Il gioiello Kai Havertz

Perché l’attaccante del Leverkusen è la next big thing del calcio tedesco.

Prima della partita in casa del Paderborn dello scorso 19 gennaio, per Kai Havertz sembrava impossibile riuscire a replicare i numeri della stagione 2018/2019, conclusa con 20 gol e sette assist. Lo sviluppo del suo gioco sembrava essersi drammaticamente arenato sulla scelta di restare al Bayer Leverkusen, e la drastica diminuzione del numero di tiri tentati a partita e dei suoi proverbiali inserimenti senza palla sembravano essere l’unica spiegazione possibile per il suo score davvero misero – appena tre reti in 21 partite disputate. Poi, proprio nel match contro il Paderborn, sono arrivati l’assist del 0-2 per Volland e la rete dell’1-4 a chiudere il contropiede rifinito da Moussa Diaby.

Da quel momento Havertz non si è più fermato, anzi non si è ancora fermato: ha messo insieme dieci gol e cinque assist nelle 14 partite successive, alla ripresa della Bundes ha realizzato due doppiette consecutive contro Werder Brema e Borussia Monchengladbach che portano a sei il totale delle reti realizzate nelle ultime quattro gare – a cavallo del lockdown. Nel 2020, tra gol e assist, Havertz ha partecipato in prima persona a 18 gol in tutte le competizioni, primo tra i giocatori della Bundesliga in questa speciale classifica, pure davanti al ciclonico Haaland (tredici gol e due assist) e al sempre più continuo Lewandowski (undici gol e tre assist).

L’inizio di stagione a dir poco sonnolento di Havertz poteva in qualche modo compromettere la sua reputazione di Next Big Thing del calcio tedesco, ma proprio i tempi e i modi con cui lo stesso Havertz ha saputo ribaltare questa prospettiva negativa raccontano dove come il trequartista del Bayer Leverkusen sia nettamente diverso, nettamente migliore, rispetto a tanti suoi coetanei del passato e del presente. A 21 anni da compiere il prossimo 11 giugno, è già alla sua quarta stagione da professionista, e ha dimostrato più volte di essere un calciatore completo, maturo, in grado di far prevalere la componente razionale su quella istintiva. Questa sua dote si è manifestata fin da subito, e oggi permette a Havertz di possedere una grande durezza mentale e una fiducia incrollabile nei propri mezzi, caratteristiche che si sono manifestate anche nei momenti di difficoltà, e che gli hanno permesso di trovare sempre una soluzione ai problemi che sono sorti lungo il suo percorso di crescita.

Per esempio, Havertz ha saputo gestire bene le aspettative e le luci dei riflettori: qualcosa di non scontato per il più giovane debuttante – ha esordito a 17 anni e quattro mesi, ma il suo record è stato recentemente battuto da Florian Wirtz che ha debuttato il 18 maggio contro il Werder a 17 anni e 15 giorni – e marcatore della storia del Bayer Leverkusen, per il calciatore che ha raggiunto prima di ogni altro le 50 presenze nel massimo campionato tedesco. Da un atleta così precoce ci si aspetterebbe tutto e subito, una condizione da cui possono derivare pressioni enormi e conseguenti crolli emotivi. In realtà, Havertz ha spiegato quanto sia stato importante mantenere un certo equilibrio, quanto abbia pesato la volontà di far combaciare la sua carriera e le sue ambizioni con la sua età: nel 2018, in un’intervista per il sito ufficiale della Bundesliga, ha ricordato «quella volta che abbiamo giocato contro il Lotte in Coppa di Germania una gara che è poi andata ai supplementari, e io pensavo che il giorno dopo avrei dovuto essere puntuale in classe per l’ora d’inglese. Altre volte mi è capitato di avere l’allenamento la mattina e di dover andare a scuola nel pomeriggio per le lezioni individuali. Credo che questo mi abbia aiutato a superare molte sfide dentro e fuori dal campo».

Un altro aspetto che permette a tutti noi di immaginare una carriera di primo livello per Havertz è la sua naturale multidimensionalità in campo, che lo rende impiegabile in qualsiasi ruolo della trequarti offensiva senza che debba scontare fisiologici periodi di adattamento. Una condizione che si percepisce da tempo: già nel 2017, il suo capitano Lars Bender disse di non aver «mai visto un giocatore più forte e completo alla sua età». Anche il suo attuale allenatore, Peter Bosz, si è sbilanciato: «Quello che è in grado di fare in campo dal punto di vista del playmaking, della tecnica e della mentalità è incredibile: ha talmente tanto talento che non vedo come non possa diventare una star di livello mondiale nei prossimi anni». Queste dichiarazioni furono rilasciate dal tecnico olandese dopo il 5-1 in casa del Mainz dell’8 febbraio 2019, quando Havertz stabilì il suo nuovo record di marcature stagionali.

