I giocatori del Gladbach si sono tagliati lo stipendio per aiutare i dipendenti del club

Anche altri club europei hanno attuato iniziative di solidarietà.

Uno degli aspetti più sottovalutati rispetto all’impatto del Coronavirus sul calcio riguarda gli impiegati e i dipendenti dei club che sono rimasti praticamente senza lavoro. Per questo meritano di essere sottolineate iniziative come quella del Borussia Mönchengladbach, società al quarto posto della Bundesliga, i cui giocatori e l’intero staff tecnico hanno deciso di rinunciare a metà del loro stipendio per destinarlo ai dipendenti del club. La cifra verrà versata ai magazzinieri, ai giardinieri, ai cuochi che lavorano nel Borussia e che purtroppo, come detto, in questo periodo non hanno modo di espletare le loro mansioni.

La pandemia ha costretto a sospendere quasi tutti i campionati d’Europa – oggi anche la Super Lig turca ha annunciato lo stop –  perciò e molti club hanno compiuto scelte solidali nei confronti dei propri colleghi o verso la comunità. Tre squadre spagnole, infatti, hanno dichiaratamente rifiutato l’assegnazione dei tamponi che la Liga aveva acquistato per loro, salvo direzionarli ad altre persone. «Nessuno dei nostri giocatori ha sintomi e crediamo che ci siano altri gruppi che hanno meno privilegi e hanno più bisogno. Sono quelli che dovrebbero avere la priorità» ha chiarito David Espinar, un portavoce del Real Valladolid, uno dei tre club che hanno adottato questa soluzione insieme a Eibar e al Levante. Il presidente della Liga, Javier Tebas aveva, acquistato 500 tamponi da distribuire ai venti club di Liga per testare i propri dipendenti, una decisione invece contestata dal massimo dirigente della RFEF Sergio Rubiales.

Dalla Germania alla Spagna fino alla Scozia, dove la presidentessa degli Hearts of Midlothian, Ann Budge, ha fatto sapere di aver chiesto ai suoi dipendenti di tagliare metà del proprio stipendio. La somma ricavata non sarà donata a ospedali o associazioni, ma servirà per poter mantenere ancora sotto contratto i dipendenti del club, che, a causa della crisi finanziaria che investirà il football rischieranno di perdere il lavoro. Come ha sottolineato il Guardian, quella della Budge si tratta di una scelta molto sensibile, che non costringe nessuno a vivere sotto la soglia di reddito minima e che invece darà più possibilità a quei contratti minacciati dalle conseguenze del Coronavirus. Sempre nel Regno Unito, alcune società si sono organizzate per sostenere economicamente le attività indirettamente legate ai club ma anch’esse colpite dal COVID-19, come i venditori di cibo esterni allo stadio. Queste imprese non possono lavorare senza la disputa di partite a porte aperte, e in questo senso, il Liverpool e il Brighton si sono mossi per garantire un’entrata minima ai gestori di queste attività. Anche il Chelsea ha offerto il suo sostegno al servizio nazionale britannico: il Millenium Hotel, l’albergo localizzato nel complesso dello stadio Stamford Bridge, sarà utilizzato per poter ampliare il numero di posti letto nel distretto sanitario londinese. Pure le squadre italiane hanno effettuato diverse donazioni, economiche e/o di materiali sanitari – come le mascherine –, dei contributi che le società hanno raccolto grazie alle fondazioni benefiche di cui possono disporre, per esempio  Roma Cares o Fondazione Milan.