L’esempio dell’Italia Under 19

I buoni risultati degli ultimi anni e la qualità del nuovo ciclo sono il frutto di un lungo e condiviso progetto.

Due finali raggiunte in quattro edizioni degli Europei di categoria, il quarto posto ai Mondiali Under 20 di un anno fa. Numeri e risultati alla mano, l’Under 19 è la miglior selezione calcistica italiana degli ultimi anni. E non è solo una questione di cifre, ma anche di nomi: giocatori ormai affermati come Meret, Romagna, Barella, Locatelli e Cutrone formavano la spina dorsale della squadra che raggiunse la finale nel 2016, perdendo contro la Francia di Mbappé e Marcus Thuram, tra gli altri; due anni dopo c’erano Zaniolo, Tonali, Pinamonti e Kean in campo contro il Portogallo nell’ultimo atto del torneo continentale, una splendida partita finita 4-3 ai supplementari per i lusitani. Un anno fa, parte di quello stesso gruppo, guidato da Paolo Nicolato, ha giocato un grande Mondiale in Polonia, sfiorando l’accesso alla prima finale iridata della storia azzurra e mostrando il talento di nuovi giocatori, tra cui Luca Pellegrini.

Oggi è tempo di una nuova squadra, di nuovi aspiranti campioni. Paolo Nicolato è diventato ct dell’Under 21, ha lasciato la panchina dell’Under 19 ad Alberto Bollini, ex tecnico di Lecce, Salernitana e Modena, ma soprattutto della Primavera della Lazio campione d’Italia nel 2001 e nel 2013. Il nuovo selezionatore è una certezza nel percorso di valorizzazione dei giovani, e anche i risultati confermano la bontà della scelta: nel primo girone eliminatorio della nuova edizione degli Europei, gli Azzurrini hanno superato agevolmente – tre vittorie su tre, sette gol fatti e zero subiti –  Malta, Slovacchia e Cipro. La pandemia ha annullato il secondo step della manifestazione, la Fase Élite, originariamente in calendario per fine marzo; l’Under 19 avrebbe dovuto affrontare – negli stadi di Padova, Abano Terme (provincia di Padova), Mogliano Veneto (provincia di Treviso) e Cartigliano (provincia di Vicenza) – Norvegia, Islanda e Slovenia in un girone all’italiana con sole gare d’andata. In palio ci sarebbe stato un posto per la fase finale in Irlanda del Nord.

Anche per il nuovo ciclo, i numeri viaggiano in parallelo con i nomi, con la sensazione vivida del talento in sboccio: nella prima fase degli Europei, hanno brillato soprattutto Sebastiano Esposito, attaccante già nel giro della prima squadra dell’Inter, e il capitano Alessio Riccardi, grande promessa del centrocampo romanista. Il primo ha aperto le marcature nelle sfide contro Malta e Slovacchia, il secondo ha realizzato quattro reti in tutte le partite del girone. Accanto a loro, sta crescendo una generazione davvero promettente: il portiere Turati e il difensore Gozzi Iweru hanno già esordito in Serie A con Sassuolo e Juventus, così come Eddie Salcedo nel Verona e Daniel Maldini nel Milan; poi ci sono i reduci dell’Under 17 e dell’Under 18, giocatori già affermati a livello giovanile come il portiere Russo del Sassuolo, i difensori Dalle Mura della Fiorentina e Pirola dell’Inter, il terzino Calafiori della Roma, il centrocampista Tongya della Juventus, gli attaccanti Cortinovis e Piccoli dell’Atalanta.

Gli highlights del successo contro Malta durante la prima fase di qualificazione agli Europei di categoria: 2-0 per gli Azzurrini, reti di Sebastiano Esposito e Alessio Riccardi

Prima dello stop per la pandemia, gli Azzurrini avevano pareggiato le amichevoli con Turchia (0-0) e con la Spagna (1-1), ma avevano anche tenuto uno stage a Coverciano aperto ai giocatori nati nel 2001 e nel 2002. Il ct Bollini, insieme al selezionatore dell’Under 18 Bernardo Corradi, ha valutato diversi elementi per l’inserimento nell’Under 19 del futuro, dando continuità al grande lavoro di scouting e formazione della Federcalcio. Poco dopo la fine dello stage, il ct Bollini ha rilasciato un’intervista al Corriere di Como in cui ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro: «A livello calcistico, l’Under 19 chiude idealmente il percorso giovanile, segna il passaggio dei ragazzi nello sport degli adulti, quello professionistico. Ogni passaggio è importante, ma questo è fondamentale: viene specificato il ruolo, vengono fuori le competenze in tutte le fasi di gioco, e poi i dettagli dell’organizzazione e il sapore del risultato cominciano ad avere sempre più rilevanza. Più di ogni altra cosa, però, sentiamo la responsabilità di crescere prima di tutto uomini con cultura ed educazione oltre che professionisti dello sport».

È questo il senso del lavoro di una squadra giovanile, una missione che diventa ancora più importante quando questa squadra è una selezione nazionale. Negli ultimi anni l’Under 19 è stata un grande serbatoio di talento, ha assolto benissimo il suo compito di hub d’accesso a un livello superiore, secondo un programma condiviso con tutte le componenti della Federazione. Proprio per questo, il futuro sembra poter andare ancora in questa direzione, e anche se l’affermazione agli Europei di categoria manca nel 2003 – allora era l’Italia di Pazzini, Chiellini, Aquilani, Lodi e Padoin –, la crescita dell’incidenza sul calcio dei grandi è davvero evidente. Perché il talento può nascere anche casualmente, ma la capacità di intercettarlo, riconoscerlo e farlo fruttare, nel segno della continuità, si costruisce solo attraverso il lavoro.