I quarant’anni festeggiati oggi da Steven Gerrard erano un’occasione irripetibile per leggere di lui, per capire qualcosa di più su una carriera leggendaria e forse mai celebrata abbastanza. In tutti gli articoli che abbiamo scelto, si parla dell’ex capitano del Liverpool come di un fuoriclasse atipico, in campo e fuori: non era un giocatore che rubava gli occhi con giocate visionarie, piuttosto era un meccanismo adattabile e sempre perfetto per ogni circostanza, sapeva attaccare, difendere, gestire il gioco, aveva una leadership naturale eppure silenziosa, almeno in apparenza, sempre e comunque dentro le righe di una (presunta) normalità. Anche la persona-Gerrard rispondeva a questo profilo di meta-normalità, non amava particolarmente le luci dei riflettori e faceva parlare solo il campo.
L’albo d’oro e ciò che resta di lui – come simbolo del Liverpool e del calcio inglese in generale – premiano la sua scelta e questa sua personalità un po’ ritrosa: Gerrard è entrato nella storia del calcio in maniera non appariscente ma meritata, ha vinto tutto tranne la Premier League – una cosa che gli è sempre sfuggita e che forse ha contribuito a renderlo umano agli occhi di tutti noi – e un grande trofeo con la Nazionale. Ora è un allenatore che sembra avere un futuro già disegnato tra le stelle, ha iniziato benissimo a Glasgow con i Rangers – parliamo anche di questo nella rassegna, con una chiave un po’ particolare – e ovviamente già si dice che toccherà a lui gestire il dopo-Klopp al Liverpool. Sarebbe la chiusura perfetta di un cerchio già splendido così com’è, perché pochi giocatori, negli ultimi venti o trent’anni, hanno avuto il suo talento, il suo carisma, la sua influenza su una generazione di tifosi e appassionati, che è andata e va ben oltre i cancelli dorati di Anfield Road.
Retro Premier League review: Why 2008/09 was Steven Gerrard’s peak season – The Telegraph
Una delle operazioni giornalistiche più interessanti durante il lockdown è stata fatta dal Telegraph, cha ha analizzato le stagioni di alcuni grandi giocatori del passato con gli strumenti statistici del presente. In questo articolo, viene raccontata – attraverso i numeri – l’annata 2008/09, la migliore di Gerrard con il Liverpool: 44 partite giocate e 24 gol in tutte le competizioni.
Liverpool losing ‘an incredible icon’ as Steven Gerrard walks away – The Guardian
Prima del suo addio al Liverpool, il Guardian pubblica un articolo sull’importanza della figura di Gerrard nella storia del Liverpool. Viene presentato come «un grande calciatore, un’icona che non si è mai sentito davvero a suo agio sotto i riflettori, che ha vissuto grandi vittorie e dolori sportivi atroci, ma che ha saputo imporsi come un simbolo per il club del suo cuore, e per questo non può avere grossi rimpianti, a parte la mancata vittoria della Premier League».
Una delle giocate più ricorrenti della carriera di Gerrard è il tiro da fuori area, spesso a rimorchio dopo un’azione sulle fasce oppure su una seconda palla respinta dalla difesa. Il centrocampista del Liverpool aveva una formidabile capacità di dosare potenza e precisione, le sue conclusioni erano molto veloci e spesso angolatissime, quindi difficili da parare. In questo gol contro il Middlesbrough la manovra del Liverpool e i movimenti di Gerrard sono molto diversi: la palla arriva al capitano dopo un lancio di Riise dalla trequarti, poi ecco il controllo col destro, un doppio rimbalzo perfetto e poi una botta tremenda, sempre di destro, che sale in cielo con una traiettoria diagonale e poi si abbassa all’incrocio dei pali, dove il portiere avversario non può arrivare. Può sembrare una rete casuale, ma chi ha seguito un po’ la carriera di Gerrard sa che non è così, sa che Stevie G possedeva le qualità tecniche e balistiche e mentali necessarie per pensare, e poi realizzare, un gol come questo.
Steven Gerrard: Finding peace and quiet in Hollywood – Cnn
Al termine della sua avventura al Liverpool, nel 2015, Gerrard sceglie di concedersi un’appendice di carriera negli Stati Uniti, con i Los Angeles Galaxy. In questa intervista rilasciata alla Cnn racconta come la sua scelta sia stata dettata «dalla volontà di cercare pace e quiete fuori dal campo, Los Angeles è una città fantastica, il tempo è bello, l’America per me è un’esperienza che mi renderà molto felice». Resta solo una stagione, poi si unisce come tecnico all’Academy del Liverpool: in totale, 36 partite ufficiali disputate in MLS con 5 gol segnati e 14 assist decisivi serviti.
The evolution of Steven Gerrard as told by those who have witnessed it – The Independent
In questo articolo di The Independent, che ripercorre l’intera carriera di Gerrard attraverso la voce di chi l’ha conosciuto, di chi ha lavorato con lui, c’è la testimonianza di un suo attuale collaboratore sulla panchina dei Rangers Glasgow, Michael Beale: «La cosa che lo contraddistingue come manager è la sua attenzione per lo sviluppo dei giocatori, una luce che vedo brillare nei suoi occhi ogni giorno: ai suoi ragazzi, Stevie impone sempre standard molto elevati, ha un entusiasmo naturale per il suo ruolo ma dà anche molta responsabilità al suo staff».
Un gol per farsi conoscere
Gerrard esordisce in prima squadra giovanissimo, durante la stagione 1998/99. La prima rete arriva nell’annata successiva, contro lo Sheffield Wednesday. È impressionante la somiglianza tra il Gerrard di allora e quello che avremmo visto negli anni successivi: un centrocampista bravissimo a leggere il gioco, gli spazi in cui inserirsi alla ricerca del gol, con percussioni incisive, tambureggianti, concluse con tiri precisissimi. L’azione che lo porta alla prima marcatura con il Liverpool è simile a tante altre realizzate nella sua carriera, è una sorta di anteprima di ciò che sarà: quando parte dalla trequarti, Steven ha già deciso di puntare la porta, non è velocissimo ma è travolgente, grazie a un perfetto controllo del corpo e del pallone negli spazi stretti, a sterzate nette, stordenti. La conclusione è furba, intelligente, una rasoiata sul secondo palo che non si può contenere. Anche il primo gol con la Nazionale inglese, realizzato un paio di anni dopo, è abbastanza rappresentativo delle sue (sconfinate) qualità.
Un centrocampista completo
La vera forza di Gerrard era la sua completezza. Sapeva interdire, sapeva dettare i tempi, sapeva aprire il campo con passaggi maestosi, perfettamente dosati. Una centrocampista box-to-box in perfetto stile inglese, utilizzabile come interno di un reparto a due, davanti alla difesa, come mezzala di inserimento, come trequartista alle spalle dell’unica punta, come esterno a destra, come tutte queste cose all’interno della stessa partita, sempre con infinita qualità e il piglio del leader assoluto, dal punto di vista tecnico ed emotivo. Sotto, un piccolo estratto di un video-skills di Gerrard in cui Gerrard fa cose difficili, tutte diverse, tutte con una perfezione quasi irritante.