Un minuto buono di passaggi belli intelligenti di Kai Havertz: la cosa più sorprendente è l’assoluta tranquillità con cui esegue qualsiasi tipo di appoggio in ogni zona di campo, forse derivante dalla capacità di scegliere sempre la miglior soluzione per colpire la palla, per dosare direzione e forza del servizio al compagno

Certe investiture e l’ottimo rendimento di Havertz hanno autorizzato dei paragoni immediati con Kroos, Ballack e Õzil, i centrocampisti di riferimento delle ultime due generazioni di calcio tedesco. In realtà il modello più attendibile, almeno in questo momento, è il primo Julian Draxler, soprattutto nella misura in cui si vuole considerare Havertz come un trequartista moderno, un elemento che mette insieme pulizia tecnica, facilità di calcio con entrambi i piedi e capacità di associarsi con i compagni. Tutte doti che gli permettono di essere un ottimo creatore/facilitatore del gioco, di sviluppare connessioni tra i reparti, di favorire la risalita del campo cercando e trovando i compagni alle spalle delle linee avversarie, grazie a passaggi in verticale rapidi e precisi. Nel Bayer Leverkusen, i compiti creativi assegnati a Havertz sono diventati ancora più evidenti ed essenziali dopo la cessione di Julian Brandt al Borussia Dortmund, ma hanno finito per condizionarlo per quanto riguarda lucidità e incisività nell’ultimo terzo di campo: non è un caso, infatti, che l’exploit realizzativo di questa prima metà di 2020 sia coinciso con la scelta di Bosz di farlo agire da centravanti di manovra che svaria su tutto il fronte offensivo.

Proprio l’ultima gara contro il Borussia Monchengladbach ha mostrato ciò che Havertz è in grado di garantire nei trenta metri finali: al di là dei due gol, nell’azione del rigore dell’1-2 è lui ad abbassarsi sulla trequarti, è lui che crea lo spazio aggredito da Bellarabi e poi è ancora lui che lancia in profondità il compagno con un elegante tocco di esterno sinistro. Dopo la partita si è espresso in questo modo: «Oggi come oggi non ho un ruolo fisso, e quindi risulto meno marcabile da parte dei difensori avversari. In fondo sto ancora giocando il mio calcio, non è cambiato molto rispetto alla scorsa stagione, tranne il fatto che sono molto più vicino alla porta avversaria, dentro l’area di rigore. E devo dire che mi sento particolarmente a mio agio».

Tutti i gol segnati da Havertz in Bundesliga, fino al lockdown

La sensazione è che Bosz abbia compreso che per Havertz sia meglio specializzarsi come attaccante-ombra che agisce – ed eccelle – anche nella rifinitura, piuttosto che affermarsi anche come creatore di gioco in senso stretto. Si tratta del dettaglio che può fare la differenza nel momento in cui Havertz deciderà di fare il salto in una big europea dove non sarà necessario, almeno all’inizio, imporsi come centro di gravità del nuovo sistema. Tanto più in considerazione di una dimensione fisica che non è sovradimensionata come quella tecnica, e che lo pone ancora in secondo piano rispetto a centrocampisti come Pogba e Milinkovic-Savic – giocatori che, come lui, si sono affermati molto giovani. Havertz è un atleta elegante e longilineo, che possiede già il giusto mix tra elasticità ed esplosività quando si tratta di strappare palla al piede, ma è ancora troppo poco muscolare nell’interpretazione della fase passiva: parliamo di un giocatore alto quasi un metro e novanta che vince poco meno della metà dei contrasti e che perde quasi il 70% dei duelli aerei in cui è coinvolto.

Appare chiaro, quindi, che Havertz dovrà affermarsi alzando ancora di più la qualità e l’intelligenza delle sue giocate con e senza palla, cercando di compensare i suoi limiti fisici con un’interpretazione del ruolo in cui venga messo in condizione di sbagliare il meno possibile – attualmente tocca quasi 48 palloni a partita con una pass accuracy dell’86% – e far valere le sue qualità di finalizzazione, corsa e inserimento, in una dimostrazione del suo talento da predestinato che sia meno spettacolare ma più efficace. E che questo debba avvenire lontano da Leverkusen, forse anche dalla Bundesliga, rientra nelle logiche di crescita di un giocatore così precoce, così talentuoso, così forte nei piedi e nella testa.