La new wave del Nordamerica alla conquista del calcio

Non solo Alphonso Davies: molti giocatori con nazionalità canadese o statunitense si stanno imponendo nel calcio europeo, tra cui Dest, Reyna, McKennie, David.

Quando Alphonso Davies è arrivato in Baviera, nel gennaio 2019, in pochi hanno parlato di lui, nonostante la commissione pagata dal Bayern ai Vancouver Whitecaps fosse la più alta della storia della MLS. Due mesi dopo, Alphonso Davies aveva già segnato la sua prima rete. Oggi è uno dei giocatori più in vista al mondo: nasce come ala sinistra, ma Niko Kovač lo ha trasformato in terzino, dandogli modo di sfruttare al meglio una rapidissima progressione che, unita a un bagaglio tecnico non comune (è il giocatore che ha completato più dribbling in Bundesliga), lo ha reso uno dei difensori più spettacolari e determinanti del momento. Ah, sì: non ha ancora compiuto vent’anni.

L’esplosione di Davies è il grande tema di questo periodo di calcio che lentamente riprende dopo la pandemia: il canadese si era già conquistato il posto da titolare nei mesi precedenti, ma ora sta brillando in maniera ancora più chiara. La sua partita contro il Dortmund è stata raccontata come una sorta di manifesto per il calcio del futuro, per il supporto continuo alla fase offensiva e alla disponibilità in difesa, sublimata da un impressionante recupero su Haaland – attaccante che fino a quel momento era considerato pressappoco inarrestabile. Per la scoperta di Davies c’è senza dubbio da complimentarsi con Hasan Salihamidžić, che da giocatore è stato anche lui un’ala adattata a terzino, e oggi è il direttore sportivo del Bayern. Il bosniaco ha scovato il giocatore del momento quando ancora era sconosciuto. Ma non si può negare che l’esplosione del canadese sembra parte di una tendenza più grande di lui, che riguarda tutto il Nordamerica: i Paesi di quella parte del mondo stanno esportando in Europa giocatori giovanissimi ma di grande talento, forse come mai prima d’ora.

Restiamo un attimo al Canada. I più esperti ricordano probabilmente i nomi di altri esterni di buon livello come Julián de Guzmán, Atiba Hutchinson e Paul Stalteri, o addirittura la promessa mancata Igor Vrablic, che trascinò il Canada ai Mondiali 1986. Nessuno di loro, però, è mai stato in grado di conquistarsi le prime pagine della stampa internazionale. Se Davies è chiaramente un passo avanti a tutti, va detto che alle sue spalle esiste una nidiata di buoni giocatori, guidata da Liam Millar e Jonathan David. Millar si è fatto un nome nelle giovanili del Liverpool, e questa stagione l’ha passata in prestito al Kilmarnock, dove purtroppo non è riuscito a rendere al meglio a causa di un infortunio; David, invece, è da un paio d’anni il miglior realizzatore del Gent, secondo nell’ultimo campionato belga, e a febbraio ha segnato alla Roma in Europa League.

Se scendiamo a Sud, notiamo come anche gli Stati Uniti, da sempre in attesa dell’esplosione del soccer (maschile), stiano iniziando a mostrare qualcosa di più rispetto agli ultimi anni, almeno a livello individuale. La clamorosa esclusione dai Mondiali del 2018 ha offerto l’occasione per avviare un ricambio generazionale che, oggi più che mai, fa ben sperare: una quindicina di anni fa, gli americani coccolavano la baby-star Freddy Adu, destinato – per sua sfortuna, ma anche per demeriti vari – a diventare il simbolo vivente delle ambizioni mal riposte del calcio a stelle e strisce. Ma oggi le cose sono diverse, e non solo perché, per la prima volta, gli Usa hanno Christian Pulisic, un giocatore che è tra le stelle della Premier League, che conosciamo già da un po’ ma che, va detto, ha solamente 21 anni. Il punto è che Pulisic non è proprio una mosca bianca.

Il primo nome che viene in mente è quello di Gio Reyna. Figlio d’arte, a soli 17 anni è la nuova promessa del Borussia Dortmund, lo stesso club che ha lanciato Pulisic. Probabilmente, è lui il calciatore di cui si è parlato di più degli ultimi mesi, almeno dopo Davies: ha ricevuto endorsement da diversi nomi importanti del calcio tedesco, a partire da Lars Ricken, per cui Reyna sarebbe «uno dei migliori centrocampisti della sua generazione». Ha già esordito in Champions League e, con la rete messa a segno di DFB Pokal a inizio febbraio è divenuto il più giovane marcatore della storia del Borussia Dortmund.

Tra l’altro, il primo gol di Reyna è davvero splendido

Reyna è talmente giovane da far quasi sembrare un veterano Sergiño Dest, il 19enne terzino destro dell’Ajax che in questa stagione si è conquistato un posto in prima squadra ed è già indicato come una delle nuove stelle del vivaio olandese, mentre la stampa lo dà come conteso tra Bayern e Paris Saint-Germain. Ma la lista si può tranquillamente allungare: Tyler Adams, 21 anni, sta trovando sempre più spazio nelle rotazioni del Lipsia; Weston McKennie, 22 anni ad agosto, è un punto fermo del centrocampo dello Schalke 04; Josh Sargent, che da poco ha compiuto vent’anni, gioca titolare nell’attacco del Werder Brema; il 19enne Indiana Vassilev sta iniziando ora a farsi largo nella formazione dell’Aston Villa.

