Tre temi su Valencia-Atalanta

Una partita storica, in un momento surreale.

Per fare la storia (in un momento sbagliato)

La diffusione del Coronavirus sta cancellando, o comunque ridimensionando, il peso e il senso delle partite di calcio di queste ultime settimane. L’Atalanta, più di molte altre squadre, può ritenersi abbastanza sfortunata: dopo poche ore, il grande risultato colto nel match d’andata è passato in secondo piano rispetto alla cronaca, oggi l’epidemia è diventata un’emergenza mondiale, così la partita in un Paese che non ha ancora attuato provvedimenti restrittivi “seri” – le gare dell’ultimo turno di Liga sono state giocate a porte aperte, solo in Champions ed Europa League sarà interdetto per la prima volta l’accesso ai tifosi – diventa secondaria, anche se è la più importante nella storia del club bergamasco. Il risultato del match giocato a San Siro tre settimane fa è stato indicativo, Gasperini ha un paracadute importante per la notte del Mestalla, dovrà solo cercare di gestire meglio – anche rispetto alla gara d’andata, in cui Gollini fu bravissimo e fondamentale – la superiorità fisica e strategica dei suoi uomini. Il Valencia, dal canto suo, non potrà contare sul tifo caldissimo del Mestalla, come abbiamo visto nell’ultimo weekend di Serie A l’atmosfera di uno stadio vuoto è abbastanza straniante, di certo i giocatori dell’Atalanta avrebbero preferito giocare questa partita in condizioni normali, avrebbero voluto l’occasione di scrivere la storia del club, del calcio italiano ed europeo senza dover pensare ad altro. Questa opportunità resta ma è un po’ annacquata dal contesto, stasera l’Atalanta potrebbe trovarsi ai quarti di finale di Champions League – un traguardo impensabile pure a metà novembre, per esempio – con pieno merito, senza aver rubato nulla. Anzi le cose sono andate esattamente al contrario, all’Atalanta è stato rubato qualcosa, la possibilità di essere al centro della scena, di prendersi le prime pagine con un’impresa sportiva straordinaria, costruita nel tempo.

I dubbi di Gasperini

Nella conferenza stampa prepartita, Gasperini ha dovuto parlare dei condizionamenti esterni, poi dopo ha iniziato a parlare di campo. Gli argomenti, però, sono inevitabilmente collegati tra loro: «Dobbiamo un po’ isolarci dal contesto, perché 15 giorni fa eravamo al massimo del nostro potenziale e in grande ritmo. Anche noi abbiamo subito le incertezze di questa situazione. Ma non possiamo avere alcun tipo di alibi». Il problema, se vogliamo, è che l’Atalanta scenderà in campo al Mestalla con una sola partita disputato in venti giorni, quella contro il Lecce del primo marzo scorso, e allora è inevitabile che possano esserci degli scompensi fisici o emotivi, soprattutto al cospetto di un avversario che ha svolto un’attività agonistica normale – il Valencia ha affrontato Real Sociedad, Betis e Alavés in Liga. I dubbi del tecnico bergamasco, dunque, riguardano gli uomini da schierare dal primo minuto (Zapata non è certo di poter giocare da titolare), ma anche la tenuta di un gruppo di giocatori selezionati e assemblati per correre tantissimo, dal primo all’ultimo minuto, che però non corrono da molto tempo. Gasperini ha voluto cancellare preventivamente le giustificazioni, un’iddea assolutamente giusta, anzi è la chiave migliore per motivare l’Atalanta in un momento così delicato, perciò una delle cose più interessanti della partita di stasera sarà proprio capire come reagiranno a una situazione mai affrontata prima, nel bene e nel male.

L’ultima partita giocata dall’Atalanta: era solo il primo marzo, sembra essere passato un secolo

Come sta il Valencia

Rispetto al match d’andata, la squadra di Celades non ha cambiato registro: l’andamento resta sempre altalenante, da allora Parejo e compagni hanno messo insieme una vittoria, un pareggio e una sconfitta, in linea con una stagione senza grossi squilli – al netto del grande successo casalingo contro il Barça, il 25 gennaio, e delle due affermazioni esterne nel girone di Champions contro Chelsea e Ajax. La gara di stasera non offre alternative: il Valencia deve vincere, soprattutto deve vincere senza subire gol. Non succede praticamente mai, solo due volte dall’inizio del 2020, e una di queste proprio contro il Barcellona di Messi (2-0). Per provare a fare l’impresa, Celades si gioca il tutto per tutto con un solo dubbio di formazione: incastrati nel solito schema 4-4-2, ci saranno Coquelin e Diakhaby in difesa, Kondogbia e Parejo a centrocampo, Gameiro e Rodrigo in avanti. Come detto, l’ex tecnico dell’Under 21 spagnola ha un’unica incertezza: uno tra Solér e Guedes occuperà lo slot di esterno alto a sinistra, dall’altra parte è certa la presenza del gioiellino di casa, Ferrán Torres. Possibile novità in porta, almeno rispetto all’andata: Jaume Domenech, non proprio perfetto a San Siro, dovrebbe essere sostituito da Cillessen, ex estremo difensore del Barcellona. Uno che di “remuntade”, fatte ma anche subite, se ne intende – ha vissuto dalla panchina partite storiche come Barcellona-Psg 6-1, Roma-Barcellona 3-0, Liverpool-Barcellona 4-0.

L’ultimo successo del Valencia in Liga, davanti a un pubblico che stasera non potrà essere presente e sostenere la squadra di Celades