutt’altra direzione: il Bayern risulta essere la migliore squadra del massimo torneo continentale per club, ha vinto ogni partita giocata, ha segnato 27 gol e ne ha subiti solo cinque.
Dal punto di vista tattico, la nuova consapevolezza del Bayern si esprime nella mutevolezza e nella variabilità. Il 4-3-3 di Kovac è diventato oggi un modulo più fluido, nelle ultime settimane Hansi Flick ha alterato le linee della squadra, proponendo più volte il 4-2-3-1 e addirittura il 3-4-3, schema che gli permette di far giocare tutti e tre i difensori centrali extra lusso (Pavard, Hernandez e Alaba hanno un valore complessivo di 170 milioni di euro). Nella strepitosa performance di Stamford Bridge contro il Chelsea, il Bayern ha giocato con il 4-2-3-1, e ha tenuto un atteggiamento misto: nel primo tempo ha lasciato agli avversari il controllo del gioco, poi nella ripresa ha azionato meccanismi come l’aggressione alta e la sovrapposizione dei fluidificanti sulle fasce, e così ha annientato la tenuta difensiva della squadra di Lampard.
Il Bayern funziona in questo modo anche nelle partite di Bundesliga, dove però è ancora più ambizioso: gli interni di centrocampo si alzano fino alla trequarti e gli esterni lavorano come una molla fra la linea laterale e la fascia centrale del campo. Grazie a questo sistema, si sono determinati progressi evidenti per molti elementi della rosa, a partire da Leon Goretzka, ma anche per alcuni giocatori simbolo finiti in una sorta di zona grigia. Uno di questi è Thomas Müller, tornato fondamentale ancora una volta come vertice finale della rete dei passaggi che, partendo dal basso, arriva a ridosso dell’area – lo spazio in cui il tedesco, insieme a Thiago Alcantara e Gnabry, lavora palloni per Lewandovski. Con Kovac, Müller aveva giocato solo il 50% delle partite del Bayern, e di fatto, il suo attuale rispolvero è coinciso con l’arrivo di Flick, che lo ha riportato in una dimensione centrale nella squadra. La risposta è stata eccezionale, anche dal punto di vista numerico: da novembre a oggi, Müller ha segnato sei gol e servito tredici assist in tutte le competizioni.
L’altra chiave tattica del Bayern Monaco di Flick va ricercata nella liquidità dei calciatori – una caratteristica che appartiene ai bavaresi dai tempi di Pep Guardiola, in cui per esempio Lahm venne avanzato sulla linea dei mediani e pure Alaba, prima eccellente terzino sinistro, si spostò verso il cuore della difesa. Ancora oggi in Baviera le etichette delle posizioni sono un vecchio stereotipo calcistico, i giocatori sono allenati per svolgere più ruoli, per esempio Kimmich è un centrocampista adattato ma il suo rendimento è eccellente, al punto che l’ex Stoccarda e Lipsia risulta il secondo giocatore per chilometri percorsi in Bundesliga (269,4), mentre il giovane canadese Alphonso Davies, che teoricamente sarebbe un esterno offensivo, ha giocato alcune partite partendo dalla linea di difesa.
Proprio l’utilizzo e la valorizzazione dei giovani rappresenta un altro aspetto centrale nella gestione Flick. Oltre ad Alphonso Davies (19 anni, oramai titolare fisso), il tecnico del Bayern ha utilizzato l’attaccante classe 2001 Joshua Zirkzee (tre gol in 113 minuti di gioco da inizio stagione), il 20enne centrocampista francese Michaël Cuisance, ma soprattutto è riuscito a completare la transizione sugli esterni offensivi, affidando a Gnabry (24 anni), Coman (23) e allo stesso Davies, che si alternano con Perisic e Coutinho, la pesante eredità di Robben e Ribery. Se il Bayern segna tanti gol ed è tornato a essere considerato una delle squadre favorite per la vittoria della Champions, non è solo merito della straordinaria stagione di Lewandowski, ma soprattutto della batteria di giocatori di fantasia che agisce alle spalle del polacco. La rosa di Flick sembra essere un esempio perfetto di integrazione fra tecnica e fisicità, fra esperienza e freschezza dei più giovani. Il Bayern è una squadra dal potenziale enorme, per il presente ma anche per il futuro – l’età media dell’organico è di 25 anni. Aveva solo bisogno di tornare a splendere, e sembra aver trovato la strada giusta per riuscirci.