Anche quando la Premier League riprenderà, si giocherà a porte chiuse

Al sito The Athletic, un esponente dell’associazione calciatori ha spiegato che è l’unica alternativa alla crisi finanziaria del campionato.

La quarantena che ha bloccato il calcio internazionale non ha risparmiato nemmeno la Premier League, il campionato più ricco e quindi con i contratti televisivi più stingenti, in più di sessanta paesi nel mondo. Proprio per via di questi numerosi – e remunerativi – accordi, il lockdown che ha impedito il proseguimento del torneo rischia di far perdere centinaia di milioni di entrate ai club inglesi. La Premier League, allora, si è mossa per cercare di tamponare la crisi all’orizzonte, e a spiegarlo ci ha pensato un membro della Professional Footballers’ Association, l’ex calciatore del West Ham Bobby Barnes.

Parlando al sito The Athletic, Barnes ha analizzato il quadro delle prospettive per il calcio inglese, spiegando di aver parlato con i giocatori: «All’inizio loro erano fermi sul non voler giocare a porte chiuse. Ma il calcio riguarda i fan, e la realtà è che per la stragrande maggioranza dei giocatori, il loro reddito è finanziato con i soldi della televisione e ci sono contratti che devono essere rispettati». E ha continuato: «Se giocare a porte chiuse deve avvenire affinché i contratti e gli accordi commerciali siano onorati, allora penso che tutti dovremo accettare di fare sacrifici per cercare una soluzione. Comunque, la maggior parte dei giocatori si è dimostrata molto disponibile a giocare quando abbiamo parlato con loro». Il lockdown, in pratica, potrà essere interrotto con la riapertura del campionato ma solo con partite senza spettatori. Uno scenario non certo esaltante per i calciatori ma necessario affinché si possa ricominciare con il calcio giocato – senza perdere troppi soldi.

La scorsa settimana la Football Association aveva bloccato la Premier, la EFL e la Women Football League con una sospensione fino al 30 aprile, e di conseguenza, ha stabilito la concessione di un periodo indefinito, senza limiti, per far giocare le ultime partite. Barnes ha spiegato anche che, vista la crisi economica che sta per investire il calcio inglese, la PFA ha disposto un fondo per l’assistenza dei calciatori che risentiranno finanziariamente di questo urto, che non riguarderà tanto i componenti dei club di Premier quanto più i giocatori delle categorie inferiori, dove il flusso di denaro è più limitato. Inoltre, Barnes ha parlato pure di probabilità di infortuni conseguenti al lockdown, con i calciatori che potrebbero incorrere in problemi fisico-atletici più gravi visto che, stando a casa da soli, adesso hanno più difficoltà a essere seguiti dai staff medici delle loro squadre.