Rafa Benítez ha raccontato come ha vinto la Champions League del 2005

In un articolo su The Athletic: «A Istanbul ho insistito sul fatto che potessimo tornare in partita, ma la vittoria contro la Juventus è stata altrettanto importante».

A quindici anni dalla notte di Istanbul, Rafa Benítez ha rivissuto – attraverso un articolo pubblicato su The Athletic – il cammino del suo Liverpool nella Champions League 2004/05. Ancora oggi, e al netto dell’incredibile rimonta in finale contro il Milan, il percorso europeo dei Reds in quella stagione resta molto sorprendente, anche perché il manager spagnolo era al suo primo anno di ricostruzione ad Anfield e aveva a disposizione una rosa di livello inferiore a tutte quelle che ha eliminato nei match a eliminazione diretta. È lo stesso Benítez a raccontare quell’annata in questo modo, almeno tra le righe del suo articolo: «Dopo quella vittoria abbiamo dovuto cambiare, altrimenti non saremmo mai migliorati», queste sono le parole che compaiono nella parte finale del testo.

Prima c’è il racconto di come il tecnico spagnolo sia riuscito a ridurre il gap con Juventus, Chelsea e Milan, ovvero le squadre eliminate dai quarti di finale in poi. Nei preliminari e nei gironi, i Reds affrontarono e superarono il Grazer AK, poi Monaco, Olympiacos e Deportivo la Coruña; agli ottavi, doppio successo per 3-1 contro il Bayer Leverkusen. Nei quarti, la sfida alla Juventus vedeva il Liverpool sfavorito: «Tutti ricordano Istanbul», racconta Benítez, «ma un altro momento di importanza cruciale fu il passaggio del turno contro i bianconeri. Parliamo di un avversario davvero fortissimo, avevano Buffon, Cannavaro, Thuram, Emerson, Camoranesi, Del Piero, Zambrotta, Nedved e Ibrahimovic. Dopo la nostra vittoria per 2-1 ad Anfield, siamo andati a Torino con molti problemi: Gerrard e Hamann non hanno potuto giocare per via di alcuni infortuni, Xabi Alonso non era al meglio, così l’ho schierato nel ruolo di centrocampista centrale in una formazione 5-3-1-1, e gli ho detto: “Resta lì, non muoverti, non devi correre”. Non era un sistema a cui eravamo abituati – generalmente giocavamo 4-2-3-1 – ma abbiamo fatto un buon lavoro e siamo stati organizzati, cercando di giocare in contropiede. Alonso fu perfetto nei lanci alle spalle della loro difesa, li abbiamo costretti a giocare male e alla fine abbiamo pareggiato 0-0».

In semifinale, i Reds eliminarono il Chelsea di José Mourinho. Nel racconto di Benítez, i Blues vengono definiti come «la squadra più forte d’Inghilterra». Secondo il manager spagnolo, «il Liverpool è riuscito a vincere perché sapeva come fermare il Chelsea, si trattava di rimanere compatti, lavorare di squadra, mantenere l’equilibrio, pressare il più possibile in fase offensiva, vincere le seconde palle e scappare subito dietro i difensori».

Poi, la finale contro il Milan: «Quando sai che l’altra squadra sarà aggressiva fin dall’inizio, devi assicurarti di non commettere errori nei primi momenti, che è esattamente quello che abbiamo fatto». Il vantaggio immediato segnato da Maldini ha mandato in confusione i Reds, che all’intervallo erano sotto di tre gol: «In molte partite», spiega Benítez, «devi seguire il tuo piano di gioco, devi insistere, andare avanti. Del resto hai lavorato su una strategia per un’intera settimana e non puoi buttare tutto fuori dalla finestra dopo un minuto. Contro il Milan, però, era diverso. Quando concedi un secondo gol, devi pensare a cambiare qualcosa. E se  segnano il terzo? Bene, allora devi assolutamente cambiare». Nel break tra primo e secondo tempo, Benítez passò alla difesa a tre e fondò il suo discorso «sulla fiducia, sul fatto che saremmo potuti tornare in partita se avessimo segnato subito. È andata proprio così».

Nonostante il Liverpool avesse completato una rimonta storica, Benítez aveva idea che le cose e i giocatori dovessero cambiare. Anche l’eroe di Istanbul, il portiere Jerzy Dudek, divenne una riserva: «Ha effettuato importanti parate durante la lotteria dei rigori, per noi è stato un eroe, ma all’inizio della stagione successiva, Pepe Reina era il portiere titolare. I tifosi vogliono vincere e il Liverpool mi ha scelto perché fossimo competitivi a lungo termine. E io dovevo prendere delle decisioni, anche se impopolari». Dopo aver vinto una Champions, può essere più facile.