Che cos’è “la collina di Magath” e perché la crisi potrebbe costringere il Wolfsburg ad abbatterla

Creata nel 2009, era utilizzata per allenamenti fisici molto pesanti.

Felix Magath è una delle persone più importanti nella storia del Wolfsburg, se non la più importante in assoluto. L’ex giocatore dell’Amburgo – campione d’Europa nel 1983 dopo un suo gol realizzato nella finale contro la Juventus – è diventato tecnico della squadra biancoverde dopo la sua esperienza al Bayern Monaco, e nel 2009 ha vinto l’unico titolo nazionale conquistato dal club di proprietà della Volkswagen. Il suo segno sulla storia del Wolfsburg è dunque tangibile, ed è un discorso che va ben oltre l’albo d’oro: nel 2009, infatti, Magath fece costruire una collinetta artificiale – alta tre metri e mezzo – nel centro di allenamento, poco distante da uno dei campi regolamentari. Venne subito ribattezzata “Magath-Hügel” o anche “Hügel der Leiden”, letteralmente collina della sofferenza, proprio per come veniva utilizzata: c’erano dei gradini di diverse dimensioni (20, 30 e 50 centimetri) che venivano percorsi dai giocatori per estenuanti esercizi fisici.

Secondo lo Stuttgarter Zeitung, divenne in breve «la collina più famosa della Bassa Sassonia». Anche altri allenatori l’hanno utilizzata dopo l’addio di Magath – tra cui Martin Schmidt – ma ora la crisi dovuta alla pandemia potrebbe cancellare questa testimonianza del passato. Secondo quanto riporta il giornale tedesco Kicker, la Volkswagen starebbe facendo fronte alle perdite accusate durante questi mesi e anche negli ultimi anni, dopo il dieselgate, e così starebbe pensando a una riorganizzazione degli spazi nel centro di allenamento del Wolfsburg. Dato che “la collina di Magath” non viene utilizzata come in passato, anzi «è diventata la casa dei manutentori e dei giardinieri», è probabile che venga abbattuta nei prossimi mesi.

Nella stagione 2008/2009, proprio quella in cui venne costruita la “collina di Magath”, il Wolfsburg vinse il titolo con due punti di vantaggio sul Bayern Monaco. In quella squadra c’erano due italiani (Barzagli e Zaccardo) e soprattutto due attaccanti molto prolifici, autori di 54 gol in due al termine del campionato: il brasiliano Grafite (capocannoniere con 28 reti) e soprattutto un giovane Edin Dzeko (26 gol realizzati). La partita decisiva fu quella della 26esima giornata, quando il Wolfsburg sconfisse il Bayern Monaco in casa per 5-1, portandosi per la prima volta in vetta alla classifica in solitaria. Alla fine il titolo sarebbe arrivato grazie a un altro 5-1, nell’ultima giornata contro il Werder Brema.