Colpisce che quasi tutti questi ragazzi abbiano a che fare con il calcio tedesco. Ci sono diversi motivi che spiegano la preferenza dei calciatori statunitensi per la Bundesliga: la prima è storica, e deriva dal fatto che nel secondo dopoguerra la Germania si riempì di basi americane che portavano periodicamente nel suo territorio molte persone dagli Usa. Il primo calciatore nero ad aver vestito la maglia della Germania, nel 1974, si chiamava Erwin Kostedde ed era figlio di una donna tedesca e di un soldato afroamericano. Ce ne sono altri, di casi simili, per esempio quello di Weston McKennie, che da bambino trascorse alcuni anni a Kaiserslautern, dove il padre era militare.

La Bundesliga è comunque un campionato molto accogliente, a livello contrattuale, per gli stranieri, e con ottime strutture giovanili. Inoltre, è storicamente meno ricco e competitivo rispetto alla Serie A, la Liga o la Premier League, e questo ha sempre spinto i club tedeschi a battere vie piuttosto esotiche, e insolite, per quanto riguarda il calciomercato: in Germania hanno esordito il primo giapponese, il primo sudcoreano, il primo cinese e il primo iraniano del calcio europeo. Tutto ciò ha permesso di creare una sorta di canale preferenziale, sfruttato da numerosi calciatori americani fin dai primi anni Novanta: in questa lista ci sono nomi riconoscibili, per esempio Eric Wynalda, Claudio Reyna (padre di Gio), Brian McBride e Landon Donovan. Questo legame si è ulteriormente rafforzato quando, nel 2011, Jürgen Klinsmann è divenuto ct degli Stati Uniti.

McKennie e Pulisic esultano dopo un gol della Nazionale americana; il centrocampista dello Schalke si è trasferito in Germania nel 2016, quando aveva 18 anni, dopo la trafila giovanile con il FC Dallas (Patrick Smith/Getty Images)

Le affinità tra Bundesliga e soccer non bastano però a spiegare l’ascesa di tanti giovani talenti. Il sistema americano ha iniziato, da un po’ di anni, a costruire un sistema calcio efficiente, come dimostra la crescita della MLS. La lega nordamericana, nel 2018, ha registrato ricavi per 763 milioni di dollari, una cifra in costante aumento, e presto potrebbe essere tra i dieci campionati più ricchi al mondo. Ciò è frutto del progressivo aumento di interesse per il calcio da parte degli spettatori americani, addirittura il soccer, secondo Forbes, è destinato a diventare il terzo sport più seguito del paese. La generazione di Pulisic è quella nata nel periodo successivo ai Mondiali del 1994, è cresciuta guardando la Nazionale degli anni Duemila, la prima squadra maschile a partecipare regolarmente ai Mondiali e a vincere tre Gold Cup, gli Europei del Nord America. Si tratta della prima generazione che ha potuto guardare seriamente al calcio come una valida carriera sportiva e lavorativa.

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno saputo costruirsi una credibilità che fino a poco tempo fa non avevano: nel 2009, il difensore del Dortmund Neven Subotić – cresciuto in Florida e nazionale giovanile Usa – sceglieva di rappresentare la Serbia, proprio Giuseppe Rossi, che un anno prima aveva optato per l’Italia. Dieci anni dopo, Sergiño Dest, pur essendo nato e cresciuto nei Paesi Bassi, ha deciso di giocare con gli Stati Uniti: «Si è creato un bel rapporto con Team Usa, negli ultimi anni, e credo fortemente nei progetti e nel potenziale del calcio statunitense», ha dichiarato a Espn.

Jonathan David è un Classe 2000, gioca nel Gent dal 2018 e ha uno score di undici reti in dodici presenze con la Nazionale canadese (Jasper Jacobs/AFP via Getty Images)

La nazionale a stelle e strisce arriva da tre quarti di finale consecutivi ai Mondiali Under 20, manifestazione in cui si sono messi in mostra Dest, McKennie e Sargent, ma anche altri elementi promettenti, tra cui Luca de la Torre del Fulham e Timothy Weah del Lilla. Anche il Canada sta iniziando a ottenere buoni risultati: l’anno scorso, la Nazionale Under 17 ha raggiunto la semifinale del torneo giovanile continentale ed è tornata a disputare i Mondiali di categoria dopo due edizioni di assenza; la selezione maggiore è stata data in gestione nel 2018 a John Herdman, tecnico inglese due volte bronzo olimpico con il Canada femminile, che l’anno scorso ha portato i maschi ai quarti di finale del torneo Concacaf.

Se per i Canucks la strada da fare sembra ancora lunga, gli Stati Uniti del ct Greg Berhalter hanno degli obiettivi chiari: tornare ai Mondiali del 2022 in Qatar e arrivare alla piena maturazione in vista del torneo del 2026, che si giocherà proprio in Nordamerica, tra Stati Uniti, Messico e Canada.